Incidenti e navi, le tragedie italiane

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La tragedia della Costa Concordia
Prima dell’affondamento avvenuto il 13 gennaio del 2012, la Costa Concordia aveva già avuto due incidenti, uno nel 2008 nel porto di Palermo, l’altro nel 2010 nel porto di Savona, quando la nave a causa del forte vento aveva urtato la torre di una gru. 

La sera del 13 gennaio 2012, mentre stava effettuando una crociera nel Mediterraneo con partenza da Civitavecchia e scali previsti a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma de Maiorca, Cagliari, Palermo, la nave ha urtato alle 21:42 il più piccolo degli scogli de Le Scole, situato a circa 500 metri dal porto dell’Isola del Giglio, provocando uno squarcio di 70 metri nello scafo e causando 30 morti, 2 dispersi e numerosi feriti.

Il film documentario sul naufragio della Costa Concordia

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La collisione della Jolly Grigio
Il cargo Jolly Grigio della Ignazio Messina era diretto al porto di Napoli, quando alle 7:30 dell’11 agosto 2011 ha urtato il motopeschereccio Giovanni Padre al largo dell’isola di Ischia. Dei tre pescatori a bordo, uno è stato salvato e due muoiono, un padre e un figlio, nell’affondamento della nave.

Dopo l’impatto, il cargo della Messina ha proseguito la navigazione verso Marsiglia perché, secondo le dichiarazioni dei marinai, nessuno a bordo si sarebbe accorto della collisione. Ma una volta approdato nel porto campano, il Jolly Grigio viene sequestrato dalla Procura di Napoli. 

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L’incidente del peschereccio Padre Pio
Il 28 giugno del 2005 la navigazione del peschereccio “Padre Pio” si interrompe bruscamente alle 2,14. Un urto tremendo e la piccola barca, speronata dalla nave cisterna “Audace A.”, si inabissa con l’equipaggio. Muoiono tre uomini: il comandante e armatore del «Padre Pio», Salvatore Vespoli, di 43 anni; Antonio Manfredi, di 44, e Antonio Buonomo, di 20.

Il processo si è concluso nel giugno 2010 con due condanne. A Carlo Manuguerra, comandante della nave cisterna «Audace A.» che entrò in collisione col peschereccio, e a Danilo Giaquinto, timoniere della stessa nave, sono stati inflitti due anni e mezzo di reclusione. 

La tragedia della Francesco Padre
La Francesco padre è colata a picco in mare il 4 novembre del 1994, a 20 miglia dalle coste montenegrine.  La vicenda rientra tra quelle su cui vige il segreto di Stato. Quella notte, in quelle acque, era in corso l’operazione della Nato “Sharp Guard”. Sul lato del relitto, sono stati individuati i segni di colpi di fuoco.

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Il disastro del del Moby Prince
L’incidente avvenne la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo entrarono in collisione al largo del porto di Livorno. In seguito allo scontro, si sviluppò un incendio che causò la morte delle 140 persone a bordo del Moby Prince, equipaggio e passeggeri, tranne il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. Il 28 maggio del 1998, la nave posta sotto sequestro affondò nelle acque del Porto di Livorno mentre era ormeggiata alla banchina. Venne poi recuperata e avviata alla demolizione in Turchia. Tra le cause della disattenzione è stato indicato più volte erroneamente, anche dagli organi di stampa, il fatto che l’equipaggio potesse essere distratto dalla gara di andata della semifinale di Coppa delle Coppe tra la Juventus e il Barcellona.

Le cause accertate in sede giudiziaria furono:  il mal funzionamento di alcuni apparati di sicurezza a bordo della nave; l’aver fatto scendere prima del dovuto il pilota del porto Federico Sgherri; la mancata attenzione nelle procedure di uscita dal porto; la velocità troppo elevata in fase di uscita; l’aver lasciato aperto il portello del traghetto in fase di navigazione. 

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