I seggi sono chiusi da poco più di un’ora quando Ignazio Marino riceve le congratulazioni dei due maggiori sfidanti, David Sassoli e Paolo Gentiloni. Sarà il senatore Pd a correre per il Campidoglio. Le primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco di Roma incoronano vincitore il medico genovese, che conquista oltre il 50 per cento delle preferenze.
Stupisce l’affermazione di Ignazio Marino. Era sicuramente tra i favoriti, ma in pochi si aspettavano un risultato così eclatante. «Ora mi assumo una grandissima responsabilità – racconta Marino nella sede del comitato elettorale nel quartiere San Lorenzo – quella di andare tutti insieme per disegnare la strada che ci porterà al governo della capitale d’Italia».
Ma colpisce anche il risultato negativo di Gentiloni, l’esponente renziano al momento fermo tra il 10 e il 15 per cento. Nonostante l’endorsement di Matteo Renzi, il dato è ampiamente negativo. «Non siamo riusciti ad intercettare la richiesta di buona politica della città» ammette l’ex ministro delle Comunicazioni poco dopo le dieci, quando esce tra gli applausi dei fedelissimi nella sede del comitato elettorale a Botteghe Oscure. La squadra renziana della Capitale è raccolta qui: dal deputato Ermete Realacci all’ex parlamentare Fausto Recchia. Difficile fare paragoni, eppure per Renzi la Capitale si conferma una città ostile. Già durante la sfida contro Bersani il sindaco non era stato capace di conquistare gli elettori romani. Segno che in città l’apparato di partito è forte, spiega qualcuno con amarezza. «Ma anche che il messaggio renziano non è esportabile – raccontano dallo staff di Gentiloni – Renzi è Renzi, non ci sono endorsement che tengano».
Ha vinto l’apparato? Eppure al voto si sono presentati oltre 100mila romani (l’obiettivo minimo che il Pd si era posto). Certo, Ignazio Marino non aveva dalla sua solo Stefano Rodotà e Alessandro Gassman. Il senatore ha potuto contare sul sostegno di Goffredo Bettini, il massimo esponente del partito in città. Ma anche sul supporto di Nicola Zingaretti. Il governatore del Lazio ufficialmente non si è schierato, ma sono in molti a sottolineare il suo legame con Marino. C’è chi ricorda il senatore sul palco durante i festeggiamenti per l’elezione alla Regione. «Daje Ignazio!», si limita a commentare stasera Zingaretti con un post su Facebook, prima di correre alla festa elettorale del parlamentare genovese.
Ma vicino al partito è anche il secondo classificato alle primarie, l’europarlamentare David Sassoli. Schierati con lui il capogruppo Pd al Campidoglio Umberto Marroni (che ha ritirato la sua candidatura all’ultimo) e i dirigenti vicini all’ex presidente dei deputati democrat Dario Franceschini. Persino il giovane turco Matteo Orfini. Risultati alla mano, alle primarie non sembra esserci stata gara. Stando ai primi dati in arrivo dalla sede romana del Pd di via delle Sette Chiese, dove è in corso lo spoglio, Marino avrebbe vinto in tutti i municipi. Dal centro alle periferie. Dopo di lui Sassoli e Gentiloni. Più staccati gli altri candidati. Gemma Azuni, Stefania Prestipino e Tommaso Di Mattia.
E così tra meno di due mesi sarà Ignazio Marino a sfidare il sindaco Gianni Alemanno, l’avvocato del Movimento 5 Stelle Marcello De Vito e l’imprenditore Alfio Marchini. Il senatore è pronto. «Grazie a tutti i romani – ha detto poco fa parlando al comitato elettorale – che hanno trasformato questo esperimento di democrazia in una grande gioia. Ora dobbiamo liberare il Campidoglio da una politica oscura. Noi cambieremo tutto. E a maggio festeggeremo in Campidoglio». I punti fermi della campagna elettorale di Marino restano gli stessi: «Trasparenza, merito e decisioni strategiche prese insieme ai cittadini con referendum di indirizzo». Parlando al suo comitato elettorale, il senatore non risparmia una frecciata al Movimento Cinque Stelle. Un tema che rischia di monopolizzare la prossima corsa al Campidoglio. «Ho già tentato di lanciare delle sfide al M5S ma non ho mai avuto risposta. Ora li sfido: io intendo prendere tutte le decisioni strategiche con referendum di indirizzo. M5S è d’accordo?».
Intanto sulle primarie del centrosinistra rischia di aprirsi un caso. Nel pomeriggio Cristiana Alicata, membro della direzione regionale del Pd Lazio, vicina alle posizioni del sindaco di Firenze Matteo Renzi, in un post pubblicato su Facebook denunciava: «Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica. ll razzismo non c’entra nulla. Sono voti comprati. Punto». In serata monta il caso (a dire il vero più sui social network che nelle sedi dei comitati elettorali). L’esponente di Sel Gemma Azuni annuncia di essere pronta a sollevare il caso. Non ci sarebbero solo le accuse di voti comprati. «Ci hanno segnalato numerosissime irregolarità come la presenza di materiale elettorale di altri candidati all’interno di alcuni seggi. Le verificheremo e vedremo se ci sono i presupposti per fare ricorso».
Le polemiche non si fermano. E c’è chi inizia a mettere persino in discussione su Facebook le proteste.