25 Luglio
È Franco Roberti il nuovo procuratore nazionale antimafia, che succede a Pietro Grasso ora presidente del Senato. Dopo alcune votazioni, Roberti è stato eletto con 20 voti a favore fra cui quello del vicepresidente del Csm Michele Vietti, del presidente del Csm Giorgio Santacroce e quello del procuratore generale di Cassazione Gianfranco Ciani. La scelta si era ridotta a due nomi, quello risultato poi vincente di Roberti e quello del procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso. Entrambi avevano ricevuto, in commissione, due voti, mentre altri due candidati erano Luigi De Ficchy, capo della procura di Tivoli e Guido Lo Forte, capo della procura di Messina, che in commissione avevano avuto un voto a testa.
La corsa è iniziata ufficialmente il 22 febbraio scorso, quando il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha bandito il concorso per il vertice della Direzione Nazionale Antimafia (Dna). A lasciare la poltrona di via Giulia è Pietro Grasso, candidatosi alle ultime elezioni col Partito Democratico ed eletto in seguito Presidente del Senato.
Grasso, al secondo mandato da Procuratore Nazionale Antimafia, si è dimesso da magistrato lo scorso 8 gennaio in seguito alla candidatura, aprendo la corsa al vertice della Dna. Oggi, tre aprile, si chiudono i giochi alle candidature per la poltrona di vertice della Dna.
La girandola di nomi è partita immediatamente, e sono state diciotto le domande finite sul tavolo del Consiglio Superiore della Magistratura, compresa la candidatura dell’ultima ora, depositata nella mattinata del 2 aprile, del procuratore di Caltanissetta Sergio Lari. Lari è attualmente impegnato nel nuovo processo sulla strage di via d’Amelio in cui perse la vita Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta il 19 luglio del 1992.
Oltre al nominativo di Lari si trovano anche quelli del procuratore generale di Ancona Vincenzo Macrì, il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, il capo della procura di Caltagirone Francesco Paolo Giordano e Silvana Maria Arbia, attualmente titolare di un incarico internazionale presso l’Aja. Tra i favoriti vi sono il procuratore di Messina Guido Lo Forte e quello di Salerno Franco Roberti.
A fare “compagnia” ai nomi citati ci sono il procuratore di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo e i capi della procura di Tivoli (Luigi de Ficchy), Bologna (Roberto Alfonso) e Campobasso (Armando d’Alterio); oltre ai procuratori aggiunti di Torino e Napoli, Sandro Ausiello e Fausto Zuccarelli. A completare il quadro un’altra candidatura in rosa, oltre a quella di Silvana Maria Arbia: è Carmen Manfredda, sostituto procuratore generale alla Corte d’Appello di Milano. Si candidano anche l’attuale Procuratore Nazionale Antimafia che al momento fa le veci di Pietro Grasso, Pier Luigi Maria Dell’Osso, l’ex consigliere del Csm Francesco Lo Voi, oggi con incarico a Bruxelles e Santi Consolo, anch’egli già consigliere del Csm.
Fatto fuori dalla corsa con ricevuta di ritorno, forse non tanto dalla corsa alla Dna, quanto alla procura di Reggio Calabria (poi andata a Federico Cafiero de Raho), è stato l’ex numero due di via Giulia, Alberto Cisterna, coinvolto nelle dichiarazioni del controverso pentito Nino Lo Giudice in quel di Reggio Calabria. In due mosse le dichiarazioni di Lo Giudice e l’intervento dello stesso Csm hanno portato Cisterna dal sedere alla destra di Pietro Grasso dritto al tribunale di Tivoli a fare il giudice «delle cause di separazione e delle corna al farmacista», ironizza qualcuno.
In sostanza Cisterna era stato indagato in seguito alle dichiarazioni di Lo Giudice con l’accusa di corruzione in atti giudiziari. La notizia, ancora blindata, finì però sul Corriere della Sera: Secondo quanto raccontato da Nino Lo Giudice, alias “il nano”, «la scarcerazione di Maurizio (Lo Giudice, fratello di Nino, ndr) che si trovava in un carcere per collaboratori di giustizia a Paliano, perché era andato definitivo, mi sembra Luciano (altro fratello del nano, ndr) ne parlò con Alberto Cisterna. Che poi, dopo che ha avuto buon esito, Luciano mi disse che gli aveva fatto un regalo, e mi fece intendere soldi, molti soldi». Insomma soldi che Luciano Lo Giudice avrebbe dato a Cisterna.
L’ex numero due di Pietro Grasso aveva replicato immediatamente «Sono in grado di dettagliare ogni più macroscopico fatto e di ricondurlo all’ assoluta fedeltà alle leggi», spiegando anche i motivi di alcuni contatti telefonici avuti con lo stesso Luciano Lo Giudice «complessivamente non più di sette o otto minuti in due anni e mezzo, e sono in gran parte da ricollegare al ricovero del figlio di Luciano Lo Giudice, un bambino di tre anni autistico, mi chiese se poteva essere curato in un ospedale specializzato». Il procedimento a carico di Cisterna è stato nel frattempo archiviato, ma sia per la corsa alla poltrona di capo della procura di Reggio Calabria (conclusasi con la vittoria di Federico Cafiero de Raho), sia per una eventuale nomina alla Dna, il suo nome di fatto è stato di fatto tagliato fuori.
Tra i concorrenti alla Dna c’erano due titolari di attuali e importanti indagini: Roberto Alfonso è il “supervisore” dell’inchiesta sui fondi ai gruppi politici della Regione Emilia Romagna, mentre Franco Roberti sta invece coordinando l’inchiesta riguardante il fallimento del pastificio Amato, a carico dell’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, e dell’ex sindaco di Siena Franco Ceccuzzi. Proprio dalla procura di Roberti, quella di Salerno, è partita poi l’indagine che vede coinvolto Monsignor Scarano, ex dirigente degli uffici finanziari del Vaticano arrestato per riclaggio. Capaldo è titolare dell’indagine per omicidio volontario a carico dei due marò (Massimiliano Latorre e Salvatore Girone) trattenuti in India e dell’inchiesta su Emanuela Orlandi; Cataldo Motta è invece pm nel processo sull’attentato alla scuola Falcone di Brindisi costato la vita alla studentessa Melissa Bassi, e punta dell’antimafia della procura di Lecce.
Il nuovo Procuratore Nazionale Antimafia (nominato in seguito a un accordo tra Csm e Ministero della Giustizia) sarà il quarto dall’istituzione per legge di questa figura: il primo è stato Bruno Siclari, seguito poi da Pier Luigi Vigna e da Pietro Grasso, la cui elezione trascinò la coda delle polemiche a causa del decreto con cui venne messo fuori gioco per raggiunti limiti di età, il concorrente principale dello stesso Grasso, cioè Giancarlo Caselli. All’ultimo concorso le domande presentate erano solo otto, oggi sono diciotto, e per questo i tempi di assegnazione potrebbero non essere brevi. Nel frattempo la Direzione Nazionale Antimafia continuerà ad essere guidata dal procuratore Pier Luigi Maria Dell’Osso. La nomina di Roberti arriva con ritardo, dato che ci si aspettava all’inizio di maggio la Commissione per gli incarichi direttivi di Palazzo dei Marescialli sarebbe stata in grado di indicare al plenum del Csm il nome o i nomi proposti per l’accordo finale.
Twitter: @lucarinaldi