Quante volte abbiamo sentito notizie sull’ultimo fantastico progresso fatto dalla medicina. O abbiamo letto un articolo su un problema di salute il cui rimedio guarda caso, si trova reclamizzato nella stessa pagina, o poche più in là. Di certo non per caso. «Siamo tutti costantemente esposti a messaggi sensazionalistici, a volte contraddittori, frammentati e quasi sempre sponsorizzati. La scelta stessa degli argomenti da parte delle pubblicazioni di medicina divulgativa, viene spesso basata sulla committenza pubblicitaria, senza una coerente strategia culturale: nessuna scelta sulla base di criteri oggettivi per la selezione dei personaggi da intervistare, nessuna sistematizzazione degli argomenti» scrive Alberto Costa, chirurgo oncologo, e presidente di Rbs-Ricerca biomedica e salute, per spiegare perché è nata questa iniziativa. «Crediamo sia il momento di promuovere un diverso modo di fare informazione sulla salute, partendo da quel che succede nel mondo della ricerca biomedica (sconosciuto alla maggior parte del pubblico) e che si traduce nel miglioramento delle terapie disponibili».
Rbs nasce il 21 giugno 2012 come associazione no profit, di «un gruppo di amici» come racconta a Linkiesta il presidente, con lo scopo di «diffondere la cultura della salute e della ricerca scientifica e biomedica in particolare, attraverso un’informazione libera e onesta». Realizzando «contenuti destinati ai media, prodotti editoriali e l’organizzazione di eventi, incontri, manifestazioni, utilizzando sia i mezzi tradizionali sia quelli digitali e mobili». Nasce così la rubrica “Scienza e salute” in collaborazione con Linkiesta, che ogni domenica pubblicherà all’interno di questo spazio un articolo sui progressi svolti nella ricerca biomedica. Rbs ne curerà i contenuti, come gli esperti da intervistare di volta in volta, scegliendoli in base a criteri oggettivi e indipendenti e discutendone con la redazione.
Viene da chiedersi quali saranno gli strumenti utilizzati per guadagnare la fiducia dei lettori e dare credibilità alle notizie selezionate. «Noi vogliamo sperimentare un meccanismo di valutazione che riteniamo al momento il più oggettivo possibile – risponde Costa – selezionando i lavori scientifici e le riviste in base al loro “impact factor” (If). Oggi l’attendibilità di una notizia scientifica è misurata con questo parametro: più una ricerca è veritiera più è riproducibile. E più è riproducibile più è utilizzata e riverificata in diverse parti del mondo. Se uno scienziato pubblica un dato e questo viene riprovato molte altre volte e citato in altri giornali, il numero medio delle sue citazioni sale e così il suo fattore d’impatto».
Secondo quest’ottica «una buona rivista scientifica, con un impact factor elevato, è quella capace di riconoscere e pubblicare dei buoni risultati» continua l’oncologo «per questo noi abbiamo scelto i primi dieci giornali al mondo per valore di If, dal Nejm al Bmj, passando per Plos Medicine l’unica rivista open access nel gruppo. La probabilità che queste dieci riviste pubblichino una bufala o una cosa non vera è pressoché zero. Sono giornali che hanno anche più di 100 anni, e non hanno precedenti se non eccezionali di errori di valutazione. Ogni settimana sceglieremo le pubblicazioni che ci sembrano più rilevanti e più ci colpiscono per discuterle con la redazione».
Forse c’è anche da aggiungere che in Italia gli scienziati spesso non riescono a comunicare con i cittadini. Sembra quasi che parlino due lingue distinte e non si comprendano. Un po’ perché «in campo biomedico ci sono pochi giornalisti interessati solo alla comprensione e alla divulgazione. Tant’è vero che quando serve, l’uomo giusto da chiamare resta ancora Piero Angela». L’altro problema di non poco conto che cita il presidente di Rbs è quello della committenza. «Il motivo per cui è nato questo progetto. Nel campo della salute molto purtroppo viene fatto in funzione degli sponsor e della pubblicità. Si punta soprattutto a quel tipo di articoli che gli inglesi chiamano “Advertorial”: advertisement (pubblicità) più editorial (editoriale). Ovvero quando si scrive un editoriale ma per fare pubblicità a qualcosa o qualcuno che in cambio fa regali o paga. Ne abbiamo troppi».
Per chiarezza è giusto dire che Rbs per il momento sta in piedi da sola. Il «gruppo di amici» che ha intrapreso questa iniziativa si sostiene da solo, mantenendo i costi più bassi possibile. L’unico finanziamento iniziale, necessario per qualsiasi start-up, è arrivato dalla Eso, la Scuola Europea di Oncologia. Un’istituzione presieduta da Ugo Rock e fondata trenta anni fa da Umberto Veronesi, che ha sempre creduto nell’importanza di migliorare la comunicazione scientifica in Italia. «Poi speriamo che nel tempo arrivino altri sostenitori indipendenti e disinteressati che credono nel valore dell’informazione corretta e della cultura di per se» si augura Costa. «C’è chi fa la donazione al Wwf o altre associazioni. Un domani magari la farà a Rbs».
Perché una buona comunicazione scientifica è necessaria e ha delle ripercussioni anche sulla società. Sia perché capire, e conoscere, aiuta a farsi delle opinioni e delle scelte migliori. Che di conseguenza fanno stare meglio noi e chi ci sta intorno. Sia perché agire in maniera consapevole e razionale riduce i costi della sanità.
Ma perché un chirurgo oncologo nel pieno della sua attività professionale dovrebbe decidere da un giorno all’altro di dedicarsi alla comunicazione scientifica? Ride Alberto Costa, ma racconta che in realtà è da giovanissimo che coltiva questa passione: «Non per vantarmi, ma poco dopo la laurea nel ’79 partecipai a un concorso bandito dell’edizione italiana di Scientific American (Le Scienze) per giovani comunicatori e vinsi con un articolo sul cancro al seno che fu pubblicato sul numero 126 della storica rivista.Questo per dire che mi è sempre piaciuto spiegare la scienza. Senza considerare che è una parte imprescindibile del lavoro di clinico. Oggi per esempio ho fatto tardi perché una signora che stavo visitando non accettava il fatto di dover fare la chemioterapia. Le ho spiegato i motivi per cui la cura era davvero necessaria, aiutandomi anche con alcuni disegni, e alla fine ha razionalizzato e accettato la terapia. Ho iniziato solo ora a dedicarmi ad iniziative come questa in maniera assidua perché è solo con la maturità che si capisce come sia importante avere un’informazione scientifica libera, onesta e trasparente. Che è un mito, lo so, ma almeno bisogna provarci e magari passarci vicino».
Twitter: @cristinatogna