La chiama «imprenditoria sociale» la sua, don Marco Casale, 45 anni, responsabile della Caritas di Varese e cappellano della Casa circondariale della stessa città. Ha iniziato a “fare l’imprenditore” nel 2009, come vicario della Pastorale giovanile di Tradate, cittadina di quasi 18mila abitanti in provincia di Varese. «Le idee nascono sempre dall’osservazione delle emergenze del territorio in cui ci si trova», spiega.
Il suo è un esempio concreto di ciò che poche settimane fa il Vescovo di Pavia ha chiesto ai suoi sacerdoti: creare 5, 6 mila posti di lavoro mettendo in rete gruppi di servizio e di volontariato. Appellandosi anche alla politica nazionale «per liberalizzare le imprese sociali equiparandole alle onlus», sbloccando il decreto 155 del 2006. E fare in modo che anche il settore commerciale diventi campo aperto per il no profit. Sacerdoti che diventano imprenditori. Come? Ascoltando il territorio e i suoi bisogni.
Nel 2009, a Tradate, Don Marco e i suoi collaboratori si accorgono che molte famiglie in cui entrambi i genitori lavorano non sanno a chi affidare i ragazzi dopo la scuola. Insieme a una decina di educatori che già lavorano nei tre oratori della cittadina, Don Marco fa nascere il progetto Oltre la scuola, una formula semplice ma efficace: pomeriggi di compiti e gioco per intrattenere circa 150 ragazzi di elementari e medie. Dalle 13 alle 18 ogni giorno. Gli educatori vanno a prendere i ragazzi dopo il suono della campanella, pranzano insieme a loro e poi iniziano le attività del pomeriggio: due ore di compiti, poi la merenda e il gioco libero, alternato ad attività creative.
Il progetto alle famiglie piace e prende piede. Don Marco sceglie di sgravare la parrocchia dalla gestione diretta del progetto e apre una cooperativa. La chiama san Luigi, come l’oratorio principale di Tradate in cui il progetto «ha le sue radici». Alla cittadina del Varesotto si aggiungono anche Legnano, alle porte di Milano, Induno Olona e Gazzada Schianno (Varese). Moltiplicati i servizi, la cooperativa assume nuovi dipendenti: gli educatori diventano 20, la maggior parte assunti con contratto a tempo indeterminato, altri a tempo determinato. Rispondono a un bisogno che in queste aree resta forte, visto che non tutte le scuole hanno scelto la formula della settimana corta, con le lezioni al pomeriggio e il sabato mattina libero. «Se continuiamo ad avere tante richieste è perché qui i genitori trovano qualcosa che non è offerto altrove».
L’età media degli educatori della cooperativa San Luigi è di 30 anni. Hanno tutti una laurea in Psicologia o in Scienze dell’educazione e spesso arrivano qui subito dopo l’università. «Vogliamo far crescere le persone. E aiutare i ragazzi ad inserirsi nel mondo del lavoro permettendogli di fare le prime necessarie esperienze», spiega Don Marco, sensibile al tema. I più giovani non sono lasciati a se stessi. «In ogni oratorio ci sono educatori più grandi che coordinano le attività, e guidano e correggono i neo arrivati».
Nel 2010 Don Marco viene spostato a Varese. Altra città, altri bisogni. Con la crisi che incalza, uno dei problemi che si manifestano maggiormente in città è quello di uomini che restano, per diverse ragioni, senza lavoro e senza casa. Non solo padri separati che lasciano la casa della ex-moglie. Anche giovani che da un momento all’altro perdono il sostegno economico della famiglia. «Persone in emergenza abitativa», li definisce Don Marco. «C’era il rischio per loro dell’emarginazione sociale. Senza casa e senza lavoro diventi presto escluso, un peso per la società. Se invece ti sostengono nel momento di difficoltà, torni presto a essere una risorsa».
Don Marco nella Casa San Carlo, Varese
Nel febbraio 2012 nasce il progetto Casa san Carlo, finanziato dalla Fondazione Cariplo con la partecipazione della Caritas locale. Si prende una vecchia casa disabitata di proprietà della parrocchia, e si assume una coppia di giovani educatori con il compito di guidare il progetto. Le stanze vengono affittate a 10 persone con una retta mensile di 250 euro. Gli si dà tempo sei mesi per poter tornare autosufficienti trovando un lavoro e una nuova casa. Il progetto funziona. «Tutte le persone che sono passate da qui hanno trovato una nuova sistemazione. Spesso li aiutiamo anche a trovare una nuova occupazione, usando i contatti che abbiamo sul territorio».
Uno degli ambienti della Casa San Carlo a Varese
Il progetto continuerà fino al 2014. Ma nel frattempo Don Marco non sta con le mani in mano. Ha già adocchiato un vecchio panificio a Bizzozero, Varese: «possiamo ristrutturarlo e mettere a lavorare almeno tre degli ospiti della Casa san Carlo», progetta.
Non solo. C’è un altro ambito in cui presto si metterà al lavoro, anche se deve ancora capire in che modo: «Troppe case sfitte a Varese. E allo stesso tempo molte persone che non hanno un appartamento. Non dice ancora come, ma Don Marco, imprenditore, troverà il modo di unire domanda e offerta.
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