Non rottura con il passato, ma continuità. L’elezione di Guglielmo Epifani alla segreteria del Partito Democratico non è una sorpresa per nessuno, e questo va bene. Una cosa però salta all’occhio: Epifani ha un passato socialista. Appartiene cioè a quel Psi di Craxi che non vedeva di buon occhio i “vicini” comunisti. Dopo aver guidato la Cgil (per quasi otto anni) è a capo del partito figlio (o nipote) proprio del partito comunista italiano. Una rivincita? Secondo Gianni De Michelis – già vicesegretario del Psi, vicepresidente del consiglio, e ministro delle Partecipazioni Statali, del Lavoro e degli Esteri della Prima Repubblica, è «passato molto tempo, e molte cose sono successe».
Niente revanchismo socialista, allora.
No, perché è vero che Epifani deriva dalla tradizione socialista ed è capo del partito democratico. Ma non è lì per quello, cioè non è lì per il suo passato nel Psi. Bensì per la sua esperienza di segretario generale della Cgil.
In che senso?
È da lì che deriva: lui è stato scelto come il successore di Bersani perché, al momento delle primarie – quelle scorse – proprio la Cgil e il mondo di riferimento dei sindacati sono stati il sostegno principale alla sua candidatura. Epifani viene visto come il suo miglior successore perché anche lui esprime quel mondo.
Ma allora non si intravede una tradizione socialista che si appropria del Pd?
No, è passato molto tempo da allora. Le persone sono cambiate, le idee sono cambiate. Tutto il mondo è cambiato. Io stesso, che di Epifani mi considero amico, ho seguito strade diverse, e mi trovo da un’altra parte, dal punto di vista politico. Non si può vedere una linea di continuità. Sono passati vent’anni e tanta acqua sotto i ponti.
Certo, era diverso allora. C’era Craxi, la Dc, però..
Tutto cambiato. Epifani c’era, era con me nel partito. Lui faceva parte della componente sindacalista del Psi, forse l’ultimo esponente, era vicino a Craxi. Dagli anni ’80 in poi il mondo è cambiato, però. Ha seguito la sua strada nel sindacato, senza che la sua appartenenza socialista fosse un problema. Anche Susanna Camusso, del resto, che ha preso il suo posto, è, in origine, di area socialista. Si tratta di aree che dialogano e che, venuti meno i motivi di divisione, vanno insieme. E allora la verità è che, a ben guardare, tutte queste etichette non valgono più, e seguire i fili della storia in questo modo non ha senso.
Ma vale anche per il Pd, e il suo nucleo storico?
Certo. Soprattutto per il Pd. Il nocciolo deriva da Pci, poi diventato Pds, e poi Ds e confluito nel Pd. Ecco, questi esponenti non si possono certo considerare comunisti. Il comunismo è finito. Sopravvive solo in alcuni paesi, in forme del tutto stravolte e trasformate, come la Cina o la Russia di Putin. Ma in Italia non hanno ragione di esistere. È un’esperienza della storia che è finita, e anche chi lo sosteneva non lo fa più.
Parliamo di futuro, allora: come sarà Epifani come segretario del Pd?
Come carattere, è deciso e dialogante. Ma il suo compito sarà, in via principale, quello di tenere insieme il partito.
Cosa che servirà. Ma sarà un segretario di transizione o ha ambizioni di una durata più ampia?
Chissà. Questo di sicuro non lo posso sapere. Provi a chiederlo a lui.