La riforma universitaria del “3+2”, varata nel 1999 nell’ambito del processo di Bologna, ha istituito due livelli di preparazione accademica, consentendo agli studenti di valutare, dopo tre anni di università, se proseguire gli studi. È importante domandarsi se questi due anni aggiuntivi di istruzione siano compensati, al termine degli studi, da un “premio salariale”, in altre parole se valga la pena, da un punto di vista di guadagno, “sacrificare” due anni di lavoro (e sostenere costi aggiuntivi) per investire sulla propria formazione.
A giudicare dal primo grafico sembrerebbe di no; in media, gli studenti laureati alla specialistica nel 2011 guadagnano poco meno del 1% in più rispetto ai colleghi con titolo triennale. Addirittura, se osserviamo coorti precedenti (2007-2010), il premio salariale diventa negativo.
Valutando i dati a tre anni dalla laurea il quadro non sembra cambiare, anzi. Il wage premium rimane negativo per tutte le coorti osservate. Questo dato è particolarmente preoccupante: se la laurea magistrale è volta ad ampliare le conoscenze e ottenere una formazione più specialistica, sembrerebbe che il mercato del lavoro non sia in grado di premiare queste conoscenze aggiuntive anche quando consideriamo un arco temporale più ampio. Il quadro cambia leggermente se valutiamo il premio salariale a cinque anni dalla laurea, che ritorna ad essere positivo ma economicamente non molto rilevante (60euro, appena il 4% in più del salario medio dei laureati triennali).
Se guardiamo il wage premium all’interno di diversi gruppi disciplinari (Grafico 2) la prima cosa che salta all’occhio è la sua eterogeneità. Se per i gruppi disciplinari medico o chimico-farmaceutico il premium assume valori positivi e decisamente elevati, nel caso delle facoltà di letterarie e di psicologia i “premium” sono non solo negativi ma anche particolarmente consistenti.
Come spiegare queste differenze? Innanzitutto va notato che gli studenti che “si fermano” alla triennale (nel 2011 sono il 37%) tendono ad avere una età alla laurea e una durata degli studi maggiore rispetto ai colleghi che proseguono gli studi. Inoltre, il 40% di loro trova un impiego di natura stabile contro il 33% dei laureati con specialistica. Ancora più importante è il fatto che il 37% dei laureati triennali sono impiegati in un lavoro che avevano cominciato precedentemente al conseguimento della laurea triennale (e questo può spiegare la maggiore durata negli studi) mentre nel caso dei laureati alla magistrale questa misura si riduce al 21%.
Queste differenze si ampliano ancora di più se consideriamo gruppi disciplinari con premium negativi. Per esempio, si osserva che sostanzialmente metà dei laureati triennali in discipline letterarie (filosofia, lettere e storia) prosegue un lavoro iniziato prima della laurea. Inoltre, il 57% di questi studenti dichiara che la laurea triennale ottenuta non è per nulla efficace nello svolgimento della attività lavorativa.
Sembrerebbe dunque che molti laureati di primo livello decidano di continuare un lavoro iniziato prima del conseguimento del titolo; lavoro che in alcuni casi non ha nulla a che vedere con il tipo di laurea conseguita (1). È possibile, tuttavia, che questi studenti non trovino posizioni lavorative che consentano un avanzamento professionale rilevante, data la mancanza di una successiva laurea specialistica. Di conseguenza si dovrebbe osservare nel tempo un processo di “recupero“ da parte degli studenti in possesso di conoscenze più avanzate in virtù del titolo magistrale.
I dati presentati nell’ultimo grafico confermano, anche se solo in parte, quest’ultima ipotesi. Alcuni gruppi disciplinari mostrano infatti che a cinque anni di distanza dal conseguimento del titolo, studenti con una laurea specialistica vedano un aumento maggiore dei loro salari. Ad esempio, per studenti laureati in economia e statistica il premium ad un anno dalla laurea è pari al 4.4% ma sale di quasi 10 punti percentuali se si guarda al guadagno medio a cinque anni dalla fine dell’università (un pattern simile si osserva anche per gli studenti di ingegneria). Viceversa, per i laureati in materie letterarie o psicologiche, i premium continuano a rimanere negativi anche a distanza di anni.
(1) In alcuni casi gli studenti che ottengono solamente la triennale sono lavoratori in età già avanzata che utilizzano la laurea triennale come strumento per l’avanzamento della carriera, spesso nella PA. Tuttavia, osservando i dati, l’impatto di questo particolare gruppo sembra perlopiù circoscritto nei gruppi disciplinari di natura giuridica o politico-sociale. A livello aggregato, infatti, il 63% degli studenti con solo titolo triennale o ha iniziato a lavorare dopo la laurea o non prosegue il lavoro iniziato prima della laurea.