Presso la Curia vaticana sta iniziando una fase di frusta, di “flagellazione”, di cilicio. Una fase di cilicio dei sensi e dell’orgoglio che convertirà l’ambizione di potere di tanti prelati in ambizione alla santità di cui, siamo certi, c’è più paura che non vocazione. Un cilicio che farà cercare e trovare la vita interiore, anzichè la vita mondana. Un cilicio che restaurerà la visione soprannaturale anzichè la visione diplomatica di potere. Un cilicio che farà esaltare l’umiltà personale anzichè la dimensione dell’appartamento a disposizione e la cilindrata della mercedes con autista. Un cilicio che riaffermerà il valore della castità quale dichiarazione di amore assoluto ed esclusivo di Dio, senza tentazioni “progressiste”. Un cilicio che farà riscoprire la pratica della correzione fraterna anzichè del carrierismo condito con maldicenze. Un cilicio che porterà a voler somigliare al Santo curato d’Ars per riempire i confessionali, anzichè le tavole imbandite. Un cilicio che porterà a somigliare a San Padre Pio di Pietrelcina, per raccogliere offerte necessarie ad aiutare i bisognosi di dottrina spirituale e di aiuti materiali, anzichè preoccuparsi di aver un buon conto allo Ior per assicurarsi la pensione.
E ancora. Un cilicio che farà riflettere sulla necessità di dare finalmente un ruolo di governo nella Chiesa a tutte quelle donne, sante religiose, la cui statura morale ed intellettuale è stata spesso ignorata o sottovalutata. Un cilicio che servirà a trasformare gli ospedali e cliniche di enti religiosi a pensare alla cura dei malati e sofferenti anzichè a fare operazioni immobiliari. Un cilicio che farà essere più prudenti nella scelta dei consiglieri laici cui confidare affari. Un cilicio che farà presto tornare la necessaria fiducia nella Chiesa e nel Suo Magistero, di cui tutto il mondo ha bisogno, anche quello che, ancora, non crede. Un cilicio che ridarà coraggio ai buoni, che sono la maggior parte, che sono stati intimiditi da pochi prepotenti ed arroganti, che li hanno spaventati ed esiliati.