Viva la FifaTra Juve e Napoli, è stata la domenica delle conferme

E Javier Zanetti colleziona la presenza numero 1100: è il quarto di tutti i tempi

Prima conferma: la Juve è quasi campione d’Italia. Ai bianconeri mancano 4 punti per la certezza matematica. E basta loro una partita tutto sommato al piccolo trotto per avere ragione di un Milan che non perdeva da 14 giornate. Se il ritmo della squadra di Conte in Europa non è sufficiente, in Italia basta e avanza.

Diciamolo: Juve-Milan non è stato un partitone. D’altronde la classifica non impone particolari accelerazioni a nessuna delle due squadre. Il pareggio va bene al Milan, che avendo nel suo punto di forza il gran numero di passaggi riusciti (vedi alla voce “Montolivo”), interpreta il match fossilizzandolo nel gioco in orizzontale. Il numero di palloni toccati positivamente sarà a fine gara del 90 per cento. Si sa, il possesso palla (58% quello rossonero) serve a rifiatare ed organizzare bene le idee: peccato che nonostante le 3 punte più Boateng, il Milan di genialate là davanti non ne produca. Sarà perché manca Balotelli, o forse perché non c’è la velocità di Niang a dettare la profondità, o perché magari Robinho non è – ammettiamolo – un giocatore da Milan.

La Juve è prima e nonostante la vittoria del Napoli ha un vantaggio rassicurante. E poi, come visto anche contro l’Inter, alla capolista basta un’accelerazione per fare gol e mettere la partita in salvo.  Vucinic è in una di quelle serate in cui vorresti venderlo alla prima squadra che passa. Il montenegrino si inventa pure un grande assist in profondità per il sempre presente Marchisio. Peccato sia in fuorigioco. Finisce così che il primo tempo si riduce a un tiro su punizione di Pirlo sporcato dalla barriera e che Abbiati devia in angolo con un gran riflesso. Ma anche nelle partite soporifere, ogni episodio ha la sua importanza. Abbiati si infortuna ed entra un’Amelia che nella ripresa decide di travolgere Asamoah in area: rigore, gol, 3 punti alla Juve.

Seconda conferma: il Napoli di questa parte finale di campionato non molla un centimetro. Dopo aver riacciuffato le gare con Atalanta e Torino, fa sua pure una gara difficile contro il Cagliari. I sardi hanno stupito per intensità: nonostante non abbiano più molto da chiedere a questo campionato, la squadra di Pulga ha messo in difficoltà un Napoli che invece voleva a tutti i costi confermare il secondo posto in campionato. Ormai le partite degli azzurri le conosciamo, ultimamente: partenza a scatti, schiaffi e reazione finale. Così è anche contro i rossoblu al San Paolo. L’inizio del Napoli è accademico, con il numero di Pandev dopo pochi minuti dall’avvio. Hasmik però va a corrente alternata e quando succede questo, tutta la squadra ne risente. Si aggiunga che mancano gli appoggi di Maggio e Zuniga. Succede così che il fortino issato da Pulga resiste, eccome: Ibarbo alla prima grande occasione scarica la botta vincente.

E’ lo schiaffo che serve al Napoli per ripartire: l’asse Hasmik-Pandev-Cavani ingrana la quarta e ribalta il risultato. Non è finita, ci si mette pure Sau con un gran gol. Ma l’abbiamo detto: di questi tempi il Napoli non molla nulla e al 94’ ci pensa Insigne con un gol che ricorda la sua esperienza passata al Pescara. Non è detto che Mazzarri il prossimo anno rimanga al San Paolo. Dovesse succedere, andrebbero riviste alcune cose: un Hamsik non costante, una squadra che palleggia bene (61% possesso palla, 80% vantaggio territoriale) ma che si specchia a volte troppo in se stessa, dominare meglio il nervosismo (sullo 0-1 Cannavaro poteva evitare quell’entrataccia a centrocampo). Da tenere e coltivare la determinazione con la quale si rovesciano i risultati. Ma occhio caro Napoli: non sempre le rivoluzioni vanno a buon fine.

Il campionato italiano è quello che in Europa ha in classifica più distacco tra le grandi che tra le piccole in fondo. E allora, ecco, la terza conferma: dietro le prime tre posizioni, è tutto molto confuso. La Lazio che perde a Udine, la Roma che pareggia in casa contro il Pescara, l’Inter che ritrova la vittoria e pare abbia fatto l’impresa, la Fiorentina che vince ma con un batticuore grande così. Il tasso tecnico del nostro calcio lo abbiamo visto in Europa: abbiamo ancora da lavorare. Di una cosa, possiamo vantarci rispetto a un grande campionato come la Premier League: nel giorno in cui Suarez si distingue per un morso a un avversario in Liverpool-Chelsea, Javier Zanetti ha collezionato la presenza numero 1100, diventando il quarto giocatore al mondo in questa speciale classifica. Se non lo avevate capito, questa è la quarta conferma.

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