Jack London, vita e destino dello scrittore d’avventura

Una biografia ne racconta la parabola

Strillone di giornali, pescatore di ostriche, operaio, vagabondo, marinaio, attivista politico, giornalista, cacciatore di foche in Giappone, cercatore d’oro nel Klondike, oltre che naturalmente scrittore. Jack London ha vissuto una vita avventurosa quanto quella dei protagonisti dei suoi romanzi.

Nato «proletario» come lui stesso amava ripetere, a soli 29 anni è uno degli autori più popolari, prolifici e meglio pagati al mondo, grazie al successo di capolavori come Il richiamo della foresta e Zanna bianca. Tanto che prima di morire, nel 1916, a 41 anni, mantiene nell’agio due famiglie e abita con la seconda moglie, l’adorata Charmian, in uno splendido ranch di 1.400 acri, il Beauty Ranch di Glen Ellen, nella Sonoma Valley, in California. Il segreto del suo successo letterario risiede in una determinazione e caparbietà fuori dal comune che lo ha spinto a leggere libri di ogni genere, a proseguire gli studi nonostante le difficoltà economiche familiari e a cimentarsi nella scrittura fin da giovanissimo. Ma non solo. Lo spirito d’avventura che lo anima è lo stesso che vive nei suoi romanzi e nei suoi saggi politici. Perché London ha saputo sperimentare sulla propria pelle tutto quello che poi ha tramandato ai lettori: il legame atavico con la natura, il rapporto profondo con il mare, il fascino nei confronti degli animali selvaggi, la fatica di una vita «vagabonda», l’amore totale per una donna.

A raccontare la sua vita affascinante ci ha pensato Daniel Dyer, professore presso la Kent State University e autore di una meticolosa e avvincente biografia dal titolo Jack London. Vita, opere e avventura, che l’editore Mattioli 1885 ha da poco dato alle stampe, a cura di Franca Brea (pagg 176, euro 19,90). Come scrive Dyer, «Jack London visse in modo sorprendente, addirittura incredibile. In poco meno di quarantuno anni, accumulò un tale bagaglio di avventure e di successi da bastare per parecchie vite». 

Quando nasce, il 12 gennaio 1876 al numero 615 della Third Street, a San Francisco, a casa di una amica della madre, viene registrato con il nome di John Griffith Chaney. A unire Flora Wellmann e William Henry Chaney, madre e padre di Jack London, era stata la passione comune per astrologia e occultismo. Ma quando Cheney scopre che Flora aspetta un bambino se la dà a gambe, lasciandola sola. Flora, dopo aver tentato il suicidio, come narrano le cronache dell’epoca, dà alla luce il figlio e lo affida a una balia afroamericana che London ha sempre considerato alla stregua di una madre. È stata lei a affibiargli il soprannome di Jack che si portò addosso per tutta la vita. Quando Jack ha nove mesi Flora incontra John London, vedovo e già padre, e i due si sposano.

Jack London è un bambino precoce. A cinque anni, mentre trasporta un secchio di birra nel ranch del padre, prende la sua prima sbronza. A 10 anni comincia a guadagnare denaro per la famiglia distribuendo giornali, a 15 fa l’operaio in una ditta di frutta e verdura. Nel frattempo scopre la passione per lettura, frequentando la biblioteca pubblica di Oakland. Ma è il mare ad attirarlo di più. Impara a navigare nella baia di San Francisco unendosi a un gruppo di pirati di ostriche. A 17 anni s’imbarca per il Mar del Giappone per una battuta di caccia alla foca. A 18 è un vagabondo che percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo saltando di treno in treno, senza pagare il biglietto (all’epoca reato gravissimo) fino a quando viene incarcerato per 30 giorni nel penitenziario della Contea di Erie, a Buffalo, NY, nell’estate del 1894. Tornato a casa, in California, si immerge nello studio come autodidatta. L’anno successivo si iscrive alla scuola superiore come matricola e comincia a avvicinarsi alle idee socialiste. Inizia a scrivere ma i suoi manoscritti vengono immancabilmente respinti dagli editori.

Nell’estate del 1897 avviene la svolta. Si sparge la notizia di un favoloso ritrovamento di oro nello Yukon canadese, negli affluenti di un fiume poco conosciuto, chiamato Klondike. Jack London parte insieme al cognato, passa un anno nello Yukon e vive in una capanna abbandonata, in mezzo ai lupi. Quando torna a casa, nell’estate del 1898, è pieno di storie da raccontare. È così che inizia il suo destino di scrittore. Nel 1902 esce Il richiamo della foresta che gli dà soldi, successo e fama. Stampato ininterrottamente dal 1903 a oggi, è uno dei più grandi bestseller nella storia della letteratura americana.

Nel frattempo Jack London imprime una svolta anche nella sua vita sentimentale. Dopo un matrimonio andato a rotoli e due figlie di cui si occuperà pochissimo, conosce la donna che starà vicino a lui fino alla morte, la sua musa e compagna di avventure: l’anticonformista Charmian Kittredge, che sposerà nel 1905. Con lei conosce finalmente la felicità. Si dedica a viaggi avventurosi per terra e per mare (in Giappone per seguire il conflitto russo-giapponese, i mari del Sud, Cuba, le Hawaii dove impara a fare surf) e alla scrittura. E scrive i suoi romanzi più scopertamente autobiografici come Martin Eden (1909) e John Barleycorn (1913), le sue memorie. Finché le precarie condizioni di salute lo costringono a una vita più tranquilla. Costruisce il famoso Beauty Ranch di Sonoma dove morirà il 22 novembre 1916, probabilmente per uremia, accanto a Charmian, il corpo devastato dall’alcool e dalla disfunzione renale. La produzione scritta di Jack London è tale che tre anni dopo la sua morte sulle riviste compaiono ancora racconti e articoli inediti.

Chissà se lui ne sarebbe stato felice? «La cosa che mi piace di più,» aveva scritto, «è la realizzazione di me stesso, non la realizzazione per l’applauso del mondo, ma la realizzazione per la mia soddisfazione personale».