Pizza ConnectionCondanna e proteste, San Raffaele di nuovo nel caos

Post Verzè. Esuberi, commissariamenti e debitori un anno dopo l'arrivo di Rotelli

Giorni di fuoco per il presente, e soprattutto per il futuro dell’Ospedale San Raffaele di Milano e per la sua Università Vita Salute. Sono almeno tre i fronti caldi di queste ore. In primis la riapertura del tavolo delle trattative sugli esuberi del personale messi in campo dalla nuova amministrazione targata Rotelli. In seconda battuta c’è il nodo Università, che sconta l’interruzione della convenzione con l’istituto e che ha congelato i posti delle matricole di medicina e odontoiatria. Così il 29 aprile circa duecento studenti hanno occupato l’ateneo, e i docenti della stessa Università hanno inviato un appello per il commissariamento e lo scioglimento del consiglio di amministrazione.

Ultimo fronte ma non meno importante, è quello riguardante la vicenda degli imprenditori coinvolti nel crac della precedente amministrazione, che ha visto arrivare in primo grado la condanna a cinque anni di reclusione per l’imprenditore Pierino Zammarchi e tre assoluzioni “per non aver commesso il fatto” per Gianluca Zammarchi, Fernando Lora e Carlo Freschi. Pierino Zammarchi è stato condannato al pagamento di una provvisionale di 700mila euro per danni patrimoniali e non nei confronti della Fondazione San Raffaele in concordato preventivo e ai commissari giudiziari. I pm Orsi e Ruta avevano chiesto di condannare tutti e quattro gli imputati a pene fino a 4 anni e 9 mesi di carcere sostenendo che tra i fornitori e i vertici del San Raffaele si fosse creato «un sodalizio criminale».

Il nodo esuberi. Una vicenda che parte da lontano quella dei lavoratori dell’Ospedale San Raffaele, che dopo la crisi dell’Istituto si sono trovati tra due fuochi: la malagestione dell’amministrazione precedente finita sotto la scure giudiziaria, e la volontà del nuovo presidente Giuseppe Rotelli di presentare un bilancio 2012 già in pareggio. Del bilancio però non si avranno notizie prima dei mesi giugno-luglio, mentre sono già arrivate nei mesi scorsi le prime lettere di licenziamento del personale.

Fino a ora, le lettere di licenziamento spedite dall’amministrazione dell’ospedale di via Olgettina sarebbero 66, ed entro la fine dell’anno sono previsti in tutto circa 244 esuberi. Esuberi di cui, spiega uno dei dipendenti licenziati, in realtà non esisterebbero, perché «ci sarebbe invece bisogno di forza lavoro. Nel pronto soccorso, con i licenziamenti eseguiti, è tutto rallentato e bisogna attendere ore per esami e radiografie. Hanno eliminato i lavoratori interinali e spostato lì quattro lavoratori da altri reparti. Non c’è nessun esubero».

Dopo giornate di alta tensione, ultima in ordine di tempo quella del 19 aprile con l’occupazione dell’accettazione dell’ospedale da parte di circa 300 lavoratori, i dipendenti dell’istiuto e la proprietà sono tornati a sedersi attorno a un tavolo per rivalutare il piano esuberi ed evitare licenziamenti. Dopo gli scontri del 19 aprile è andata quindi a buon fine una mozione presentata in Regione dal centrosinistra, accolta anche dal nuovo assessore alla sanità Mario Mantovani.

Le parti, i sindacati da una parte, e l’amministratore delegato Nicola Bedin dall’altra, si sono incontrate il 29 aprile con la Regione, ma, almeno per ora su due tavoli separati. Presso la sede dell’Arifl (Agenzia regionale formazione e lavoro), che funge da mediatore tra le parti, si è quindi aperto il tavolo che ha visto i sindacati aprire anche a un «piccolo sacrificio economico» pur di mantenere tutti i posti di lavoro. Purché una volta rientrata la situazione di emergenza i contratti siano ripresi come in precedenza. Quando i punti di contrasto tra sindacati e proprietà si saranno smussati, allora si arriverà alla trattativa congiunta sullo stesso tavolo.

Sulla trattativa bocche cucite e silenzio stampa per garantirne il buon esito, anche se l’assessore al lavoro Aprea ha ammesso che «I toni sono ancora accesi, il conflitto c’è ancora». Il prossimo incontro tra le parti, a quanto risulta a Linkiesta, è previsto per il prossimo 2 maggio alle 17.30. Sul piatto sempre licenziamenti versus rientro dal debito, accumulato dalla gestione allegra targata Don Verzè, e contenimento delle perdite, che a settembre 2012 risultavano pari a 35 milioni di euro.

Università vicina al commissariamento? Sono stati gli stessi docenti nella giornata del 29 aprile a chiedere il commissariamento dell’Università Vita Salute dell’Ospedale San Raffaele. Il tutto con una lettera inviata anche al governo che in quelle ore chiedeva la fiducia davanti alla Camera dei Deputati.

La richiesta nasce in seguito al congelamento dei posti delle matricole di medicina e odontoiatria da parte del Ministero dell’Istruzione, che non ha assegnato alcun posto all’ateneo di via Olgettina. A conti fatti, l’ateneo potrebber perdere oltre tre milioni di euro, se dovesse davvero esserci lo stop alle immatricolazioni.

Tuttavia, per ora, lo stesso Ministero non ha riassegnato i posti «nella speranza di poter risolvere la crisi dell’ateneo» ha dichiarato apprendendo la notizia Massimo Clementi, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia, dando il via a una guerra fredda, per altro già iniziata da tempo, con l’amministrazione e la presidenza dell’Università «che ha rifiutato la proposta di mediazione del ministro Profumo», il quale proponeva un consiglio d’amministrazione misto che fosse espressione sia dell’Ospedale San Raffaele, e che avesse un presidente indicato dal ministero.

Sulla stessa linea anche Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi, direttore dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione cardio-toracica- vascolare del San Raffaele, nonchè professore alla Vita Salute. Zangrillo fa di più e attribuisce specifiche responsabilità al presidente dell’Università Raffaella Voltolini e al rettore Antonio Emilio Scala «che ci hanno portato a questa situazione drammatica». Situazione acuita dai test già sostenuti, come per esempio quelli del corso di Medicina in lingua inglese, con arrivi di studenti da tutto il mondo, che ora si ritrovano senza un posto assegnato.

Il braccio di ferro tra le fedelissime di Don Verzè Raffaella Voltolini (presidente dell’Università) e Gianna Zoppei (consigliere dell’ateneo e vice-presidente dell’associazione Sigilli) con la nuova proprietà dell’Ospedale sembra essere arrivato alla resa dei conti. Un dissidio nato dall’estromissione dei vertici dell’Ospedale dal cda dell’Università, portando poi la nuova proprietà del San Raffaele a non rinnovare la convenzione tra università e ospedale.

L’ex ministro Profumo aveva provato ad attivare la mediazione, che però non ha dato gli esiti sperati, nominando poi un commissario rappresentante del Ministero che non si sa quando arriverà a Milano. Con la formazione del nuovo governo i tempi rischiano di allunguarsi, ma il dossier per il nuovo ministro è già pronto e molto caldo. Una convenzione, quella tra ospedale e università «senza la quale l’università non può vivere», scrivono i professori del San Raffaele nell’appello con cui chiedono il commissariamento dell’ateneo e lo scioglimento dell’attuale consiglio di amministrazione.

«In virtù dello statuto vigente, voluto da don Luigi Verzè nel 2011 – continuano i docenti – l’università è ora totalmente sotto il controllo di un’entità (Associazione Monte Tabor) le cui finalità non appaiono più in linea con lo sviluppo di sinergie tra i diversi interlocutori». «Allo stato attuale – si legge ancora nella lettera -, è evidente come la situazione di blocco possa essere superata solo con una misura di commissariamento, in parallelo allo scioglimento dell’attuale Cda dell’università».

Intanto nella mattinata del 30 aprile l’occupazione degli specializzandi, iniziata nella giornata di Lunedì è proseguita con una manifestazione a cui hanno aderito anche i docenti all’interno dell’ateneo. Uno dei ritornelli ricorrenti che passa di bocca in bocca è proprio indirizzato alle due “Sigille’ Voltolini e Zoppei fedelissime di Don Verzè: «è ora che le Sigille si ritirino», si mormora. Intanto, fanno sapere, l’occupazione proseguirà.

La sentenza sugli imprenditori coinvolti nel crac. Condannato Pierino Zammarchi e assolti Gianluca Zammarchi, Fernando Lora e il contabile di quest’ultimo Carlo Freschi. L’accusa era quella di bancarotta fraudolenta. Secondo i pm si era verificato un drenaggio di «risorse della fondazione che versava in uno stato critico» quando erano rispettivamente presidente e vice presidente don Luigi Verzè e Mario Cal, entrambi deceduti.

Per i pm si era accertata l’esistenza di un «sodalizio criminale vertici-fornitori», una «giostra criminale», l’ha definita lo stesso Pubblico ministero di Milano Luigi Orsi, nella quale Don Luigi Verzè e Mario Cal, all’epoca dei fatti presidente e vicepresidente della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, «drenavano risorse dalla Fondazione» che «versava in uno stato critico» a livello finanziario. L’accusa aveva chiesto la condanna a 4 anni e 9 mesi di reclusione per Pierino Zammarchi. 4 anni e 3 mesi per Freschi, 4 anni e 4 mesi per Gianluca Zammarchi e 4 anni e 7 mesi per Fernando Lora.

@lucarinaldi 

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