Non accetterai aiuti pubblici per risanare i tuoi conti. E’ uno dei comandamenti del Fair Play finanziario, la normativa voluta da Michel Platini per aggiustare i conti di un calcio europeo pieno di buchi in bilancio. Secondo Le Roi i club devono farcela da soli, investendo su quei settori in grado di generare introiti come stadi di proprietà, merchandising e settori giovanili. Eppure proprio da uno stadio di proprietà, da uno degli impianti più famosi del mondo, arriva l’ultima grana per la Uefa. Secondo quanto rivelato dal quotidiano inglese ‘Independent’, il Real Madrid è sotto inchiesta preliminare da parte dell’Unione Europea.
Ad essere nel mirino è l’accordo del 1996 tra i Blancos e il comune di Madrid, stipulato per lo sfruttamento dei terreni attorno allo stadio Santiago Bernabeu per la costruzione di un centro commerciale e un albergo. In particolare, il Comune avrebbe “largamente sovrastimato” il valore dei terreni di Las Tablas quando , nel 2011, decise di rientrarne in possesso. I terreni nel 1998 vennero valutati 421.000 euro, ma tredici anni dopo il valore è stato stimato in 22,7 milioni di euro. Un vero e proprio aiuto di stato, sebbene mascherato, e maturato in un Paese in pieno default. Una situazione in cui la crisi generale (la disoccupazione è al 26%, giusto per fare un esempio) si accompagna a quella del fùtbol. La Liga spagnola ha debiti per 3,6 miliardi di euro, equamente divisi tra banche e sponsor. Il solo Real ne ha per 241 milioni a lungo termine, di cui 118 con le banche.
L’indiscrezione britannica è stata confermata dal portavoce di Joaquin Almunia, lo spagnolo vicepresidente della Commissione Ue, nonché responsabile per la Concorrenza. Lo stesso portavoce ha chiarito che l’indagine è allo stadio preliminare e non è stato aperto formalmente alcun fascicolo. L’indagine è partita dopo che la Commissione ha ricevuto una serie di reclami e segnalazioni. Non c’è un tempo limite per la formalizzazione dell’inchiesta: nel caso in cui venisse accertata la “non compatibilità” tra gli aiuti ricevuti e le norme europee, il club sarebbe obbligato a restituire le somme o vantaggi percepiti.
In risposta all’Independent, il Real ha dichiarato di non aver ricevuto “nessun privilegio particolare nelle sue attività immobiliari dal momento che è sempre stato soggetto alla legislazione allora vigente e ha ricevuto lo stesso trattamento di qualsiasi altra entità”. A Madrid però i tifosi tremano: restituire i soldi significherebbe dire addio al solito, faraonico calciomercato al quale si sono abituati da quando Florentino Perez è presidente del Real. E l’asta per i naming rights della nuova tettoia dello stadio non basterebbero a coprire l’eventuale, gigantesco buco che si verrebbe a creare nelle casse madridiste.
A Madrid, la lievitazione del valore del terreno lo spiegano così: “La valutazione di tutte le proprietà sono aumentati causa del lasso di tempo tra la valutazione diversa che in alcuni casi supera i 10 anni, il grado di evoluzione del processo di sviluppo urbano e l’evoluzione dei prezzi degli immobili”.
Insomma, una vera e propria speculazione edilizia di cui Perez si è reso già protagonista a fine anni Novanta, quando vendette la storica ‘Ciudad Deportiva’ del Real, a nord di Madrid, grazie ad un abile scambio: il Comune cedette a Perez 120 ettari di terreno pubblico nella zona madrilena di Valdebebas (dove ora c’è il nuovo centro d’allenamento della squadra), in cambio di 4 grattacieli edificati nel luogo della Ciudad. Tre di essi costruiti dalla Acs, società di Perez. Valore dello scambio: 470 milioni di euro.
Quello degli aiuti di stato sembrerebbe essere un vero e proprio vizietto spagnolo. Nel 2009 la Generalitat, ovvero la regione di Valencia, erogò prestiti per 118 milioni alla squadra locale, oltre che ai club dell’Hercules e dell’Elche, perché non in grado di pagare i debiti alle banche, tra cui il colosso Bankia. A seguito dell’indagine promossa da Almunia, un tribunale valenciano ha annullato i prestiti, decretando che la stessa Bankia diventasse azionista di maggioranza del Valencia. Una situazione che ha portato alle dimissioni, lo scorso 5 aprile, del presidente del club Manuel Llorente, dopo che la Fundaciòn Valencia (controllata per il 70% dalla Generalitat) ha nominato 11 nuovi dirigenti e di fatto lo ha accantonato.
Ma anche in altri Paesi non scherzano. E’ di inizio marzo la notizia che Almunia ha messo sotto indagine diversi club olandesi colpevoli di essersi affidati allo stato oranje per coprire i debiti. Psv Eindhoven, Willem II, Nec , Den Bosch e MVV Maastricht avrebbero ricevuto alcuni milioni di euro dalle rispettive municipalità: transazioni di cui non sarebbe stata fatta nota alla Ue. Nei pasticci è soprattutto il Psv, che avrebbe ceduto e riacquistato dal comune di Eindhoven terreni per 50 milioni di euro. E poi ci sono le squadre degli sceicchi, che attraverso sponsorizzazioni mascherate riceverebbero aiuti di stato: Il Paris Saint-Germain dall’ente turistico del Qatar, il Manchester City dalla Etihad, compagnia di bandiera degli Emirati. Sui due casi la Uefa ha promesso indagini nel primo e fatto spallucce nel secondo, spiegando che parte degli introiti verranno investiti nel settore giovanile. E non è escluso che proprio il City sia tra coloro che hanno reclamato e segnalato il possibile reato del Real alla Ue, in una guerra che dal campo si sta spostando sempre più sul terreno dei bilanci.