Isole Tremiti come la Grecia, ville comunali in vendita

L’arcipelago pugliese sull’orlo del crac

È un arcipelago, è sull’orlo del crac e ha messo in vendita ville e terreni. Se la prima risposta che viene in mente è la Grecia, allora si è fuori pista. La soluzione invece è tutta italiana e si chiama Isole Tremiti, comune in provincia di Foggia con appena 400 abitanti e con un debito ormai insostenibile. Il baratro del dissesto è lì a un passo, tanto che il sindaco Antonio Fentini ha dovuto presentare un piano di vendita del patrimonio comunale, fatto anche di ville con giardino. Con una gestione disastrosa degli anni passati, le Isole Tremiti hanno accumulato un debito di sei milioni e 700mila euro. A pesare maggiormente in bilancio sono stati gli interventi pubblici per la gestione del depuratore, della rete idrica, per i lavori al molo.

Nel 2011 il comune ha chiuso con un disavanzo di due milioni e 600mila euro, il peggior risultato in Italia in rapporto alla popolazione: per ogni cittadino tremitese l’ente ha accumulato un deficit di 5.500 euro. È in base a questi dati che la Corte dei Conti ha deciso di inviare un ultimatum al sindaco e alla sua amministrazione: o si privatizza oppure sarà tracollo. Perché solo le entrate tributarie, che ogni anno arrivano a circa un milione e mezzo, non consentono di colmare quell’enorme voragine nei conti pubblici.

E così si è arrivati a quel piano di dismissione, che accomuna l’arcipelago ellenico a quello di casa nostra, che si è guadagnato l’appellativo di «Grecia d’Italia». «Le Isole Tremiti detengono un patrimonio invidiabile, che ammonta almeno 12 milioni di euro – spiega il sindaco Fentini, in carica da un anno – . Vendere i propri beni è una soluzione obbligata, oltre che la più efficace per ripianare i debiti. Metteremo sul mercato le ex case coloniche e le loro pertinenze, la maggior parte delle quali sono già occupate da cittadini, che pagano al comune un canone d’affitto non congruo. Dopodiché, se non basterà, passeremo al piano B». 

Il piano d’emergenza in questione è la vendita di sette ettari di due delle cinque isole Tremiti, quelle di San Domino e San Nicola, che dovrebbe portare nelle casse dell’ente oltre quattro milioni di euro. L’idea è stata lanciata nel 2012 dal commissario prefettizio Carmela Palumbo e scatenò proteste bipartisan, da Sinistra e libertà di Vendola al Pdl, passando per le associazioni ambientaliste. L’asta per la vendita di 12 lotti si rivelò un flop: zero proposte, zero euro incassati dal comune.

Il motivo del fallimento era semplice. Quei terreni erano vincolati alla costruzione di alloggi popolari, gli imprenditori che si aspettavano di poter costruire alberghi o resort rimasero delusi. Stavolta non finirà come un anno fa, assicura il neo sindaco. «Abbiamo già numerose richieste per l’acquisto delle ville. Ce la faremo».

Nel 1987 ci provò – gratis – il colonnello Gheddafi a soffiare all’Italia la sua perla nel Mediterraneo. Il rais sosteneva che le Tremiti appartenevano alla Libia perché nelle sue carceri furono deportati libici durante le campagne coloniali del 1911. Al municipio di piazza Castello sperano che qualcun altro bussi alla porta, ma che almeno porti con sé una valigia piena di euro. Come ha fatto qualche mese fa Hamad bin Khalifa Al Thani, sceicco del Qatar, che ha investito otto milioni di euro per l’acquisto di sei isolette greche nel mar Ionio.

Le Tremiti hanno già avuto illustri abitanti: è un tremitese d’adozione il cantautore Lucio Dalla, che nella sua villa aveva realizzato uno studio di registrazione. Alcuni suoi brani sono nati in riva al mar Adriatico, ascoltando il canto delle diomedee, che secondo la leggenda erano i marinai compagni di viaggio di Diomede, eroe reduce dalla guerra di Troia. La dea Afrodite li trasformò in uccelli, che emettono un suono simile al pianto di un neonato. «È uno dei posti più belli al mondo. Vi rimasi stregato da bambino», diceva Lucio Dalla, che alle Tremiti dedicò il disco Luna Matana e le difese dalle trivelle per il petrolio. Quella terra che ora cerca nelle note del cantautore bolognese lo slancio per risollevarsi.