È stata ribattezzata “la rivolta dell’aceto”. Le persone che prendono parte ai cortei che da giovedì 13 giugno occupano le strade di Rio de Janeiro, San Paolo ma anche di Brasilia e Belo Horizonte lo portano scritto sulle magliette. Proprio l’aceto (vinagre in portoghese) viene usato per mitigare gli effetti dei gas lacrimogeni lanciati dagli agenti negli scontri.
La marcia dei manifestanti nel centro di Rio de Janeiro il 17 giugno 2013, contro l’aumento delle tariffe di trasporto pubblico e l’uso di fondi pubblici per finanziare i tornei di calcio internazionali (Afp)
Sabato 15 giugno, giorno di inizio della Federation Cup, un migliaio di persone si sono radunate di fronte al National Stadium di Brasilia. Portavano banners dalle scritte: «Salute? Scuola? No! Qui tutto è per la World Cup».
Tra le voci raccolte dall’Associated Press: «Sono arrabbiata per il fatto che tutti i soldi pubblici destinati a edilizia, ospedali e scuole sono stati usati per costruire stadi», dice Ana Leticia Ribeiro, studentessa. «Dopo la World Cup nessuno li utilizzerà».
Le proteste di fronte al National Stadium prima della partita Brasile-Giappone il 15 giugno. Secondo i dati della polizia quel giorno circa mille persone hanno protestato contro la Confederations Cup (Ap)
Il 18 giugno i manifestanti salgono sul tetto del National congress building di Brasilia e poi assaltano il Parlamento dello Stato di Rio de Janeiro.
Non solo per la Federation Cup. I brasiliani scesi in piazza hanno esposto cartelli di protesta contro il costo dei trasporti pubblici del Paese e la corruzione politica. I politici sono sotto accusa per i salari troppo alti e perché assegnano posti di lavoro fasulli ai propri parenti nelle istituzioni della capitale (Bbc). «Le proteste di oggi sono il risultato di anni e anni di mezzi di trasporto caotico e troppo caro», ha dichiarato Érica de Oliveira, 22, studentessa intervistata dal New York Times.
Gary Duffy, giornalista della Bbc Brasil racconta che la polizia è stata accusata di aver sparato proiettili di gomma contro contestatori pacifici, mentre molti poliziotti nasconevano i cartellini con il nome per nascondere la loro identità.
Tra i contestatori ci sono soprattutto studenti universitari ma anche professionisti. Una foto che circola sui social network in queste ore è diventata il simbolo dello scontro tra manifestanti e polizia
Decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti a San Paolo, la più grande città del Brasile, ma altre grandi manifestazioni si sono svolte in 11 città tra cui Rio de Janeiro, Salvador, Curitiba, Belém e Brasilia, la capitale.
Tutte le città coinvolte dalle manifestazioni di piazza dallo scorso giovedì 13 giugno (Tumblr)