Chi lo avrebbe mai detto che Michelangelo Buonarroti sarebbe diventato un simbolo antimafia? Succede a Casavatore, paese di 18mila abitanti a Nord di Napoli, dove dal 24 aprile al 2 giugno nella malandata palestra della scuola Antonio De Curtis sarà esposto il disegno originale degli “Studi per la testa di Leda”, uno degli schizzi più noti del maestro. Per la prima volta fuori dai musei e dalle gallerie d’arte, Michelangelo scende nelle periferie campane, nei territori controllati dai clan della camorra, tra Scampia e Secondigliano. Nello stesso paese in cui lo scorso luglio è stato sequestrato un arsenale di armi nascosto nei muri di un condominio. Accanto a magistrati e poliziotti, scende in campo il pittore e scultore del Cinquecento. L’arte contro la criminalità organizzata, «il Rinascimento contro le mafie». Il bello contro chi il bello lo deturpa, lo sfregia, lo calpesta ogni giorno.
«È una provocazione culturale», spiega Salvatore Sannino, sindaco di Casavatore, vittima anche lui di un attentato camorristico. «Un’idea nata d’accordo con Pietro Folena, presidente dell’associazione Metamorfosi, dopo una mia visita alla Cappella Sistina di Roma, per attirare l’attenzione su questi territori». E la scelta della “Leda” non è casuale. Michelangelo compose il disegno e il quadro (poi forse andato distrutto in un rogo) in un momento di contrasto con le forze pontificie che assediavano Firenze. «L’opera ha un carattere simbolico di contrasto», spiega Sannino. Non solo: la mostra si svolgerà «all’interno della palestra di una scuola chiusa dal 2005 che è stata ripristinata e aperta agli studenti, che finalmente potranno usufruirne». Un servizio di guardie giurate ad hoc sorveglierà l’opera 24 ore su 24. E in questi giorni, fa notare il sindaco, «per le strade circolano più carabinieri del solito».
«L’antinomia arte/mafia è nelle cose», ha scritto qualche giorno fa su L’Unità Pietro Folena, deputato Pd, tra gli organizzatori della mostra con l’associazione Metamorfosi (che allestisce eventi sulle opere minori di Michelangelo) insieme a Libera. Pensiamo a quando Cosa Nostra nella notte tra il 17 e il 18 ottobre del 1969 rubò La Natività di Caravaggio dall’Oratorio San Lorenzo di Palermo. Il quadro è passato nelle mani di diversi boss, esposto più volte durante i summit di mafia come segno del prestigio e del potere della cosca. Ma nel 2009 Gaspare Spatuzza racconta ai pm di Palermo che l’opera non esiste più: prima nascosta in una stalla fuori città, dove però viene rosicchiata dai topi e dai maiali, e alla fine bruciata. Folena ricorda anche l’attentato di via dei Georgofili a Firenze, nel maggio del 1993, che uccide cinque persone e provoca gravi danni alla Galleria degli Uffizi. E le bombe di Roma due mesi dopo, il 27 luglio, che danneggiano l’entrata laterale e parte della facciata della chiesa di San Giovanni in Laterano e che provocano il crollo quasi totale del portico di San Giorgio al Velabro.
Le mafie, nemiche del bello, proliferano dove manca la cultura della bellezza. Lo conferma anche il sindaco Sannino: «Quello di Casavatore è un territorio difficile con un’alta conurbazione, afflitto dalla criminalità organizzata che ha devastato i paesaggi con abusi e saccheggi edilizi». In questi stessi luoghi, per più di un mese vivrà ora l’opera creata dalle mani di Michelangelo Buonarroti. «L’antimafia non si fa solo con la repressione», continua il sindaco, «è fatta di cultura, di educazione al bello». Anche perché a Casavatore mancano gli spazi di aggregazione culturale. Né esiste un teatro comunale. O meglio, spiega Sannino, «sono in causa con la preside di una scuola per rendere funzionale una struttura che è un teatro, ma che oggi viene usato come auditorium dove fare le riunioni degli insegnanti».
Il disegno della “Leda”, con la sua testa china, riconosciuto come uno dei pezzi più belli e importanti della produzione grafica di Michelangelo, «servirà ad accendere la luce su un territorio dove la criminalità prolifera indisturbata accanto alla gente per bene, che resta la maggioranza», aggiunge Sannino. «Esporre le opere d’arte nei territori della mafia serve per diffondere la cultura del bello lì dove tutto è stato oggetto di speculazione». Il titolo a effetto della mostra è “Michelangelo abita a Casavatore”. E ora, la speranza degli organizzatori è che anche i paesini confinanti, da Secondigliano ad Afragola, possano ospitare altre opere del patrimonio artistico italiano. E che altre mostre d’arte possano “invadere” i territori in mano alla criminalità organizzata. Sarà la bellezza a sconfiggere le mafie?