Nonostante il calcio non sia una scienza esatta, contiene al suo interno alcuni punti fermi. Come Quagliarella che fa solo gol difficili. O la Juve che ormai a San Siro contro l’Inter vince sempre per 2-1. L’inesattezza di questa ‘scienza’ sta nella sua imprevedibilità. Non ti aspetti ad esempio che uno come Cambiasso, dopo 270 partite in serie A, si becchi un’espulsione dopo aver cercato di spezzare una gamba a Giovinco. Come non ti aspetti una Juve che traccheggia anziché infierire contro l’Inter, anche se ai bianconeri è bastata un’accelerazione per riportare la partita e il risultato sui binari dello scudetto, dopo il gol con stop al Bostik di Palacio. Certo non ti aspetteresti nemmeno la sconfitta della Roma in casa di un Palermo con un piede e mezzo in serie B, ma parleremo anche di questo: noblesse oblige, si comincia con la madre di tutte le guerre calcistiche in Italia: Inter-Juve.
Sarà stato per l’insolito freddo pasquale, ma la Juve rifila agli avversari brevi stoccate per poi coprirsi ed aspettare. O forse, è più un problema di formazione. Conte piazza sugli esterni Asamoah e Padoin. E qui abbiamo il primo problema. Il ghanese non affonda, fa due passi palla al piede e poi la passa. L’ex atalantino viene preso a sportellate da Pereira e i suoi mezzi tecnici allo stesso tempo limitati non gli consentono grandi folate sugli esterni. E poi l’attacco. Quagliarella trova il golazo, ma poi si ritrova accanto un Matri che a un certo punto ritiene – non si sa perché – di dover fare il rifinitore alle spalle dell’ex Napoli, con il risultato che i due non pungono in maniera organica. Ecco il risultato della scelta di Conte, ormai diventata un dogma: se non c’è Vucinic, Giovinco va in panchina. Diciamo quindi una banalità: non ci fosse Pirlo con i suoi lanci al velluto, la Juve non saprebbe da che parte voltarsi. E’ il numero 21 che imbecca Vidal nell’occasione che poteva regalare il 2-0 alla Juve già nel primo tempo, oltre a lanciare i compagni in contropiede sugli angoli sbagliati dall’Inter. E dopo l’1-1, basta un’altra intuizione di Quagliarella per raddrizzare la gara. Anche a giri bassi la Juve vince.
E poi c’è l’Inter. Una squadra che, a meno di una serie di combinazioni fortunose, il prossimo anno non andrà in Champions League. Non ci vai se ti manca Milito e se tratti Palacio come se fosse il ‘Principe’. Il numero 8 nerazzurro non va lanciato in profondità, ma va inserito negli scambi palla a terra con Cassano (o Kovacic), vedi l’azione del pareggio. La squadra di Stramaccioni ha mostrato certo grinta e voglia di non mollare come già visto nel ritorno di Europa League contro il Tottenham: il possesso palla a metà con i bianconeri, il maggior numero di dribbling e cross (35/22 e 30/16) dicono qualcosa. Ma senza due esterni in grado di fare la differenza e un centrocampo che si muove in maniera squilibrata (vedi alla voce Alvarez), non si va lontano. Ovvero nell’Europa che conta.
A 47 punti assieme ai nerazzurri c’è la Roma. Un’altra squadra che sta dando l’addio alla Champions. Se la sconfitta dell’Inter contro la capolista era preventivabile, quella della Roma a Palermo sa di inaspettato. E doloroso, perché la Lazio la supera in classifica nella settimana prima del derby. Com’è stato possibile? Gli indizi vanno ricercato nel match dei rosanero contro il Milan. In quella partita, la squadra del reintegrato Sannino aveva applicato alla lettera il monito del tecnico: aggredire, aggredire, aggredire. Con il Milan è andata male, complice un rigore contro che ha fiaccato subito la squadra. Contro la Roma, l’esperimento è riuscito: corsa, lotta, determinazione, centrocampo infoltito con il 3-5-2 e un ritrovato Ilicic, sontuoso in entrambi gol dei siciliani. Una piccola svolta anche nella lettura della gara. Mentre Andreazzoli nella ripresa cerca di spingere mettendo Pjanic e Osvaldo, Sannino mette Dybala guadagnandone in velocità . La gran partita sta anche nei numeri. Leggete qui: la Roma domina possesso palla (57%), vantaggio territoriale (51%) numero di cross (24) e dribbling (39). Ma vince il Palermo.
Non è facile costringere il Catania di quest’anno, con il suo gioco veloce e arioso, a rintanarsi nella sua metà campo. La Lazio ci è riuscita, vendicando la sconfitta dell’andata. Come il Palermo, i biancocelseti puntano sulla densità a centrocampo, surclassando gli avversari con ritmo e velocità: alla fine il vantaggio territoriale sarà dell’83%. Manca il gol e quando sbagli troppo poi subisci. Detto, fatto: il Catania va in vantaggio con un ‘gollonzo’ di Izco. Ederson, Kozac, Klose: la ricetta di Petkovic per salvare la gara è servita e in due minuti i biancocelesti ribaltano tutto. Il bosniaco è un mago nel cambiare spesso in corsa sia giocatori che moduli. Lo fa spesso anche Stramaccioni. Solo che i giocatori della alzio sono più funzionali al gioco della squadra, frutto di un mercato ragionato e quindi azzeccato. Chissà se la prossima estate, quando l’Inter si ritroverà a giocare ancora l’Europa League ad agosto, lo avrà capito.
A proposito di mercato-Inter: al Milan c’è un ex nerazzurro che va forte, fortissimo. Si chiama Mario Balotelli. Con il Chievo non ha segnato, ma è arrivato a quota 7 punizioni su 7 nello specchio della porta, per dire. Il suo impatto nell’economia del gioco rossonero è stato devastante: Allegri può contare su un giocatore completo, sempre pericoloso, che aiuta i compagni nella costruzione della manovra e che costituisce una sicurezza quando si tratta di andare dal dischetto. Ma è ingeneroso parlare solo di Balo. Nella serata in cui un Chievo solido fa una buona figura con il 5-3-2 ben orchestrato da Corini, a sacrificarsi c’è un El Shaarawy defilato e dedito alla causa, De Sciglio sempre più in crescita e Montolivo a tutto campo, oltre che un gioco corto ed efficace. Il Milan regge bene nella ‘Fatal Verona’, nonostante i pasticci di Muntari e un Robinho che ormai a fine anno dovrà cercarsi una nuova sistemazione. La squadra di Allegri sa adeguare il ritmo gara all’avversario, quando nella ripresa Corini mette il tridente: abbassa il voltaggio cercando di addormentare la gara. Ora c’è da addormentare anche la classifica: fra una settimana si va a Firenze con 6 punti di vantaggio sui viola.