Oms, 65 anni tra successi e sconfitte

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 «Il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute, intesa, non come assenza di malattie o infermità, ma come uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale». Questo è l’obiettivo che si pone la World Health Organization (Who o Organizzazione Mondiale della Sanità-Oms) quando nel luglio del 1946 la Conferenza Internazionale sulla Salute a New York, approva la sua costituzione. Un anno prima, durante la Conferenza della Nazioni Unite tenutasi a San Francisco, viene approvata all’unanimità la fondazione di un nuova, autonoma e internazionale, organizzazione per la salute. Il 7 aprile del 1948 l’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata per le questioni sanitarie entra in funzione, con sede a Ginevra. I Paesi aderenti sono 55, oggi 194.

La prima assemblea si tiene nel luglio dello stesso anno, durante la quale 53 degli stati membri iniziali stabiliscono che priorità della Who saranno: la malaria, la salute materno e infantile, la tubercolosi, le malattie veneree, l’alimentazione e la sanificazione ambientale. Oggi 65 anni dopo l’entrata in vigore dalla Costituzione molte cose sono ancora da fare, nuove malattie si sono aggiunte a quelle già conosciute (come Hiv/Aids), e alcune sono state sconfitte.

Sono diversi i successi ottenuti dalla Who in questi anni. Uno, e forse il maggiore, è senza dubbio, l’eradicazione del vaiolo. La terribile malattia infettiva che aveva mutilato e ucciso milioni di persone grazie alla campagna portata avanti tra 1967 e il 1979, viene completamente debellata dal nostro pianeta. Il somalo Ali Moallin è l’ultima persona conosciuta ad aver contratto il vaiolo.
Passi avanti sono stati fatti anche grazie alla campagna di vaccinazione antipolio, che in 20 anni ha ridotto del 99% i casi di poliomielite, senza però sradicarla del tutto. Dal 1988, anno in cui la Who in collaborazione con Rotary International, i Centri statunitensi per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione e l’Unicef, ha immunizzato più di due miliardi di bambini, sono stati salvati più di 1,5 milioni di bambini, e cinque milioni che oggi sarebbero paralizzati, possono camminare. A gennaio del 2012, il Direttore Generale della Who, Margaret Chan, al suo secondo mandato quinquennale, affermava però che «la campagna antipolio, sembra non trovare le risorse necessarie per “completare il lavoro” e rischia di diventare uno dei più costosi fallimenti della storia della sanità pubblica». 

L’aspettativa di vita media anche nei Paesi in via di sviluppo continua ad aumentare. Secondo le Nazioni Unite «se i recenti progressi contro l’Hiv/Aids e altre malattie infettive continuano, l’aspettativa di vita nei paesi più poveri del mondo aumenterà dai 56 anni di oggi, ai 69 anni del 2050».

La mortalità infantile, invece, si è dimezzata dal 1960, anno in cui i bambini sotto i 5 anni che morivano nei Paesi più poveri erano 20 milioni. Solo dal 1990 al 2010 c’è stato un calo del 40% passando da 12 milioni di decessi ai 7,6 milioni di morti del 2010. Sebbene dal 1974 la Who si sia impegnata in campagne di vaccinazione per immunizzare i bambini nei Paesi in via di sviluppo (Expanded Programme of Immunization) contro le sei malattie principali dell’infanzia – difterite, tetano, pertosse, poliomielite, morbillo e tubercolosi – ottenendo dei buoni risultati, sono ancora troppi i bambini che rientrano in quei 7,6 milioni e potrebbero essere salvati. E molto deve ancora essere fatto per raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio fissato per una riduzione di 2/3 dei livelli di mortalità nel periodo 1990-2015.

Nel settembre del 2000, infatti, tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite hanno firmato una Dichiarazione in cui si impegnavano a raggiungere otto obiettivi, gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, entro il 2015, tra cui: eliminare la povertà estrema e la fame; promuovere la parità di genere e la discriminazione delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’Hiv/Aids, la malaria e altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; migliorare il sistema sanitario dei Paesi in via di sviluppo per garantire a tutti l’accesso alle cure. Obiettivi che rischiano di non essere raggiunti nei tempi prestabiliti, segnando un altro fallimento per la salute internazionale.

Il colera, la diarrea, le polmoniti e la tubercolosi per esempio, uccidono ancora tantissimi bambini e adulti nei paesi in via di sviluppo, nonostante le cure esistano. Ma mancano i farmaci, o i soldi per comprarli. Inoltre la resistenza ai farmaci antibiotici rimane una nuova e urgente emergenza non ancora risolta. Secondo il Rapporto della Who «nel 2009 la copertura di interventi di prevenzione nel campo della salute infantile è stata del tutto inadeguata, soprattutto per quanto riguarda le terapie di reidratazione orale e di integrazione con zinco per le malattie diarroiche e di antibiotico-terapia per le polmoniti».

«La malnutrizione infantile, per quanto riguarda i bambini al di sotto dei 5 anni di età, pur mostrando qualche progresso, resta grave soprattutto nel continente Africano (la stagnazione della prevalenza insieme alla crescita della popolazione ha comportato un aumento del numero di bambini sottopeso, dai 24 milioni del 1990 ai 30 milioni del 2010) ma anche in Asia, dove il numero di bambini sottopeso ammonta va a 71 milioni nel 2010», come riportato nella sintesi della 64.ma Assemblea Mondiale della Sanità tenutasi a Ginevra nel maggio del 2011.

Un altro Obiettivo del Millennio, quello riguardante la salute materna è fortemente trascurato. Il traguardo imposto per il 2015, una riduzione dei ¾ delle donne che muoiono di complicanze in gravidanza, appare lontano, nonostante si assista a una diminuzione di questi numeri. Il 99% di queste morti, inoltre, è avvenuta nei Pesi in via di sviluppo. 

La colpa del (quasi certo) mancato perseguimento degli obiettivi prefissati, secondo la Chan, è da attribuirsi alla mancanza di fondi dovuta alla grave crisi finanziaria che ha ridotto i finanziamenti da parte degli Stati Membri; a cui si sono aggiunte le gravi calamità naturali avvenute in questi anni (terremoto di Haiti, alluvioni in Pakistan, terremoto e tsunami in Giappone ecc). Per cui l’unico rimedio, sempre secondo il Direttore Generale, sembra essere il rafforzamento dei sistemi sanitari dei singoli Paesi, soprattutto quelli di quelli in via di sviluppo. Riguardo ai fondi, dal Rapporto della Who si evidenzia che «mentre i finanziamenti per contrastare Aids, tubercolosi e malaria sono aumentati (soprattutto in Africa e in anni recenti, più che altro grazie al Fondo Globale), non vi è stato alcun aumento significativo dei finanziamenti per il settore materno-infantile, che richiede, pertanto, una considerazione particolare da parte dei donatori».

Nonostante l’aumento dei finanziamenti stanziati con il Fondo Globale, malaria, tubercolosi, Hiv/Aids e le Malattie Tropicali Neglette restano un fardello pesante per la salute mondiale, che l’Organizzazione mondiale della sanità non è ancora riuscita a eliminare. Secondo la Who: «La malaria uccide più di un milione di persone l’anno, la maggior parte sono bambini sotto i cinque anni. In media in Africa ogni 30 secondi un bambino muore da un’infezione della malaria causata dal morso di una zanzara. Nel 2008 ci sono stati circa 243 milioni di casi e 863000 decessi. Il 50% in meno rispetto al 2000 in circa un terzo dei 108 Paesi endemici. In Paesi con alta copertura di zanzariere impregnate con insetticida si è registrata una consistente diminuzione della mortalità. La tubercolosi, invece, provoca quasi nove milioni di casi di malattia e ne uccide circa due milioni di persone ogni anno». 

Nel 2011 le persone colpite da Hiv erano 34 milioni, di questi 3,4 milioni sono bambini sotto i 15 anni. Sebbene la crescita dell’epidemia appare stabilizzata, con un calo delle nuove infezioni di Hiv, il numero di persone che convive con questa malattia è in aumento. A causa delle terapie antiretrovirali, rese disponibili per più di 5 milioni di persone nei Paesi a basso e medio reddito (nel 2009 è stato del 23% più alto rispetto al 1999), che riducono la mortalità e aumentano la durata della vita. La copertura con la terapia resta però ancora molto bassa. Nonostante i progressi svolti in questi anni, nel 2009 solo il 36% delle persone aventi bisogno è stata raggiunta dai farmaci.

Otre alla malattie infettive, inoltre, negli ultimi anni la Who si è trovata a dover combattere contro le malattie non trasmissibili, come il diabete e il cancro, attivando campagne contro l’obesità e il fumo, e promuovendo attività fisica e dieta; e contro i problemi interni. Dal 2011 infatti, la Chan ha attivato una riforma interna per la Who, in crisi d’identità. Pacchetto di riforme finanziato sostanzialmente dalla Bill and Melinda Gates Foundation, oggi uno dei principali contribuenti volontari della Who (il secondo dopo l’Usa, con 220 milioni di dollari) suscitando le reazioni di molti Governi. Accusata di aver perso il suo ruolo di supremazia come autorità per la salute; di essere diventata una macchina burocratica e lenta azzoppata dalla politica interna; e di scarsa trasparenza visti «i ricorrenti episodi di commistione con l’industria farmaceutica come nel controverso caso della gestione della influenza A e H1N1, e nella selezione degli esperti di un gruppo di lavoro per il finanziamento dell’innovazione biomedica, solo per citare alcuni esempi» come scrive Nicoletta Dentico su Saluteinternazionale.info.
 

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