Pizza ConnectionTangenti sulla Sanità in Lombardia: nuovi arresti

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Sette arresti e nomi eccellenti quelli emersi all’alba di oggi in seguito all’operazione “La Cueva”, eseguita dagli uomini della Direzione Investigativa Antimafia di Milano coordinati dal pm Claudio Gittardi nell’ambito delle indagini sulla sanità lombarda. Tangenti in cambio di forniture ospedaliere, queste le accuse che hanno fatto scattare un blitz che ha visto gli arresti di Massimo Guarischi, ex consigliere regionale di Forza Italia vicino all’ex governatore Roberto Formigoni, già condannato in via definitiva nel 2009 per corruzione negli appalti per il dopo alluvione; Leonardo Boriani, giornalista, ex direttore de La Padania, che ha visto mesi fa l’ingloriosa fine del progetto on-line de Il Vostro (uno dei promotori del progetto era Massimo Buscemi, ex assessore alla cultura in regione Lombardia, nonché marito di Erika Daccò, figlia del faccendiere coinvolto nell’affaire Maugeri, già emerso in passato nelle indagini dell’antimafia, ma mai indagato); tre imprenditori della famiglia Lo Presti di Cinisello Balsamo (Giuseppe e i due figli Salvo e Gianluca), titolari della società Hermex Italia, e Pierluigi Sbardolini, direttore amministrativo dell’ospedale Mellino Mellini di Chiari, ex direttore del San Paolo di Milano.

Le indagini sono partite proprio all’interno dell’Ospedale meneghino all’indomani della morte sospetta di Pasquale Libri, funzionario della divisione appalti del San Paolo e genero del boss ‘ndranghetista Rocco Musolino. Libri era stato intercettato nell’indagine “Infinito” del 2010 al telefono con Carlo Antonio Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia, condannato lo scorso dicembre in primo grado a 14 anni con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta. Il rapporto tra Libri e Chiriaco è di vecchia data, tanto che lo stesso figurava come dipendente dell’allora direttore dell’Asl di Pavia presso la Dental Building, società mista (di proprietà per il 60% dell’ospedale San Paolo di Milano), poi fallita nel 2005.

Il suicidio dai contorni oscuri di Libri era avvenuto all’interno del nosocomio milanese, e da quel suicidio, su cui gli operatori dell’antimafia non hanno mai smesso di indagare, è emersa prima l’influenza delle cosche, e successivamente, come emerso dall’operazione di oggi un sistema di corruttele e tangenti che coinvolgono la politica lombarda e i colletti bianchi. Il blitz è stato coordinato dal colonnello della Dia Alfonso di Vito e ha visto finire tra gli altri indagati anche l’ex direttore generale della sanità Carlo Lucchina con altri manager pubblici gravitanti attorno agli ospedali di Chiari, Cremona, della Valtellina e della Valchiavenna.

Ad emergere in questa indagine è la figura di Pierluigi Sbardolini, direttore amministrativo dell’ospedale Mellino Mellini di Chiari, nonché ex direttore del San Paolo di Milano. Sbardolini era già finito nel mirino dell’antimafia proprio nelle indagini che hanno coinvolto Carlo Chiriaco, ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia. Non a caso forse l’indagine dell’antimafia prende il nome di “La Cueva”, nome di un locale sito a Pavia dove lo stesso Chiriaco è stato individuato come socio occulto nelle indagini del 2010.

A citarlo è stato prima di tutti lo stesso Chiriaco in occasione della penultima tornata elettorale lombarda. «Noi sosterremo la campagna elettorale di Gianmario (Angelo Giammario, poi eletto consigliere regionale, e dal 2008 Responsabile del Dipartimento Sanità di Forza Italia, ndr) – dice Chiriaco intercettato al telefono proprio con Pasquale Libri –, facendoci rappresentare da Sbardolini, che è uno degli organizzatori della campagna elettorale». È poi in aula il pm Alessandra Dolci nel corso della requisitoria al termine del quale chiederà la condanna per Carlo Chiriaco a precisare che «il sostegno doveva formalmente provenire da Sbardolini, dopo di che lo stesso Sbardolini si sarebbe reso disponibile a fare dei favori».

In seguito al suicidio di Libri, avvenuto sei giorni dopo l’operazione “Infinito” che portò in manette proprio Chiriaco gli investigatori puntano l’attenzione sull’ appalto del distaccamento del reparto infermieristico del carcere di Opera proprio sull’Ospedale San Paolo, di cui Sbardolini era direttore . «Poi – dice Chiriaco intercettato in via Pirelli al comitato elettorale di Giammario – mi romperanno i coglioni tipo Cosimino Barranca (capo della locale di ‘ndrangheta di Milano), una serie di persone che poi mi romperanno i coglioni per sto cazzo di appalto del San Paolo no, perchè lì c’è per fare apparire il direttore amministrativo del San Paolo (Pier Luigi Sbardolini ndr) che vuol fare il direttore generale come il punto di riferimento di questo gruppo di voti cioè di persone che portano complessivamente 5/600 voti».

L’appalto di cui parla Chiriaco è proprio quello del carcere di Opera. Soldi, nomine, voti e favori che ben olieranno il destino della gara, vinta dal consorzio ‘Fate bene fratelli”, guidato proprio da Carlo Chiriaco, il 12 luglio del 2010. Il giorno dopo parte l’operazione che porta le manette ai polsi dell’allora direttore dell’Asl di Pavia e l’appalto verrà poi riassegnato. «Se non fossimo intervenuti con gli arresti – spiega in aula il pm Alessandra Dolci durante la requisitoria sostenuta nel dicembre scorso – l’appalto sarebbe sicuramente andato al consorzio di Chiriaco. Una prospettiva sicuramente interessante per parte della ‘ndrangheta quella di trovare posti di lavoro nell’ambito infermieristico di una casa circondariale».

Questa mattina sono intervenuti nuovi arresti da cui, stando agli investigatori «una ramificata rete di complicità nel mondo sanitario e istituzionale con diffusu episodi di corruzione nell’ambito di vari appalti tra cui: quello per la manutenzione della apparecchiature elettromedicali dell’Ospedale San Paolo di Milano; per i servizi di radiologia – proseguono gli investigatori – presso l’Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Val Chiavenna di Sondrio; per l’installazione di sofisticati macchinari per la diagnostica tumorale presso l’Istituto Nazionale Tumori di Milano e presso l’Azienda Ospedaliera di Cremona».

Dalle indagini sono emersi anche particolari riguardanti la “creazione delle provviste di denaro utilizzato per le tangenti”, che sarebbero intervenute con la complicità di una finanziaria di Lugano, i cui uffici del titolare, Giovanni Lavelli, sono stati perquisiti in mattinata tramite rogatoria. Un’altra tegola su un sistema che nonostante le inchieste che negli anni si sono rincorse ha sempre faticato a staccarsi da un sistema di nomine fatto di troppa politica e troppo poca trasparenza.

Twitter: @lucarinaldi

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