Il prelievo forzoso è una tassa sul patrimonio depositato dai cittadini nelle banche che lo Stato applica senza consenso o autorizzazione dei correntisti.
Viene utilizzata dagli Stati come fonte di liquidità per affrontare una crisi finanziaria grave e imminente.
Lo Stato evita di fatto un tracollo finanziario prelevando dai conti correnti dei propri cittadini una somma calcolata su base percentuale rispetto al totale detenuto.
Contro tale decisione i cittadini non possono nulla. L’unica difesa è ritirare il denaro depositato in banca prima che lo Stato avvii il prelievo. È quella che viene chiamata «corsa agli sportelli», che il governo cerca di evitare attuando il prelievo quasi contemporaneamente al suo annuncio pubblico ma anche riducendo il limite massimo dei prelievi, bloccando le transazioni elettroniche o stabilendo ferie forzose degli istituti di credito.
Il precedente italiano
Nel 1992 l’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato approvò un decreto legge da 30mila miliardi di lire in cui si stabiliva tra le altre cose il prelievo forzoso del 6 per mille dai conti correnti bancari di tutti i cittadini italiani.
La decisione era giustificata da un «interesse di straordinario rilievo» e dalla necessità di risanare «una situazione di drammatica emergenza della finanza pubblica».
La peculiarità di Cipro
Il prelievo forzoso di Cipro ha una caratteristica peculiare: non è un semplice prelievo di soldi da parte dello Stato ma assume la forma di un acquisto forzato – senza l’autorizzazione del correntista – delle azioni della banca in cui è depositato il suo conto.