Sbarcano a Milano gli autisti personali. E i tassisti?

Con una nuova app costeranno meno dei taxi

È notte tarda. La metropolitana è chiusa. Gli autobus notturni passano a singhiozzo. La soluzione è solo una: un taxi. Oppure, un autista personale. Da poco più di un mese a Milano sono arrivate le macchine di Uber, startup nata nel 2010 a San Francisco che si occupa di fornire un autista a chiunque e in qualsiasi momento attraverso una semplice app per smartphone. Già presente in 25 città in tutto il mondo, da New York a Parigi, è arrivata anche in Italia. Dopo Milano, si punterà su Roma, Firenze e Torino. I tassisti sono avvertiti. Sì, perché nonostante il servizio di lusso, l’autista personale costerà meno di un viaggio in taxi. 

Come? «Il costo delle tratte è più alto di circa il 20% rispetto a un taxi tradizionale», spiegano dalla’azienda. «Ma bisogna anzitutto considerare che si tratta di un servizio premium, con un autista personale che fa questo di professione». E poi «si risparmia sul telefono, perché si fa tutto tramite una applicazione, e il tassametro parte da quando si sale in macchina e non prima, come succede con i taxi comuni. Il costo finale, quindi è calcolato solo sulla distanza percorsa». Un esempio? «Se in taxi da corso Genova a corso Como spendo circa venti euro più il costo della telefonata, con l’autista di Uber in tutto spendo 15 euro». Con tanto di autista in uniforme che apre la portiera. E acqua e caramelle dentro l’automobile, rigorosamente di lusso.

Sembrerebbe un sogno. Come se la famosa pubblicità dei cioccolatini con Ambrogio alla guida si avverasse per tutti. Ma il servizio è proprio alla portata di ognuno di noi? In un mese e mezzo, dicono dall’azienda, «c’è stata una crescita incredibile. Il servizio è stato usato dalle persone più disparate: dai vip (sul sito si vede una foto del cuoco Simone Rugiati) agli studenti di ritorno dalla discoteca, dagli sportivi agli uomini di business». Ma ancora sul numero di utenti l’azienda non fornisce cifre certe. «È un servizio accessibile a tutti», assicurano. E per quanto riguarda gli orari, durante la settimana si tira fino a mezzanotte, nel weekend (da giovedi a sabato) si va dalle 7 alle 4 del mattino. 

La startup, guidata da Travis Kalanick, conta 180 dipendenti in 25 città di tutto il mondo. Tutti giovanissimi e tutti di diverse nazionalità. Dietro il progetto italiano, c’è un team di tre giovani, con tanto di lauree, master ed esperienze lavorative internazionali. L’idea iniziale nasce perché «in alcune parti di San Francisco i taxi non arrivano», spiegano. L’esperimento è stato quello di replicare il modello anche in altre città. E i costi di investimento sono di volta in volta molto contenuti: in ciascuna città vengono coinvolti gli autisti locali, tutti professionisti con la licenza ncc (noleggio con conducente) e macchine di lusso al seguito. Senza necessità, quindi, di comprare nuove vetture.

A Milano hanno aderito più di un centinaio di autisti, sottoposti a un «rigido processo di selezione». Cosa che non farà contenti gli agguerriti tassisti delle nostre città. Non a caso la startup ha già avuto diversi problemi nei Paesi in cui offre il suo servizio ed è stata più volte accusata di violazione delle leggi che regolano il sistema dei taxi. A New York, addirittura, la Taxi and Limousine Commission ha cercato in tutti i modi di scoraggiare gli autisti ad aderire al servizio. 

Ma come funziona la prenotazione di un’automobile? Basta scaricare una app, gratuita, iscriversi al servizio fornendo indirizzo email e numero di carta di credito, e sullo schermo dello smartphone verrà segnalato l’autista più vicino. «L’applicazione mostrerà la foto dell’autista, il nome e il numero di targa. Man mano sullo schermo vedremo la macchinina che si avvicina, finché arriverà il nostro autista, che ci chiamerà per nome». Tempo di attesa medio: «Cinque minuti», dicono. E a fine corsa si potrà anche dare un voto al nostro Ambrogio. 

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