Dalla catena di montaggio della Fiat di Melfi al Senato. Giovanni Barozzino è l’unico operaio a esser stato eletto alle ultime politiche (Rivoluzione civile non ha superato la soglia del 4% e gli altri candidati sono rimasti fuori). Lui, originario di Rionero in Vulture (Potenza), in Basilicata si è candidato con Sel, raggiungendo la soglia dei 15mila voti. Giovanni è uno dei tre operai Fiom della Fiat di Melfi licenziati il 14 luglio 2010 dopo uno sciopero con l’accusa di aver interrotto il lavoro della fabbrica. Reintegrati dal giudice, ai tre venne però impedito di accedere alla catena di montaggio.
Iscritto alla Fiom dal 1997, Barozzino scrive un libro, Ci volevano con la terza media, in cui racconta i suoi 15 anni di lavoro alla Fiat.Poi arrivano l’offerta di Vendola di candidarsi per Palazzo Madama e la vittoria. Dopo i primi giorni in Senato, dice: «Se in fabbrica non si vivesse così male, sarebbe meglio essere un cittadino, un operaio, anziché un senatore». E sui sindacati aggiunge: «Non voglio parlar male di nessuno, ma non è possibile vietare agli operai di decidere da chi farsi rappresentare».
Allora, senatore, come ha vissuto queste prima giornate concitate in Parlamento?
Non posso negare che siano state giornate intense e dure. Ma con l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato non c’è dubbio che ci sia stata una boccata d’ossigeno nella situazione politica attuale. Non so se questo determinerà uno sblocco della situazione. Non lo so dire, sono un operaio. Ma di sicuro è una bella notizia.
Dopo questi primi giorni, cosa pensa? Meglio la fabbrica o il Parlamento?
Gli operai in Italia oggi non riescono ad avere un lavoro dignitoso. I diritti sono scomparsi dalla fabbrica. Ho sempre detto che se non fosse così, sarebbe meglio restare un cittadino operaio anziché essere un senatore. Voglio mantenere vive alcune sensazioni più vicine ai cittadini, più normali, più umane. Non voglio perdere questi valori indispensabili. Sono qui per rappresentare i cittadini, le persone normali. Non sono un politico di professione.
Ma come cambierà la sua vita da operaio a senatore?
Non mi farò cambiare la vita dalla politica. Resto sempre lo stesso. Ho avuto questa enorme responsabilità di poter portare la voce della gente reale in Senato. Non cambierò minimamente.
Quindi non si trasferirà a Roma?
Starò a Roma il tempo necessario. Farò il pendolare con il pullman dalla Basilicata a Roma. Se c’è da restare resto, poi torno in Basilicata.
Quali saranno le sue prime azioni in Parlamento?
Naturalmente riguarderanno il lavoro, un tema abbandonato da gran parte della politica. Sarò rappresentante sia di chi un lavoro non ce l’ha, sia di tutti quelli che un lavoro ce l’hanno ma sono costretti a lavorare a 300-400 euro in un call center con una laurea in tasca. Anche la riforma Fornero va modificata. Pure gli imprenditori si stanno lamentando. Anziché creare posti di lavoro, sembra che abbia portato a un aumento della disoccupazione. Il lavoro è tale se è dignitoso, non se è precario.
Lei dice che rappresenta i cittadini comuni in Parlamento, che è quello che dicono anche i grillini. Ci sono margini di dialogo con i Cinque stelle?
Da parte mia non c’è nessun problema. Bisogna rispettare i cittadini che li hanno votati. Cercare di comprendere il voto. Spero di avere la possibilità di dialogare con loro.È gente normale, come me. Io credo nella democrazia vera.
Le principali sigle sindacali, invece, hanno ridotto la loro rappresentanza in Parlamento rispetto alla precedente legislatura. Lei è uno dei pochi ex sindacalisti “sopravvissuti” alle elezioni. Quale pensa che sia il problema?
Non voglio parlare contro qualcuno o qualcosa. Non voglio fare più polemiche di quante già ce ne siano in questo Paese. A me sembra impossibile che tutti parlino di democrazia, ma quando si parla di lavoro se ne dimenticano.
Ma cosa ne pensa delle affermazioni di Grillo che ha paragonato le tre principali sigle sindacali alla casta politica? Crede che vadano eliminate come Grillo dice?
Dico solo che non è possibile vietare agli operai di decidere da chi farsi rappresentare. Bisogna restituire la democrazia anche nei luoghi di lavoro. Nelle fabbriche si deve votare. Uno deve valere uno, non è possibile che uno vale dieci. Bisogna che ci siano dei referendum liberi nei luoghi di lavoro. Bisogna poter decidere del proprio futuro scegliendo i propri contratti di lavoro.
Lei porta anche il braccialetto bianco della campagna “Riparte il futuro” lanciata da Libera per la trasparenza e contro la corruzione. È un impegno importante.
È un impegno, una lotta per la trasparenza nata dall’amore verso il nostro Paese.
Mi dica un’ultima cosa. Era emozionato al suo primo giorno in Senato?
Certo che lo ero. Quando ho attraversato quella porta per sedermi ero molto emozionato. Poi mi sono detto: “Giovanni, rimani quello che sei”. Avevo con me la forza di tutti quelli che mi hanno votato. Resterò sempre lo stesso. Io sono un operaio. Non voglio cambiare. Anzi, la prossima volta che ci sentiamo, perfavore, dammi del tu.