Il Comune di Milano renderà operativo l’ufficio antiriciclaggio: un compito che i comuni, e gli enti della Pubblica Amministrazione si possono assumere in virtù del decreto legislativo 231 del 2007, che recepiva la terza direttiva antiriciclaggio europea.
«Fino a oggi» fa notare David Gentili, presidente della Commissione comunale Antimafia del Comune di Milano a Linkiesta – nessun ente, in particolare i Comuni, si erano mai mossi a riguardo. Milano è il primo Comune d’Italia ad applicare quel decreto a sei anni dalla sua approvazione».
Nella giornata di Venerdì 7 giugno la delibera passerà in giunta comunale e dal 10 giugno l’ufficio antiriciclaggio del Comune sarà operativo. Il compito sarà quello di segnalare a Banca d’Italia le attività sospette in virtù di una trentina di indicatori utili all’individuazione del possibile riciclatore e delle operazioni compiute che risultano a rischio riciclaggio.
Possibile riciclatore che Palazzo Marino avrà facolta di segnalare sia a Banca d’Italia, sia eventualmente alla magistratura. «Il Comune ha tutti gli strumenti necessari per questo tipo di segnalazione» specifica Gentili «a partire dalla collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, arrivando alle segnalazioni sul territorio delle forze di Polizia».
Si parla di un “giro d’affari”, quello del riciclaggio di denaro, che in Italia, si aggirerebbe attorno ai 25 miliardi di euro, di cui 4 nella sola Lombardia. E non è un mistero, che gran parte di questi 4 miliardi siano reinvestiti proprio in quel di Milano, una città snodo per le economie criminali nostrane e non. La prima sperimentazione provvisoria è partita nell’hinterland milanese, precisamente a Corsico, per poi arrivare a Milano anche su indicazione di Nicola Mainieri di Banca d’Italia.
I trenta indicatori di cui si avvarrà l’ufficio applicando i parametri che delimiteranno il “limite” tra ciò che è meritevole di una segnalazione alle autorità e di ciò che invece non lo è, riguarderanno per esempio l’acquisizione di immobili e licenze con pagamenti in contanti, l’acquisto ripetuto di immobili da parte di persone molto in là con l’età o troppo giovani e prive dei requisiti minimi di reddito, l’apertura di più attività nel giro di pochi mesi, esercizi commerciali diversi che hanno sempre lo stesso rappresentante legale, sistemi di controllo societari attraverso scatole cinesi, leasing sovrastimati, abitazioni in periferia affidati a trust.
La lista degli indicatori avrebbe dovuto essere redatta in questi sei anni dal Ministero dell’Interno tramite circolare, ma fino a oggi non si è mai vista. «Per questo» spiega Gentili a Linkiesta «oltre a essere il primo Comune ad adottare l’ufficio antiriciclaggio potremmo essere anche apripista alla redazione di un documento indispensabile ma mai arrivato dai governi in questi sei anni». E visti anche i reinvestimenti che le mafie operano sul territorio stupisce poco che si sia sentita l’esigenza anche a livello amministrativo di dotarsi di un ufficio di questo genere. L’obiettivo dichiarato è anche quello di tutelare l’imprenditoria sana da una imprenditoria mafiosa che purtroppo morde alle caviglie il mercato e la concorrenza.
Il nuovo servizio, se la tabella di marcia non dovesse incontrare intoppi, dovrebbe partire dal prossimo 10 giugno. Il funzionamento del database, suggerito dal consulente per l’anti-riciclaggio Mario Turla, oltre alle informazioni disponibili presso le banche potrà appunto incrociare anche i dati in possesso del Comune e quelli ottenuti dalla Polizia Locale.
Verrà quindi individuato, sulla scorta dell’incrocio dei dati in possesso, il “fattore di rischio”, e le attività a rischio medio-alto verranno segnalate a Banca d’Italia e magistratura. Ad occuparsi dell’avvio della Commissione, della formazione dei funzionari e della definizione dei parametri nel dettaglio sarà la direzione centrale Entrate e Lotta all’evasione di Palazzo Marino, il cui personale sarà formato da tecnici della Banca d’Italia, a partire già dal 21 maggio.
«L’impulso principale alle segnalazioni viene principalmente dalle banche» spiega di nuovo David Gentili «molto meno dai professionisti, che sono comunque tenuti a segnalare situazioni dove tracciabilità e trasparenza vengono a mancare». A Milano, dice Gentili a Linkiesta, il metodo di lavoro è già stato provato su un caso verificatosi in uno dei quartieri del capoluogo lombardo, e la sperimentazione andrà avanti fino a dicembre 2013.
A chi contesta il modus operandi da “polizia fiscale”, ha risposto già a luglio 2012 il consulente anti-riciclaggio Mario Turla, illustrando il progetto di quello che poi è diventato la base del software che verrà utilizzato dal Comune. «Le segnalazioni» spiegava Turla in audizione alla commissione comunale antimafia di Milano «partiranno quando ci saranno operazioni in cui mancheranno requisiti di tracciabilità e trasparenza». Per Turla questo diventa uno strumento indispensabile perché in grado di garantire maggiore equità sociale, introiti maggiori derivanti dal recupero delle somme, anche evase, da parte del Comune, e maggiore legalità sul territorio.
Twitter: @LucaRinaldi