Joseph Romano era l’uomo più alto in grado fra gli ufficiali americani indagati, e poi condannati nell’ambito del sequestro dell’imam Abu Omar, indagato per terrorismo internazionale dalla procura di Milano, avvenuto a nella città meneghina nel 2003. Inizialmente il suo ruolo sembrò marginale, ma gli approfondimenti degli inquirenti milanesi hanno in seguito aggravato la sua posizione, fino alla condanna della Corte d’Appello di Milano.
Nel periodo del rapimento dell’imam, Romano era comandante del 76mo squadrone dell’aeronautica militare USA di Aviano. Proprio ad Aviano entrò il furgone bianco che trasportava Abu Omar, narcotizzato, bendato, legato e incerottato, dopo il sequestro avvenuto in via Guerzoni. L’imam finì poi al Cairo dove, secondo il suo racconto, fu «appeso al soffitto come bestiame destinato al macello, a testa in giù, piedi in aria, le mani legate dietro la schiena, i piedi legati insieme, esposto a scosse elettriche su tutto il corpo».
Dopo il sequestro e l’apertura dell’inchiesta da parte della magistratura milanese, Joseph Romano, fu promosso al Pentagono alle dipendenze dell’ex ministro Donald Rumsfeld. Nel 2009 la condanna a cinque anni da parte della Corte d’Appello di Milano e il commento lapidario dell’allora portavoce del Pentagono Geoff Morrell «Il nostro punto di vista resta che i tribunali italiani non hanno alcuna giurisdizione su Romano e avrebbero dovuto archiviare le accuse».
Oggi è arrivata per lui la grazia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Il Presidente della Repubblica – si legge in un comunicato rilasciato dal Colle – Giorgio Napolitano, ai sensi dell’articolo 87, comma 11, della Costituzione, ha oggi concesso la grazia al colonnello Joseph L. Romano III, in relazione alla condanna alla pena della reclusione e alle pene accessorie inflitta con sentenza della Corte d’Appello di Milano del 15 dicembre 2010, divenuta irrevocabile il 19 settembre 2012».
A fondamento della concessione della grazia a Joseph Romano, si legge nel comunicato, ci sarebbe un mutato atteggiamento da parte degli USA, in particolare di Barack Obama «subito dopo la sua elezione, ha posto fine a un approccio alle sfide della sicurezza nazionale, legato ad un preciso e tragico momento storico e concretatosi in pratiche ritenute dall’Italia e dalla Unione Europea non compatibili con i principi fondamentali di uno Stato di diritto». In secondo luogo il Colle ha citato il decreto 11 marzo 2013 con cui il Ministero della Giustizia può rinunciare alla giurisdizione italiana sui reati commessi da militari NATO.