Auto a chiamata, è guerra tra l’app Uber e tassisti

Per tassisti e Ncc quella di Uber è concorrenza sleale

Hanno aspettato qualche mese. Ma ora dicono di non «poterne più», perché «così, con i nostri autisti picchiati e seguiti, non riusciamo a lavorare». C’è tensione nel quartier generale milanese di Uber, la app americana che offre autisti personali a basso prezzo (clicca qui per sapere come funziona) e che da qualche mese rosicchia clienti a tassisti e conducenti Ncc (noleggio con conducente) tra Roma e Milano. Dopo email e messaggi da parte delle associazioni di categoria, accuse di concorrenza sleale, contravvenzioni e qualche episodio di violenza, i tre giovani che hanno portato la app in Italia hanno deciso di denunciare pubblicamente quanto hanno subito e di abbandonare quello “charme” anglosassone che contraddistingue il brand nato a San Francisco nel 2010

Benedetta Arese-Lucini, general manager di Uber Milano, ha scritto sul blog dell’azienda un comunicato ufficiale: «Il nostro arrivo non è stato accolto in maniera positiva da tutti. I tassisti in particolare hanno iniziato a manifestare il loro disappunto non troppo civilmente. Gruppi di persone hanno assalito con violenza gli autisti nostri partner e le loro macchine, con l’intento di intimidirli». Non solo: «Due agenti della polizia locale hanno seguito gli autisti che lavorano con Uber, fermandoli e sequestrando il loro libretto di circolazione, privandoli così della loro unica fonte di sostentamento». Uber ha lanciato una protesta su Twitter con l’hashtag #UberMilanoLOVE, invitando anche i clienti a inviare un’email al sindaco di Milano Giuliano Pisapia con oggetto: “Ferma le ingiustizie: Sostieni il servizio di Uber a Milano”.

Tweet su “#UberMilanoLOVE”

Dal Comune meneghino, il 17 maggio scorso, dopo le numerose segnalazioni da parte dei sindacati di tassisti e Ncc, sono partiti gli accertamenti sulla società. Le contestazioni (le stesse dei sindacati dei tassisti e autisti Ncc) riguardano due leggi, una nazionale e una regionale. Uber, dicono, violerebbe sia la legge di categoria del 1992 sia la legge regionale 11/2009, che prevedono che le autovetture ncc partano dalla rimessa e che non possano sostare in giro in attesa del cliente come invece possono fare i taxi. Una seconda questione, poi, è quella che riguarda il tassametro, che secondo le associazioni di categoria concorrenti non sarebbe omologato. Secondo quanto scrive l’amministrazione di Milano, come riporta il Sole 24 Ore

«Il sistema di geolocalizzazione agisce di fatto come un “tassametro” senza che all’utente sia garantita l’omologazione dello strumento (l’applicazione per smartphone “Uber Driver”) e senza che sia rispettato l’articolo 13 della legge 21/1992: “Il corrispettivo del trasporto per il servizio di noleggio con conducente è direttamente concordato tra l’utenza e il vettore”. Continueranno anche nei prossimi giorni gli approfondimenti già intrapresi nelle scorse settimane, necessari per definire eventuali provvedimenti che tutelino la totale regolarità del servizio».

Uber risponde, codici alla mano, sostenendo che la norma regionale sullo stazionamento delle auto non è più in vigore e che non c’è alcun obbligo che la macchina finisca la corsa nell’autorimessa. «Ormai è da troppo tempo che le lobby dei tassisti scioperano e attaccano le istituzioni bloccando l’evoluzione e la modernizzazione del trasporto urbano», dicono. «In vista dell’Expo 2015, Milano deve dimostrare al mondo che è città leader in Europa per l’innovazione». 

Lo scontro tra società e sindacati va avanti da mesi, tra post su Facebook e telefonate a Palazzo Marino. E già in occasione del launch party sulla esclusiva terrazza Martini di Milano (alla presenza dell’amministratore delegato americano volato direttamente da San Francisco) due autisti Uber erano stati sanzionati dai vigili urbani. 

Intanto, dopo l’arrivo della multinazionale del trasporto di lusso a basso costo, è arrivata anche la concorrenza. Sul mercato italiano sono sbucate altre app con funzioni simili: Your Personal James ed EzDriver, che però sembrano non scaldare gli animi di tassisti e vigili.

Your Personal James è una start up nata a Roma un anno fa, ancora prima dell’arrivo di Uber in Italia, dall’idea di due giovani romani. Qui non c’è nessuna applicazione da scaricare, ma solo un sito da consultare. «Niente chiamata, cosa che per legge possono fare solo i taxi, ma una prenotazione da fare almeno 24 ore prima», spiegano dalla start up, che da Roma è sbarcata già a Milano e Firenze. Bando anche al tassametro che tanti problemi crea a Uber: «Si scelgono prima tariffa e percorso e si può pagar in anticipo». E i tassisti? «Non abbiamo avuto mai problemi, perché non ci poniamo come loro competitor: non siamo una alternativa ma una integrazione».

EzDriver, invece, è un’app molto simile all’americana Uber, non a caso nata dall’idea di un ex dipendente della multinazionale di San Francisco, Tommaso Lazzari. Sostenuta dalla fondazione del Politecnico di Milano, si rivolge «a una clientela business». E forse per questo ancora non fa paura ai sindacati. Non solo: per evitare l’ “effetto Uber” la start up starebbe prendendo accordi con le parti sociali del settore. Il primo passo sarà concordare un tempo minimo di attesa (intorno ai 20 minuti) e una tariffa minima di base (25 euro). Perché in questo mercato, si sa, la concorrenza è gradita solo a piccole dosi.

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