Il leghista: «Al “Tutti fuori” replico: “Tutti dentro”»

Le new entry in Parlamento

Classe 1985, Emanuele Prataviera è uno dei più giovani tra i deputati che entreranno per la prima volta alla Camera. Un curriculum, il suo, fatto di precocità: entra nella Lega a 16 anni, diventa coordinatore provinciale dei Giovani padani e poi Segretario del partito. A 23 anni è consigliere comunale del suo comune natale, Santo Stino di Livenza. A 24 è eletto Assessore alla viabilità della Provincia di Venezia. E ora, a 28, entrerà alla Camera.

Passione per la politica a soli 16 anni, da dove viene?
Sono entrato nella Lega dopo l’11 settembre. Quel giorno me lo ricordo molto bene, è stato uno choc. Ho capito come è delicato quello che abbiamo, la pace, il sistema. E ho pensato che anche io potevo fare qualcosa per la mia gente. Ho scelto la Lega perche ha un forte legame con il territorio, sono un Veneto con la «v» maiuscola. Il Veneto è vicino alle radici cristiane, alla pace. «Padroni a casa nostra ma ognuno padrone a casa propria», si dice dalle mie parti.

L’hai alimentata anche con gli studi, questa passione?
 Mi sono laureato in Relazioni internazionali all’Università di Padova. Un percorso che ho scelto anche perché mi poteva aiutare nella azienda di famiglia. Mio papà ha una piccola impresa che lavora il marmo e il granito. La mia laurea sarebbe stata utile per organizzare l’esportazione di quel che produciamo. Lì ho capito l’importanza della politica, sia nelle questioni macro che piccole. È la politica che decide se darti il lavoro meno, se farti aprire un azienda oppure chiuderla.

Lavoravi nell’azienda di famiglia?
Sì. In azienda facevo di tutto. Lavoravo il marmo, seguivo i clienti, facevo le fatture. La crisi ci ha falcidiato. Sono rimasti mio padre e un aiutante. Vedo da vicino il dramma dei clienti che muoiono di credito: conosco il non dormire la notte perché il direttore della banca chiama dicendoti che sei scoperto, e sai che è perché non hai ricevuto i bonifici che aspettavi. Poi da assessore conosco anche il dramma degli enti locali che non sono in grado di rispondere alle domande dei cittadini.

Quale idea hai di politica?
Voglio fare l’onorevole che porta questi problemi concreti nelle aule parlamentari. Io, al “Tutti a casa” rispondo “Tutti dentro”, dentro gli artigiani e gli albergatori che sto incontrando qui sul territorio, per capire quali sono le difficoltà che incontrano.

Quali problemi porti in aula?
Le battaglie che faremo col gruppo saranno tante. Il 75 per cento delle tasse al Nord è la battaglia numero uno. Ma ci sono anche le questioni morali. A partire dal test obbligatorio per la droga: chi si candida deve essere il primo pulito. Poi studieremo sgravi fiscali per chi assume giovani. Servono formule che incentivino il datore ad assumere di più.

Hai 28 anni, fai parte di una generazione messa a dura prova dalla crisi…
Si vive senza prospettive. Lo vedo tra i miei amici. Uno laureato in ingegneria che va all’estero a lavorare, l’altro ha una laurea in economia e lavora col padre. Sono tutti arrabbiati. Per l’acquisto di una macchina c’è bisogno di avere garanzie perché le banche non si fidano che ce la puoi fare da solo. Vivono la frustrazione di non poter immaginare una casa e una famiglia perché nessuno ti fa il mutuo. Per fortuna il Veneto ha meno precarizzazione, è un’Italia ancora un po’ più stabile. Ma fa paura, questo non credere nel futuro. Manca la prospettiva, senza prospettiva, non c’è fiducia , non futuro. Dobbiamo dare prospettive.

Ti spaventa essere giovane di fronte a un ruolo così importante?
Mi spaventa come quando mi hanno nominato Assessore alla viabilità, mi spaventa la responsabilità. E anche perché ho una fidanzata, una famiglia a cui dovrò sottrarre tempo. Ma soprattutto voglio difendermi dal diventare qualcun altro. Voglio restare quello che sono. Per questo voglio tornare a lavorare presto nell’azienda di famiglia. La politica alla lunga diventa quasi una droga. Io voglio impegnarmi al massimo, con la consapevolezza che non è un lavoro. Ma anche i cittadini devono aiutare e non solo offendere i politici. È un gioco delle parti. Loro devono aiutarmi a trovare i problemi.

Farai il pendolare tra Roma e il Veneto?
Voglio stare a Roma lo stretto necessario per lavorare e dedicarmi al territorio. L’obiettivo è stare tre, quattro notti, quello che serve. E poi passare tanto tempo nei mercati, nelle fabbriche, dentro le mense della carità per testare e capire, per confrontarsi.