«Gli adulti pensano che i ragazzi vadano trattati in modo semplice, come fossero incapaci di capire», provoca Roberto Innocenti, uno dei più noti illustratori di professione oggi in Italia. Classe 1940, ha vinto nel 2008 l’ambito premio Andersen. «E invece i ragazzi sono i più curiosi, i più intellettuali tra gli esseri umani», dice. «È solo da adulti che perdiamo la disponibilità a incuriosirci di tutto».
Sarà per questo che tra gli italiani più voraci di letture ci sono proprio loro, i ragazzi. I dati forniti dall’Associazione italiana editori parlano chiaro: solo il 46 per cento degli adulti dice di leggere almeno un libro all’anno. Si alza fino al 59,8 la percentuale per i ragazzi tra i 15 e i 17 anni, arriva al 60,8 per cento nella fascia 11-14 e vola su fino al 63% per i lettori dai 2 ai 5 anni.
«Che sia un segnale della cattiva coscienza degli adulti, che propongono ai bambini quello che non fanno loro?», si chiede Giusi Quarenghi, autrice di numerosi titoli per ragazzi e del libro Niente mi basta, appena ripubblicato da Salani, «nato dalla voglia di raccontare la storia di una ragazza in fuga da sé e in ricerca di sé. «Oppure è la conferma di un target forte, quello di bambini e ragazzi, che tutto il mercato ha scoperto e alimenta con solerzia, anche per alimentare se stesso?», incalza.
Fatto sta che questi numeri si riflettono direttamente sul mercato dell’editoria, che perde terreno nel 2012 con un meno 8 per cento, ma che retrocede solo del 6 nel settore dei ragazzi. Queste le cifre con cui si apre la nuova edizione della Fiera di Bologna, «la più importante fiera del libro per ragazzi a livello mondiale da cinquanta anni a questa parte», spiega Ivan Giovannucci, l’agente letterario del disegnatore Quino in partenza per la città.
Un mondo che per quattro giorni si popola di scrittori, agenti, illustratori, e una costellazione di tantissimi editori: circa tremila, il 90 per cento dei quali rientra nella categoria della «piccola e media editoria»: dai 5 ai 10 titoli l’anno la prima, dagli 11 ai 50 titoli l’anno la seconda. Se c’è una cosa che contraddistingue l’editoria per ragazzi italiana, è che le case editrici sono tutte piccolissime e tra i big, solo Rcs, Salani, Giunti, Mondadori e Feltrinelli pubblicano qualcosa, ma «con un catalogo molto ridotto», dice Giovannucci. «Hanno forse paura di confrontarsi con un passato illustre?», si chiede.
E se Bologna resta sulla carta la prima fiera del settore, c’è chi prova a rubarle il ruolo. Diario di una schiappia di Jeff Kinney, il caso editoriale dell’editoria per ragazzi degli ultimi anni (in Italia, l’intera serie, ha venduto circa un milione e 500 mila copie, nel mondo più di 75 milioni) -, è stato presentato a Bologna ma i diritti trattati a Francoforte.
A contendere la scena c’è da poco anche Londra, che apre le porte ad aprile. È qui ad esempio che sono stati trattati nel 2010 i diritti di uno degli ultimi best seller, Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh, lanciato in contemporanea mondiale nel 2011.
Non ha mai smesso di credere che in Italia si respiri provincialismo l’illustratore Innocenti. Autodidatta, fin da ragazzo si forma acquistando i libri di grafica e di comunicazione visiva pubblicati all’estero. E lamenta l’irrazionalità di un mercato in cui i libri vengono mandati al macero dopo tre mesi. «Per fare un buon lavoro ci metto anche un anno e mezzo, due», spiega. «Che senso ha farlo per libri che durano un soffio?»
Quando disegna, Innocenti, cerca sempre di arricchire le storie che gli vengono affidate con grandi scene ricche di dettagli, immaginandosi come poter divertire i lettori, come ampliare il racconto e destare curiosità. «È come se stessi girando un film partendo da una sceneggiatura», spiega. Dei ragazzi di oggi si dice preoccupato. «Ho preso l’autobus per andare da Firenze a Macerata, in accademia. C’erano due bambini che per quattro ore di viaggio hanno giocato con un videogame». La tendina tirata sul finestrino, spiega, non hanno guardato nemmeno per un attimo il paesaggio. «Senza curiosità un bambino è già vecchio»
«Se segue spesso la tv, se gioca troppo ai videogiochi, come fa a essere protagonista?», si chiede. Un ragazzo abituato a essere spettatore perde facilmente il rapporto con l’azione, l’iniziativa, la creatività».
Per la scrittrice Quarenghi l’essenziale di un libro per ragazzi è che offra ai lettori «un posto per sé, dove stare a propria misura», e teme invece un’editoria che riduca l’immaginario dei ragazzi a «territorio da colonizzare».
Quell’immaginario Innocenti se lo figura zeppo dei messaggi delle pubblicità. L’ultimo libro che ha illustrato è la vecchia fiaba di Cappuccetto rosso. «Una storia tremenda», dice «di una bambina la cui unica colpa è quella di dare confidenza a una persona gentile». Innocenti l’ha attualizzata. Il bosco in cui Cappuccetto si addentra è diventato la periferia delle nostre città, «pericolose», spesso, e «intricate».
Quando alza lo sguardo Cappuccetto vede insegne pubblicitarie. «Quello che sogniamo, quello che cerchiamo di raggiungere è tutto lì dentro e i nostri orizzonti sono fatti di spot». Ma anche questa volta, Roberto Innocenti ha riempito le illustrazioni di dettagli. Perché per lui la mente di un ragazzo resta sempre soprattutto una scintilla da accendere.
Le illustrazioni sono tratte da Roberto Innocenti, Cappuccetto Rosso, Una fiaba moderna, La Margherita, 2012