Paolo Becchi insegna filosofia del diritto all’Università di Genova, ma da alcune settimane è balzato agli onori delle cronache che lo accreditano come intellettuale di riferimento del Movimento 5 Stelle. Casaleggio ha editato il suo ultimo libro, Grillo ospita i suoi articoli sul blog e le tv se lo contendono in qualità di esperto grillino. Panorama l’ha ribattezzato l’Antonio Gramsci del grillismo, eppure lui nicchia: «Gramsci non mi è mai stato simpatico, io ero per Amedeo Bordiga, ma se lei chiede ad uno del Pd chi fosse, le risponderà che era un fascista…».
Sostenitore della prorogatio e dell’attività parlamentare, Becchi ha visto compiersi la sua tesi (poi abbracciata da Grillo) nella decisione di Napolitano. «Ma non è una mia vittoria, è il trionfo del Parlamento», ribadisce a Linkiesta. «Mi auguro che l’attività legislativa cominci subito, è qui che si vedrà se il Movimento 5 Stelle ha le palle, oppure no. Questa è la prova dei fatti, altrimenti c’è qualcosa che non va».
Becchi, è contento della scelta di Napolitano?
Non aveva molte possibilità. Ha dato un mandato esplorativo al vincitore azzoppato delle elezioni e poi non ha seguito il gioco d’azzardo di Bersani che ipotizzava una maggioranza risicata in Parlamento. Il vero conflitto non è stato coi Cinque Stelle, ma tra il Pd e il Capo dello Stato. Napolitano ha congelato la situazione, dando un messaggio fortissimo alla comunità internazionale: ha detto che in Italia ci sono un governo e un Parlamento, non siamo in anarchia. Vedremo come reagiranno i mercati, ma sono convinto che manovre speculative non ce ne saranno.
Però non le piacciono le personalità scelte…
Guardi se tra i saggi c’è qualcuno vicino al Movimento Cinque Stelle! Sono tutti di Pd e Pdl, c’è addirittura Giorgetti della Lega. Queste persone servono a prendere tempo, lavoreranno per quella che era l’idea di Napolitano, un governo di larghe intese, lo stesso che Bersani ha rifiutato. Infatti i veri mal di pancia arriveranno dal Pd, che esce con le ossa rotte da queste trattative.
Ci sono nomi di area grillina che avrebbe fatto?
Nel settore economico Loretta Napoleoni e Alberto Bagnai, che comunque non sono attivisti del Movimento. Ma i nomi scelti dal presidente ricalcano la sua strategia, che era quella di dar vita a un governo di coalizione nazionale.
Può esserci qualche dialogo tra i saggi e il M5s?
No, nessun rapporto. Se avessero voluto coinvolgere il movimento, avrebbero chiamato tra i saggi una persona vicina ai Cinque Stelle. I facilitatori hanno il ruolo di favorire l’inciucio tra Pd e Pdl.
Il senatore M5s Battista si chiede se la prorogatio giovasse a esodati e cassintegrati.
Vorrei sapere se questa persona conosce la mia idea di prorogatio, che non significa perdere tempo, ma lavorare in Parlamento per poi tornare alle urne dove il Movimento può crescere. D’altronde non dico che si possa stare senza governo e non parlo di una prorogatio di un anno, ma di settimane. Il problema degli esodati non lo risolviamo certo in questi quindici giorni. I senatori vogliono lavorare? Comincino a presentare disegni di legge, invece di aspettare Godot.
Non c’è il rischio che la prorogatio incrementi lo stallo attuale, prolungandone l’agonia?
Assolutamente no, i mercati possono stare tranquilli perché hanno il governo che vogliono, cioè Monti, e perché ora si può cominciare a lavorare in Parlamento. L’agonia esisterà dopo questa fase se, con il nuovo presidente della Repubblica, non se ne esce e allora bisognerà tornare alle elezioni.
Con un Parlamento così frammentato, quali provvedimenti si possono davvero adottare?
Una nuova legge elettorale, una sui costi della politica, l’abolizione delle Province. Il Parlamento non ha le mani legate come ha fatto credere Rosy Bindi in una recente puntata di Servizio Pubblico, in cui dice che le due camere non hanno nessuna autonomia legislativa e che ci vuole un governo, dopodiché mi suggerisce di andare a studiare diritto costituzionale. Un’affermazione gravissima.
Lei, prof del Movimento 5 Stelle. Aspira a diventare l’intellettuale ufficiale del non partito?
Io non sono niente, al massimo un intellettuale grillino. Cercherò, come sto facendo adesso, di essere al servizio del Movimento ed esporre le mie idee. Ma io sono un anarchico, sono andato a votare per la prima volta a queste elezioni e ho scelto Cinque Stelle. Il Movimento è l’embrione di una futura comunità umana dove ognuno porta il suo contributo. Per dire, in cambio della mia attività di intellettuale ho ricevuto marmellate e salse di pomodoro da un contadino di Castelletto d’Orba che voleva ringraziarmi.
Il Movimento resisterà alle lusinghe del Palazzo?
È difficile dirlo, siamo ai primi passi. Con la votazione a Grasso c’è stato un piccolo incidente di percorso, come un bambino che scivola e si rialza subito. Sono ragazzi, impareranno presto.
Eppure ci possono essere rischi di eterodirezione, problemi di democrazia interna.
In questa fase iniziale è giusto che ci sia un ruolo di guida e coordinamento da parte di Grillo. Penso alle consultazioni: Beppe è andato alla prima, mentre alla seconda no perché hanno capito come si tratta e possono fare da soli. Quando invece si è verificato l’episodio di Grasso, il giorno dopo Grillo ha ripreso i parlamentari, ma non c’è stata nessuna epurazione. Beppe ha la sua autorità e in certi momenti la fa valere.
Ci sono dei punti del M5s che non condivide?
Non sono mai stato un giustizialista, per me il nemico politico dev’essere combattuto politicamente. Ho perplessità sull’idea dell’ineleggibilità di Berlusconi, uno che per vent’anni è stato votato. Sono stato allevato in facoltà giuridiche e per me le garanzie individuali sono più importanti di ogni altra cosa. La lotta politica si fa in Parlamento.
Sostiene in pratica la stessa tesi di Renzi.
Guardi, di Renzi non condivido neanche una virgola, ma su questa cosa mi trova d’accordo. Berlusconi è stato criminalizzato come nemico, quando invece dovrebbe essere affrontato con la lotta politica. Dura, ma politica.