Assolombarda arriva Rocca. Basta un big per riformarsi?

Oggi l'insediamento del capo di Techint. Succede ad Alberto Meomartini

Dalla presidenza del Gruppo Techint, che fattura 25 miliardi di dollari e ha i piedi in Italia e Argentina ma la testa in Lussemburgo, Gianfelice Rocca da oggi è il nuovo presidente di Assolombarda, la maggiore associazione territoriale di Confindustria (con 5 mila imprese). Classe 1948, una laurea in fisica all’università di Milano, un Pmd alla Harvard Business School di Boston e un curriculum che racconta di una presenza e di amicizie nei centri nevralgici del potere economico-finanziario, Rocca guida appunto
Techint, Compagnia Tecnica Internazionale Spa, fondata nel 1945 da Agostino Rocca, nonno di Gianfelice nonché – come racconta il libro di Paolo Madron “Luomo che sussurrava ai potenti” – talent scout del “faccendiere” economico-finanziario Luigi Bisignani. Techint, come spiega il suo sito web, «è una delle più prestigiose società d’ingegneria italiane, e il primo nucleo» di quello che oggi è il gruppo attivo nei settori della siderurgia, energia e infrastrutture composto dalle società Tenaris, attiva nella produzione di tubi per l’estrazione del petrolio, Ternium, Tenova, Techint E&C, Tecpetrol e Humanitas, il famoso istituto clinico con quartier generale a Rozzano (Milano). A custodire le partecipazioni chiave nella società del gruppo, a cominciare dal 60,45% di Tenaris, è la holding della famiglia Rocca San Faustin, presieduta dal nuovo numero uno di Assolombarda e fondata nel 1949 in Uruguay, per poi essere domiciliata dal 1959 al 1990 a Panama e nelle Antille Olandesi fino al gennaio 2011, quando, come ultima tappa, è sbarcata in Lussemburgo. Insomma, un lungo percorso, terminato comunque con la ricerca di un compromesso europeo nel Granducato, tra una serie di paesi dove la fiscalità e la burocrazia sono meno pressanti che in Italia, dove Rocca è residente.

Un itinerario che, tuttavia, non è stato privo di ostacoli per San Faustin: l’ultimo bilancio della holding, riferito al 2012, spiega che a marzo dell’anno scorso «la società ha pagato una richiesta tributaria in uno dei paesi (l’Italia, ndr) dove sono i suoi investimenti per chiudere un’indagine che avrebbe potuto avere una procedura lunga e incerta. La società – aggiunge il bilancio – aveva una posizione forte, ma ha preferito il pagamento piuttosto che le spese e le incertezze di un lungo procedimento». In altri termini, secondo l’Agenzia delle entrate, almeno sui dividendi connessi alle attività italiane, San Faustin avrebbe dovuto pagare le tasse nel nostro paese. L’«incidente fiscale» ha comportato l’esborso di 30 milioni per la chiusura del contenzioso, con impatto trascurabile sui conti del 2012 della holding lussemburghese, che si sono chiusi con utili in calo del 3,2% annuo a 2,4 miliardi, dividendi in discesa da 342 a 223 milioni e fatturato in salita da 22 a 25 miliardi.
Fino al 2011, la maggior parte dei dividendi staccati da San Faustin finiva nelle tasche del suo azionista di controllo, ossia la Rocca & Partners, finanziaria dell’omonima famiglia bergamasca domiciliata nelle Isole vergini. Nel 2011, invece, quest’ultima holding è stata spostata in Olanda e trasformata in una Fondazione.

Ma Gianfelice Rocca non è solo presidente di San Faustin, perché ricopre lo stesso ruolo ai vertici del polo della sanità che ha fondato negli anni Novanta, Humanitas, e in Tenova Spa, società attiva nel ramo delle tecnologie e dei macchinari per l’industria siderurgica, senza contare che siede nei consigli di amministrazione di Ternium e di Tenaris. Quest’ultima, quotata in Borsa a Milano, Buenos Aires (può contare su un forte presidio in Argentina), in Messico e a New York, è la società che si è sviluppata a partire dalle ex acciaierie Dalmine ed è presieduta e guidata dal fratello Paolo. E non è ancora tutto, poiché, in Italia, Rocca è consigliere di amministrazione di Allianz Spa, Brembo Spa e Buzzi Unicem Spa, mentre a livello internazionale ha un piede in alcuni dei principali salotti del potere europeo se non addirittura mondiale: è membro dell’Advisory Board di Allianz Group, del Comitato esecutivo di Aspen Institute, dell’European Advisory Board della Harvard Business School e della Commissione trilaterale.

Guardando, invece, al passato recente, da maggio del 2004 a maggio del 2012, Rocca è stato vicepresidente di Confindustria con delega all’Education, prima sotto la guida di Luca Cordero di Montezemolo e poi sotto quella di Emma Marcegaglia. Tra l’altro, l’anno scorso, lanciato dal patron di Brembo Alberto Bombassei, Rocca rifiutò di correre per la presidenza della stessa Confindustria contro Giorgio Squinzi, poi salito al potere. Ancora prima del 2004, il numero uno del gruppo Techint era stato vicepresidente di Assolombarda con delega all’Economia.
Quanto ai rapporti di Rocca negli ambienti economici e del potere, non è un mistero che il presidente in pectore degli industriali milanesi sia vicino al Gruppo Eni, con cui spesso, del resto, si sono intrecciati gli affari della Techint. Senza contare, poi, che l’attuale amministratore delegato del gruppo del Cane a sei zampe, Paolo Scaroni, che tra le altre cose è consigliere di Humanitas, ha guidato come amministratore delegato la stessa Techint dal 1985, negli anni delle privatizzazioni di Siv, Italimpianti e Dalmine. Proprio in quel periodo, e in particolare nel 1992, successe quel che l’ex ministro Vincenzo Visco bollò in seguito come un «infortunio giudiziario» per la brillante carriera di Scaroni: dovette scontare un giorno di carcere e fu costretto a patteggiare per una tangente da 400 milioni di vecchie lire che fu pagata per conto di Techint al Psi, in relazione a un appalto dell’Enel. Ma questa è un’altra storia, risalente a oltre venti anni fa e caduta ormai nel dimenticatoio. Il futuro, invece, è la presidenza di Assolombarda. Targata Rocca.
 

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