Diciamo la verità: se Giulio Terzi fosse stato il ministro degli Esteri del governo Berlusconi invece che dell’algido esecutivo guidato da Mario Monti, adesso ci sarebbe la gente in sit in nel piazzale della Farnesina a chiedere a gran voce di-mis-sio-ni! I grandi giornali, indignati, sarebbero impegnati a raccogliere firme per sollecitare il “licenziamento” del titolare degli Esteri, e magari anche del ministro Di Paola. Sarebbe partita la grancassa degli analisti, impegnati a quantificare il danno irreparabile, per l’immagine internazionale del paese, causato dal clamoroso dietrofront sulla vicenda dei due marò. Insomma il fattaccio indiano sarebbe diventata l’ennesima conferma di quanto Berlusconi e il suo governo fossero “unfit”. Un esecutivo da operetta zimbello del mondo. Invece…
Invece Giulio Terzi fa parte di un governo autorevole e credibile in Europa e tra i partner internazionali, però colpevole al suo crepuscolo politico di un gesto straordinariamente dannoso sul piano delle relazioni internazionali, dei rapporti commerciali e della credibilità del sistema Italia sullo scacchiere del mondo. I grandi giornaloni lo sanno bene, lo denunciano ma non affondano la lama. Eppure non manca la carne al fuoco. Il ministro ha agito di testa sua e in modo dilettantesco, tagliando fuori dalla vicenda l’unità di crisi della Farnesina; Monti, invece, è responsabile quantomeno di omesso controllo, visto che da ormai due mesi fa il premier di facciata, invischiato com’è nel teatrino politico di casa nostra.
Il risultato è un patatrac. Spiace dirlo, ma in confronto al fattaccio indiano e al relativo danno d’immagine, le corna alla Merkel del Cavaliere che indignarono tutti e fecero giustamente il giro del mondo, appaiono una bravata da liceale…