Dove stanno andando la scuola e l’università italiana? Quali sono i ritardi rispetto all’estero? I nostri insegnanti sono bravi? Investiamo a sufficienza? E poi: come ha detto Umberto Eco, ci sono troppi studenti negli atenei italiani? E bisogna prediligere l’inglese o l’italiano? Sono le domande calde di questi giorni, mentre un nuovo ministro si è appena insediato e l’anno scolastico volge al termine. Abbiamo posto queste e altre domande a tre esperti di scuola e università: Alessandro D’Avenia, insegnante e scrittore di successo meglio noto come “Prof 2.0”, Attilio Oliva, presidente della Associazione Treellle, e Roberto Perotti, autore de L’università truccata e docente dell’Università Bocconi.
D’Avenia: “La scuola superi lo steccato tra pubblico e privato”
“Non è vero che l’Italia spende poco per la scuola”
“Gli studenti migliori vadano negli atenei migliori”
Roberto Perotti è docente di Economia politica dell’Università Bocconi di Milano e autore de L’Università truccata (Einaudi). Rispondendo alla provocazione sollevata da Umberto Eco sull’«eccesso di studenti», dice: «Il problema non sono gli studenti, ma le università migliori devono essere libere di scegliere gli studenti migliori. Quelli meno bravi hanno diritto di studiare, ma non tutti possono andare ad Harvard o Princeton»