Situazione lacerata, equilibri instabili, manovre con spazi di dialogo limitati. E poi niet, dinieghi, insulti. Appena si cerca di costruire un’intesa, la sua durata non supera qualche ora. Il Parlamento italiano è diviso, in una «situazione tripolare». E gli scenari possibili impongono la visione corta. Proprio in un momento in cui si dovrà, nel giro di pochi mesi, eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Tema che già da solo, come spiega l’editorialista del Sole 24 Ore Stefano Folli, «suscita le battaglie più sanguinose». Per cui, consiglia, è meglio non toccare la questione.
In che senso?
Eleggere il Presidente della Repubblica, in questo contesto, significa aprire il vaso di Pandora.
Cioè?
Il Presidente della Repubblica può essere scelto con largo consenso, come è successo con Ciampi. Ed è un bene. Oppure con un consenso ristretto, come è accaduto a Napolitano, che poi nel tempo si è dimostrato al di sopra delle parti.
In questo caso?
Ora la situazione è lacerata: pensare alla elezione del Capo dello Stato rischia di scatenare una conflittualità grave in una situazione di estrema debolezza del sistema. Troppo complicato. Meglio non procedere adesso, sarebbe un grande errore.
Ma allora chi dovrebbe fare il presidente della Repubblica?
Sarebbe più saggio, a mio avviso, non mettere mano a questo problema adesso. In un contesto così confuso e diviso, in cui ci sono, di fatto, tre forze equivalenti in Parlamento (Amato lo definisce il “tridente”) la cosa migliore è rieleggere Napolitano. Mantenere un uomo in grado di sostenere la situazione e poi, una volta raggiunta un’intesa di fondo, procedere alla scelta di un nuovo presidente della Repubblica.
Si tratterebbe di una proroga travestita da rielezione?
Non ci sono proroghe possibili per questo ruolo. Né nomine a tempo. Il presidente sarebbe rieletto secondo le regole, per i sette anni previsti. In caso, spetterebbe a lui e solo a lui la scelta di dimettersi prima.
Chiaro. Ma non ci sono altri nomi possibili?
Se ne fanno tanti, certo. Amato, Rodotà, Prodi, e altri ancora. Ma occorre un assetto politico che faccia da cornice e che sia stabile, con basi solide. E questo non è proprio il caso: i tre blocchi sono divisi da rivalità atroci. Per questo serve qualcuno che abbia già un’autorevolezza sufficiente – e Napolitano ce l’ha – per condurre il Paese fuori dal pantano, mantenere un equilibrio, creare le condizioni favorevoli. È chiaro che l’arco del prossimo governo non sarà lungo. Si parla di “governo di scopo”, e allora serve una guida che assista l’esecutivo. Chiunque altro, al suo posto, avrebbe comunque un “apprendistato” da fare, e la situazione attuale richiede invece esperienza e saggezza.
Ma lui non sembra interessato.
No, lui non avrebbe nessun interesse. Ma è nel nostro interesse che questo succeda.
È per questo che Grillo ha deciso di cambiare in modo evidente il suo rapporto con Napolitano: ora dimostra stima e rispetto.
Non credo. Grillo senz’altro ha capito che è necessario avere un buon rapporto con il Quirinale, sopratutto nel momento in cui non ha intenzione di addolcire la sua posizione nei confronti degli altri partiti. Ha saputo cogliere i segnali: la difesa di Napolitano in Germania è stata apprezzata.
E quando si saprà se in Parlamento si riuscirà a trovare un accordo?
Credo che ci vorranno ancora giorni. Si deve aspettare la prima seduta in Parlamento, quando si sceglieranno i presidenti di Camera e Senato. E già quello è un rebus la cui soluzione non sembra facile.