Da molti punti di vista, ha un non so che di sorprendente che il G8 si incontri ancora. Formato negli anni Settanta, i suoi membri riflettevano la distribuzione dei poteri di quegli anni. Gli otto paesi (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, Russia) riuniti in Irlanda del Nord rappresentano quelle che furono le economie avanzate e industrializzate di 40 anni fa – più la Russia, aggiunta al gruppo negli anni Novanta come premio di consolazione per aver perso la Guerra Fredda.
Dopo la crisi finanziaria del 2008, sembrò improvvisamente chiaro che il G8 non era più il gruppo più adeguato per dirigere l’economia mondiale. La globalizzazione ha trasformato il mondo, e un gruppo di paesi più vasto deve avere i suoi rappresentanti a quel tavolo.
Il G20 tenne il suo primo summit a Washington subito dopo il fallimento di Lehman Brothers nel 2008. Questo gruppo include le maggiori economie emergenti – come la Cina, l’India e il Brasile. Fu al G20 di Londra che vennero concordate le misure di emergenza per risollevare l’economia mondiale.
Nel meeting successivo, a Pittsburgh, i suoi leader fecero sapere che il vecchio G8 sarebbe confluito in un’organizzazione più vasta. […] Allora come spiegare la persistenza di un gruppo che venne definito anacronistico solo pochi anni fa?
Senza dubbio, l’inerzia [della transizione istituzionale] ha giocato una parte rilevante, […] ma da sola non è una spiegazione sufficiente.
Il vero motivo della sopravvivenza del G8 va ricercato altrove. La prima e più importante ragione è la riscoperta del concetto di “Occidente”: il gruppo di paesi riunito nel Regno Unito infatti non include più tutte le maggiori economie del mondo. Ma, fatta eccezione della Russia, consiste in paesi accomunati da tenori di vita alti e da un forte impegno per la promozione della democrazia liberale.
I paesi del G8 formano così un gruppo più coerente del G20 – che al suo interno include Paesi con livelli di povertà molto alti, come l’India, e autoritari, come la Cina e l’Arabia Saudita. […]
Per questo, la nuova organizzazione ha deluso le alte speranze riposte in essa fin dalla sua creazione. È diventato evidente che il più grande merito del G20 – la dimensione e l’eterogeneità dei suoi membri – è anche il suo più grande punto debole. Il gruppo si è dimostrato troppo eterogeneo per ottenere progressi sufficienti nelle questioni identificate come rilevanti – come l’evasione fiscale o il cambiamento climatico.
Al contrario, il G8 è un gruppo più piccolo e più coerente. Nel summit di questi giorni lotterà per dimostrare che è altrettanto importante e potente.
*alcuni passaggi dell’articolo “Old alliance gives west a chance for final stand” e infografica pubblicati sul Financial Times il 16 giugno 2013