Chitarra elettrica, storia dell’inventore italiano Pace

Rimasto semisconosciuto, brevettò il suo sistema due anni dopo Fender

Ercole Pace (Roma, 28 settembre 1906 – Roma, 9 giugno 1983) fu dipendente dell’azienda tranviaria romana, antifascista e incarcerato a fianco di Pajetta, fonico e tecnico del suono per registi come De Sica, De Filippo, Rossellini, Visconti e altri. Brevettò un pickup per chitarra elettrica diverso da quello di Clarence Leonidas Fender detto Leo Fender di due anni prima. Fra le sue invenzioni, anche un motoscafo a pile telecomandato per il figlio e un telecomando a filo, il primo in Italia, per la moglie. Da Wikipedia:

L’interesse per la gestione del suono lo portò nel 1950 ad ideare il primo brevetto in Italia per la chitarra elettrica che produsse in serie in un piccolo laboratorio in Trastevere. L’originale apparecchio fu acquistato dai più noti chitarristi dell’epoca.
La dizione esatta del brevetto N° 462480 concesso il 21 marzo 1951 era “dispositivo magneto-dinamico, applicabile a strumenti a plettro in genere ed a chitarre in particolare, per amplificare il suono in collegamento con la presa fono di apparecchi radio”.
Tale dispositivo differiva dall’analoga invenzione oltreoceano di Leo Fender di due anni prima (di cui Ercole Pace era ignaro), in quanto il pickup applicato prevedeva un più elaborato avvolgimento per ogni magnete, anziché un unico avvolgimento per tutti i magneti come il pickup di Fender; adottando appunto una bobina per ogni corda Ercole Pace mirava a rendere il rilevamento delle sei corde più bilanciato ed accurato. Sotto il profilo tecnico si trattava quindi di due brevetti diversi.

Parte dell’articolo pionieri # 7. chi ha inventato la chitarra elettrica? se jimi hendrix fosse passato quel giorno a trastevere di Paolo Di Pasquale, pubblicato il 4 settembre 2012 su art as a part of cult(ure)

Stavolta siamo nel 1950, nell’Italia post-bellica della ricostruzione, di Alcide De Gasperi, del romanzo La pelle di Curzio Malaparte messo all’Indice tra i libri proibiti dalla Chiesa, di Nino Farina che vince il primo campionato di Formula 1 su Alfa Romeo e dell’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno; ebbene, in un laboratorio del rione di Trastevere nella Capitale, Ercole Pace, personalità di talento detto (alla romana) Cesare, lavora già da qualche tempo ad un dispositivo universale da applicare su strumenti a corde per ottenere un suono amplificato. Nello stesso anno, infatti, è il primo in Italia a richiedere un brevetto (poi concesso con il n. 462480 il 21 marzo 1951) per un “dispositivo magneto-dinamico, applicabile a strumenti a plettro in genere ed a chitarre in particolare, per amplificare il suono in collegamento con la presa fono di apparecchi radio”.

La biografia di Cesare è sicuramente più ricca e prestigiosa del suo collega di Galliate. Nato in una famiglia numerosa, secondo tra gli otto fratelli, era probabilmente il più animato da interessi culturali, aspirazioni e da obiettive e doti intellettuali oltre che etici; infatti, durante la gioventù, fu fervente antifascista e per questa ragione fu arrestato più volte e detenuto nella cella adiacente a quella di Giancarlo Pajetta di cui era amico. In seguito, ebbe il riconoscimento ufficiale di perseguitato politico dall’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti.

La carriera di Cesare iniziò come elettricista presso l’azienda tranviaria di Roma, l’ATAG (l’attuale ATAC) ma le sue aspirazioni, come precedentemente affermato, erano ben diverse: tra l’altro, lasciò l’azienda in favore del teatro, dove ricoprì il ruolo di coordinatore delle luci del Teatro dell’Opera. Ritornando al suo brevetto, il dispositivo in oggetto differiva dall’analoga invenzione oltreoceano di Leo Fender, di due anni prima (di cui Ercole Pace era comunque all’oscuro), in quanto il pickup applicato prevedeva un più elaborato avvolgimento per ogni magnete, anziché un unico avvolgimento per tutti i magneti come il pickup di Fender, adottando quindi una bobina per ogni corda. Cesare mirava, quindi, a rendere il rilevamento delle sei corde più bilanciato ed accurato. Sotto il profilo tecnico, si trattava quindi di due paternità diverse. 

Tanto geniale era la sua invenzione che, ben presto, il suo brevetto fu imitato, con piccole differenze, e quindi commercializzato da altri imprenditori con maggiori disponibilità finanziarie; così, purtroppo, anche la chitarra elettrica di Pace, o perlomeno il dispositivo elettromagnetico “made in Italy” che avrebbe potuto elettrificare uno strumento a corde, rimase appannaggio degli americani. Questa però fu solo una delle tante parentesi della vita di questo creativo romano che parallelamente continuò la sua carriera nel Cinema, dove divenne un ottimo ed apprezzato tecnico del suono per la Scalera Film, la Titanus e la Zeus solo per citarne alcune. Lavorò con registi famosi come Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica, Roberto Rossellini, Federico Fellini, Alberto Lattuada, Luchino Visconti, Guido Brignone, Amleto Palermi e con gran parte dei registi ed attori del cinema del neorealismo italiano. Fu responsabile del doppiaggio dal 1947 al 1959 per gli otto film musicali interpretati dal celebre tenore Mario Lanza nel suo contratto con la Metro Goldwyn Mayer. Risale anche a quel periodo la collaborazione con De Sica, Rossellini, Fellini, Visconti, Brignone e Palermi. Cesare-Ercole Pace, come accade spesso per persone dotate di capacità e genio, era una persona riservata e schiva e, così come successe per il brevetto, la sua modestia ne oscurò la professionalità e l’acume: non interessato ad apparire nei titoli di testa, cedette l’onore ad altri colleghi, con la conseguenza che il suo nome non risulta quasi mai ufficialmente accreditato soprattutto in alcun film della Scalera.

Con certezza si sa che lavorò come fonico nel 1939 in Le sorprese del divorzio (regia di Guido Brignone), in La Cavalleria rusticana (regia di Amleto Palermi) nel 1941, in Tosca (regia di Jean Renoir e poi Carl Kock, assistito da Luchino Visconti) nel 1941, lo stesso anno in cui, molto probabilmente, collaborò anche a Il re si diverte (regia di Mario Bonnard), e lavorando anche in È caduta una donna (regia di Alfredo Guarini) nel 1943 e nel celebre I bambini ci guardano (regia di Vittorio De Sica). Curiosità legate al suo enorme talento provengono da invenzioni ingegnose connesse alla soluzione di esigenze quotidiane nate tra le mura domestiche: fu il primo a realizzare nel 1953 un motoscafo filoguidato a batterie per il figlio Sergio che lo manovrava nella vasca della fontana di Villa Sciarra in via Dandolo a Roma, tra la folla che si radunava incuriosita. Nel 1967 realizzò il primo telecomando a filo per il televisore in Italia, per permettere alla moglie Lucrezia di cambiare gli allora due soli canali Rai, e regolarne il volume (in questo caso, però, gli americani fecero di meglio: il primo modello conosciuto è il lazy-bone prodotto nel 1950 dalla Zenith Radio Corporation, mentre risale al 1956 il primo modello senza filo ad ultrasuoni dell’inventore austriaco naturalizzato statunitense Robert Adler).

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(foto: Ercole Pace al lavoro come fonico, il brevetto e l’allegato del suo progetto.Wikipedia)

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