Le speranze di uscire dall’attuale crisi globale attraverso politiche di consolidamento fiscale espansivo hanno scarso fondamento, spiega Roberto Perotti (professore del Dipartimento di Economia dell’università Bocconi ndr) nel recente working paper The “Austerity Myth”: Gain without Pain?, che rivisita i consolidamenti fiscali di Danimarca e Irlanda negli anni ‘80 e di Finlandia e Svezia negli anni ‘90.
Perotti non abbandona la tesi che il consolidamento fiscale – ovvero il ribilanciamento dei conti pubblici attraverso tagli di spesa e/o aumenti delle entrate – possa essere espansivo se implementato principalmente tagliando la spesa pubblica, ma mostra che in tutti i quattro casi il consolidamento fiscale discrezionale è stato minore di quanto stimato in precedenza e che i governi si sono affidati ad aumenti delle tasse in modo più consistente di quanto si pensasse finora. L’espansione, inoltre, è stata raggiunta grazie a canali di trasmissione non più disponibili per le nostre economie nelle circostanze attuali.
Pur seguendo diverse modalità, le monete di tutti i quattro paesi sono state svalutate nei primi mesi del consolidamento o in quelli immediatamente precedenti. Danimarca e Irlanda, di fatto, hanno svalutato le loro monete prima del consolidamento ancorandole al Sistema Monetario Europeo, mentre Finlandia e Svezia hanno liberalizzato i cambi prima di implementare il consolidamento, con il risultato di una netta svalutazione. In tre casi su quattro, tale svalutazione si è tradotta in un’espansione trainata dalle esportazioni, mentre in Danimarca le seguenti politiche dei redditi, che hanno raffreddato i salari, e il declino dell’inflazione e dei tassi nominali hanno stimolato la domanda interna. Ora, scrive Perotti, «i partecipanti alla moneta unica non possono più svalutare, se non rispetto a chi non fa parte dell’euro, e un’espansione basata sulle esportazioni non è un’opzione disponibile al mondo intero nel suo complesso».
«In tutti i quattro episodi», Perotti sostiene, «i tassi di interesse sono diminuiti velocemente, aiutati anche dalla moderazione salariale e dall’ancoraggio nominale (il tasso di cambio nelle stabilizzazioni basate sui cambi e il tetto all’inflazione imposto dall’inflation targeting nei due episodi in cui il cambio era libero)». E, di nuovo, è improbabile che i tassi d’interesse calino nel 2011».
Persino il ruolo centrale giocato dalle politiche dei redditi e dalla moderazione salariale è visto da Perotti come una caratteristica difficile da replicare oggi, e in ogni caso si tratta di provvedimenti efficaci solo per pochi anni, come suggerisce l’esperienza danese.
*scelto per voi da knowledge.unibocconi.it