Come annunciato, Alemanno ha perso. Fuori da Roma, il centrodestra sprofonda quasi in tutta Italia. Sembra arrivato, per l’ex sindaco e per tutto il partito, il tempo delle critiche (o meglio, delle autocritiche). Come ha fatto Alemanno a dissipare l’ampio consenso di voti che aveva salutato la sua vittoria nel 2008? Secondo Umberto Croppi, suo ex assessore alle politiche culturali e alla comunicazione del Comune di Roma (uscito con l’azzeramento della giunta nel 2011), il disastro deriva da scelte di fondo errate che hanno minato alla base consenso e politica. Fino al crollo di questi giorni.
Quali sono stati gli errori più gravi di Alemanno?
Di sicuro, il più grave è stato non innovare il metodo di fare politica. Mi spiego. Aveva avuto, nel 2008, un consenso di voti altissimo: 180mila in più rispetto alla coalizione. Questo cosa voleva dire? Che anche a sinistra si guardava a lui per rompere, come aveva promesso, con il metodo consociativo che affliggeva (e affligge) Roma, e dare alla politica degli schemi nuovi. Ecco, non solo non lo ha fatto, ma si è adeguato.
Il caso parentopoli è stato uno scandalo.
Vero, è quello il problema. Certo, ci sono state anche svariate incapacità amministrative in altri campi. Ma penso che i cittadini avrebbero sopportato qualche sacrificio, se avessero visto davvero qualche segno di innovazione, soprattutto nel metodo di fare politica. E invece, ha – abbiamo, perché c’ero dentro anche io – pensato, sbagliandoci, che l’unico modo di consolidare il potere era di utilizzare i metodi contro cui si era scagliato. Ecco, dovevamo averlo capito, invece, che l’elettorato è maturo, che non accetta assunzioni facili, nepotismi. Lì è crollato.
E anche con l’emergenza neve.
Quella è stata il simbolo del disastro di Alemanno. Perché in realtà non aveva arrecato particolari disturbi o polemiche eccessivo. È stato lui, da solo, ad andare in televisione a giustificarsi, a tirare in ballo le previsioni più o meno chiare: is è infilato da solo nel guaio, ha acceso una polemica e ha continuato a farlo anche nei giorni successivi. Ha pensato bene di confondere il ruolo del sindaco, che è istituzionale, presentandosi in strada e facendosi fotografare con la pala in mano. Ha suscitato battute e critiche, ma la sua sovraesposizione mediatica lo ha distrutto.
E con lui si chiude una stagione della destra al Comune di Roma.
Non ha saputo innovare e mantenere tutti i consensi che aveva ricevuto. Ma non è solo un disastro locale. In tutta Italia ha perso il centrodestra e, di fatto, tutti i partiti arretrano. Il punto è che il centrosinistra ha perso meno, per ragioni diverse. Ma per il PdL è in atto la fine.
Chiusa una stagione.
Sì. Ormai le tre grandi componenti di quell’armata che abbiamo definito centrodestra sono esplose davvero. Non si sono mai amalgamate davvero, in realtà. Adesso, però, vanno per conto loro. Sono divise ed è un processo irreversibile. Indietro non si tornerà più.
No?
No. La strada è un’altra. Occorre far nascere novità. Coglierle dal basso. Che vengano dalla società. Anche perché abbiamo visto che Grillo non è all’altezza di questo compito. E i partiti, da soli, non si riformeranno mai.