Daverio, “Macché casa, i giovani si comprano i vestiti”

Intervista a Philippe Daverio

«Siamo mattonari in bilico», sintetizza Philippe Daverio per commentare il rapporto tra gli italiani e la propria casa nel momento in cui vengono meno le certezze di sempre. Lavoro, famiglia, futuro. Che quando traballano riescono a scalfire tendenze radicate sottopelle, «antropologiche», dice Daverio. Come quella dell’investimento sicuro nel mattone e nella casa di proprietà. Perché se da un lato le ricerche segnano il crollo delle compravendite residenziali dal 2007 a oggi, dall’altro, commenta Daverio, è presto per credere che le famiglie italiane abbiano abbandonato una mentalità «feudale», fatta di risparmio e mattone. Anche se tra i giovani, dice, «è sempre più forte la tendenza a spendere tutto subito». 

Gli italiani e il mattone: un binomio in crisi?
Non direi proprio in crisi. Le statistiche ci confermano che gli italiani restano tra le nazioni europee con la propensione al risparmio immobiliare più alta. I dati usciti sull’Economist negli anni scorsi parlano di un 30% circa in più dei francesi, e 50% in più dei tedeschi. Restiamo i più immobiliari d’Europa. E siamo anche quelli che spendono più degli altri per l’arredo della casa. Anche se l’ultima edizione del Salone del mobile di Milano ci fa capire che le cose stanno cambiando: solo le aziende che privilegiano l’export sopravvivono. Si tratta di un segnale che siamo in una nuova fase.

Cambiamento in corso dunque?
Direi “fase di mutazione”. Di cui nessuno ancora conosce l’esito. Fino a poco fa era normale per una coppia di sposi accendere un mutuo per comprare una casa. Ora non lo si fa più così facilmente. L’acquisto della casa è sempre stato legato a un posto di lavoro fisso, a un reddito stabile, a un’idea di vita da trascorrere nella sua interezza nella città in cui si era nati. Non è mai stato così negli Stati Uniti, ad esempio. Dove un cittadino cambia lavoro, città e vita anche quattro volte nel corso della sua esistenza. È quel che succede nei paesi dove il capitalismo è più avanzato, lì il posto di lavoro fisso non è mai priorità. Ma noi italiani siamo eredi di una società agricola, feudale. Siamo nati in una nazione dove la mentalità fondiaria era diffusissima.

E ora invece?
Ora siamo a metà. Siamo mattonari in bilico. Pronti a tornare “immobiliari” a tutti gli effetti non appena le prospettive dovessero migliorare. Perché la propensione al risparmio e l’investimento nel mattone sono un comportamento antropologico. E queste cose non cambiano facilmente. Certo, oggi i giovani preferiscono l’effimero. Sono più propensi a spendere nei vestiti che nei mutui. Non cercano la stabilità perché le prospettive che hanno sono incerte, e questo incoraggia il bisogno di vivere al momento. Ma è presto per dire di essere a una svolta. Potrebbe essere una mutazione storica ma anche solo una parentesi prima di tornare mattonari a pieno titolo.

Case, crollano i prezzi ma nessuno compra più – Infografica

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