«La rivoluzione economica si fa a tavola». È con questo principio in testa che Nicola Difino fa il foodj in giro per l’Italia e intrattiene tutti con performance di action cooking che mixano musica, gusto, poesia, teatro e informazione sulla buona alimentazione. Pugliese, 46 anni, pr esperto di marketing, ex insegnante di lingue globetrotter, cuoco e artista per passione, Difino ha fondato nel 2011 il Fooding social club, un movimento nato, come spiega a Linkiesta, «per promuovere il cibo naturale, la convivialità, il chilometro zero, la decrescita felice, l’arte e allo stesso tempo combattere le mistificazioni alimentari».
Al progetto, dichiaratamente no profit, partecipano anche un tecnologo alimentare e un ragazzo che studia filosofia. Collaborando con organizzazioni del terzo settore, i protagonisti del Fooding social club fanno conferenze in teatri e centri culturali su temi come le dinamiche del consumo, lo spreco alimentare, il riuso, la produzione di rifiuti, l’importanza della filiera corta e l’autoproduzione.
«L’idea del movimento – racconta Difino – è venuta dopo un’esperienza nelle cucine di un centro psichiatrico, in cui facevamo cooking therapy con un gruppo di psicologi a favore di pazienti che si trovavano nell’ultima fase del loro soggiorno in comunità. Notammo che c’erano interessanti correlazioni tra psicologia e cucina: gli ingredienti, come metterli insieme, il cucinarli, il godere del risultato finale e, naturalmente, lo stare insieme».
Una parte dell’attività del Fooding social club è educativa e destinata ai ragazzi delle scuole. Per loro si organizzano lezioni open source sull’alimentazione buona e responsabile: sono i ragazzi, in base agli spunti forniti, a elaborare in modo originale quello che hanno appreso durante gli incontri.
La parte più spettacolare dell’attività di Nicola Difino e del Fooding social club resta però quella legata agli spettacoli di action cooking. «Sono nati come evoluzione di un’iniziativa che abbiamo fatto all’Hub di Bari (uno spazio di innovazione e coworking che ha sede in varie città d’Italia) cucinando cibi scaduti», dice il foodj. «Avevamo invitato giornalisti, medici, nutrizionisti, personalità favorevoli e contrarie a un approccio alternativo al mangiare. L’obiettivo era dimostrare che l’obsolescenza programmata valeva anche per i cibi e che le date di scadenza spesso erano fittizie. Ho cucinato piatti con alimenti scaduti e la cosa ha avuto un grande impatto: sono arrivate molte richieste di collaborazione, tant’è che ho in programma di fare altre cene a base di prodotti già “andati”, ed è allora che ho cominciato a fare anche questo tipo di performance da foodj».
Gli spettacoli sono fatti in ristoranti, discoteche, fiere o anche in abitazioni private. «Prendo un prodotto, scrivo un testo teatrale per raccontarlo, lo accompagno con una serie di dischi e lo cucino in tempo reale. Ultimamente, in Veneto, ho promosso la cima di rapa legandola alla musica di Caparezza e al personaggio che più vorrei avere accanto a me mentre sono in cucina: Sofia Loren mentre si muove a ritmo di mambo».
Le formule sono diverse. In alcuni casi, Nicola recita “ricette gastroromantiche” («Spaghetti conditi con anelli di fumo nero di blues e grattatina a polvere di Ella Fitzgerald. Sorseggiare provvisorietà quotidiana bella fresca di frigo»). In altre si accompagna a percussionisti che suonano bicchieri, piatti e pentole. In altre ancora ripropone in modo personale il format tv inventato da Andrea Pezzi in “Kitchen”. «Mi sono ispirato a lui: invito ospiti celebri, faccio portare loro due ricette, una decina di dischi e cuciniamo insieme», dice Difino.
Oltre all’ex veejay di Mtv, nel pantheon in cui il foodj e il movimento Fooding social club trovano i propri punti di riferimento culturale ci sono, come prevedibile, Carlo Petrini e lo slow food, Oscar Farinetti e il suo Eataly, la “gastrofonia” di Roy Paci, l’ideatore del Last minute market Andrea Segré, ma anche personalità meno legate al mondo dell’alimentazione: Pier Paolo Pasolini, Jeremy Rifkin e Joe Strummer, il compianto leader dei Clash.
A maggio Fooding Social Club aderirà al Food revolution day, la giornata internazionale del cibo buono e sano ideata dallo chef inglese Jamie Oliver. Nel 2012 Nicola aveva aderito organizzando un evento gastronomico con una trentina di persone in cui ognuno portava un ingrediente crudo, coltivato naturalmente, di provenienza riconoscibile e in cui si doveva cucinare tutti insieme, anche chi non aveva mai messo piede in cucina. «L’anno scorso l’abbiamo fatto in una casa – conclude Difino – , quest’anno stiamo pensando di farlo in un uliveto, vicino a un trullo, utilizzando solo cibi che crescono intorno a noi».