Viva la FifaJuventus docet, tutti vogliono lo stadio di proprietà

In attesa di una legge ad hoc, alcuni club vanno avanti

Se un presidente del Consiglio, durante il voto di fiducia al Senato, si mette a parlare di stadi di calcio, qualcosa vorrà pur dire. «Gli stadi sono quasi tutti di decenni fa, nel cuore delle città, portano intasamento e smog», ha spiegato Enrico Letta al secondo ramo del Parlamento. «Dobbiamo fare dei cambiamenti, pensare che ci possono essere più persone che possano lavorare intorno a questi investimenti, liberando i centri storici. Non si può rimanere sempre fermi per paura delle conseguenze: o ci rendiamo conto che attorno a questi temi serve fare qualcosa o continuiamo a rimanere fermi». E se lo ha detto in Senato, un motivo ci sarà: proprio a Palazzo Madama è morto il primo vero tentativo di far approvare il disegno di legge sugli stadi. Una norma a costo zero per lo Stato italiano e che doterebbe il nostro calcio di impianti moderni e capaci di generare introiti.

Ma il Fair Play Finanziario voluto da Platini incombe. A partire dalla fine della prossima stagione, i bilanci delle squadre verranno passati a setaccio dalla Uefa e chi supererà i 45 milioni di passivo andrà incontro a sanzioni. Non solo: negli ultimi anni gli spalti hanno perso un milione di tifosi, che hanno finito con l’accomodarsi davanti alla tv. Lo spettatore medio preferisce guardarsi la partita in poltrona, piuttosto che in impianti considerati scomodi e sicuri. Il confronto con l’estero è impietoso. Comanda l’inglese Premier League con il 94,5% di stadi riempiti a stagione, seguito dalla tedesca Bundesliga con il 91,2%. Al terzo posto la Liga spagnola, in calo al 69,3%: solo Barcellona e Real hanno stadi di proprietà in grado di alzare la media (mentre il nuovo Mestalla di Valencia è invischiato nel crack di Bankia). Giù dal podio c’è la serie A con il 54,2%. Un dato che spiega come i nostri club dipendano a livello di introiti complessivamente per il 66% dai diritti tv.

Così alcune società italiane, in attesa di una legge che al momento non arriva, cercano di muoversi per conto proprio. A metà mese partiranno i lavori per il nuovo stadio Friuli, casa dell’Udinese. Sarà costruito con l’aiuto del Comune e il club lo avrà, secondo il canone della concessione del diritto di superficie, in gestione per 99 anni. Venticinquemila posti, campo riscaldato, wi-fi gratuito: altro che salotto di casa. La Sampdoria si sta muovendo con un progetto che vede la riqualificazione della Fiera di Genova. La famiglia Garrone sta pensando a una struttura aperta 365 giorni all’anno. L’idea sta facendo passi in avanti, anche perché la Samp si è affidata a Coni Servizi: il centro nevralgico della struttura sarà lo stadio da trentamila posti, che sorgerà nell’area attualmente occupata dal Palasport. Lo stadio avrà la forma di un ovale e avrà il manto erboso in sintetico.

Mentre la Lazio ha nel cassetto da anni il progetto dello ‘Stadio delle Aquile’, la Roma è più avanti. La lettera di intenti con terreno, cubatura, costi e tempi di realizzazione della struttura è stata stipulata a inizio 2013. Si attende ora il progetto di Dan Meis, che prevede una struttura più piccola dell’Olimpico: 55mila posti. Qui però la questione è diversa da quelle di Udinese e Samp. Il progetto dello stadio rischia di essere rallentato, senza una legge che indici e snellisca al contempo l’iter. La Roma spera di avere lo stadio pronto per il 2016, ma al momento pare dura. Soprattutto per la questione vincoli paesaggistici, la stessa che in sostanza fece affossare il disegno di legge per la lotta interna tra ambientalisti e non in seno al Pd, il partito che aveva presentato il progetto.

E del Pd fa parte il candidato sindaco di Roma Ignazio Marino, che approva la scelta del sito per il nuovo stadio (Tor di Valle), senza perdere d’occhio l’ambiente: «Le infrastrutture sono indispensabili – ha spiegato di recente Marino – e devono essere costruite accanto e per lo stadio, tenendo sempre d’occhio il piano regolatore. Tor di Valle, dove già esiste lo stadio del trotto, potrebbe essere un sito adatto per un impianto e, tra l’altro, si sposa perfettamente con l’idea di politica urbanistica che ho e che si fonda sulla demolizione e ricostruzione. Lo stadio della Roma deve essere un’opera utile per un intero quadrante della città». Più chiaro ancora è stato Claudio Fenucci, ad giallorosso: «Gli stadi di proprietà hanno valore non solo economico, ma anche culturale. Servono a isolare i violenti, a restituire centralità al tifoso. Saranno la casa dei sostenitori. La burocrazia italiana è vergognosa e da eliminare: serve una normativa che dia certezze tempistiche».

La burocrazia rischia anche di fermare il nuovo progetto della Fiorentina: i Viola hanno pronto un progetto da 150 milioni. L’impianto è stato già presentato al sindaco Matteo Renzi e sorgerebbe nella zona di Novoli. I Della Valle però spingono anche per avere strutture commerciali e turistiche da integrare nello stadio, così come avviene già nello Juventus Stadium. Ma soprattutto, una legge impedirebbe un nuovo verificarsi di quanto successo con il Cagliari e Is Arenas. A proposito: il presidente del club, Massimo Cellino, è ancora ai domiciliari e ora progetta di comprare lo stadio ‘Giglio’ di Reggio Emilia. Sì, perché la Figc è stata chiara: per la prossima stagione ci vogliono regole chiare sugli stadi.

E se fosse la volta buona, allora, per vedere la legge approvata? L’onorevole Dario Nardella, ex assessore allo Sport del Comune di Firenze, non ha dubbi: «Dobbiamo dimostrare che questa volta non ci faremo paralizzare dai veti, dopo due fallimenti riusciremo a fare una legge equa. Dobbiamo affinare i contenuti tecnici che presenteremo non appena depositeremo il progetto di legge. Poi potrebbero bastare pochi mesi al Parlamento per l’approvazione se vi sarà la volontà e la collaborazione di tutte le forze politiche. Lavoriamo a una legge che riguarda la realizzazione e la ristrutturazione di tutti gli impianti sportivi medio-grandi e non solo degli stadi di calcio. In questo modo offriamo ai Comuni uno strumento utile a tutto il mondo dello sport che vuole investire, creando le condizioni per un rilancio economico e di posti di lavoro».
 

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