Scrive stamattina il Sole 24Ore che il 78% delle coperture per bloccare l’aumento Iva arriva da nuove tasse. Purtroppo niente di nuovo sotto il sole, scusandoci per il gioco di parole. Da qualche anno in qua, che ci sia Prodi, Berlusconi, Monti o Letta a palazzo Chigi l’aggiustamento dei conti pubblici italiani avviene quasi totalmente dal lato dell’inasprimento fiscale.
Si alzano ispirati proclami a favore del taglio della spesa pubblica ma poi si arriva sempre alla stessa soluzione: tagli lineari senza distinguere tra enti virtuosi e spreconi e soprattutto tante, troppe tasse. Quanto si può andare avanti così? Sempre stamattina leggiamo che il premier inglese David Cameron taglierà la spesa pubblica di 11,5 miliardi di sterline nel 2015-2016. Detto fatto. Perché in Inghilterra c’è un ufficio ad hoc che monitora al centimetro i centri di spesa centrali e locali e ha la contabilità di tutte le amministrazioni pubbliche in tempo reale. Sa dove è allocata e come si spendono i soldi dei cittadini inglesi. Dovrebbe essere la normalità in un paese civile e moderno che ha superato da secoli la tradizione orale invece non è così.
In Italia, per paradosso, non esiste un ufficio al Tesoro che possa e sappia svolgere la stessa funzione. In questi anni ci siamo riempiti la bocca con “due diligence” pubbliche, spending review, commissioni speciali sui costi standard e federalismo fiscale, rapporti Padoa Schioppa, Giarda, Giavazzi, Bondi… I nomi illustri si sprecano. Eppure nessuno ancora oggi sa bene fino in fondo come siano allocati gli 800 miliardi di spesa pubblica complessiva e in che rivoli finiscano effettivamente. Come vengano spesi i soldi, che ritorno sull’investimento c’è, il grado di efficienza e via elencando. Zero. Ci sono studi parziali, approssimazioni.
Ma finché ogni regione avrà una propria contabilità, non saremo in grado di avere un monitoraggio efficace che ci permetta di andare a tagliare chirurgicamente i mille sprechi e le mille inefficienze della nostra spesa pubblica. Così continueremo ad inseguire un miliardo di qui e uno di là, spostandoli come gli aerei di Mussolini. Raschiando il barile e imponendo la solita accisa, per disperazione.
Ha detto l’altro giorno, scoraggiato, il ministro Saccomanni: in Italia tagliare la spesa pubblica è politicamente infattibile. Domanda: prima ancora di tagliare sprechi e inefficienze (e ce ne sono tanti), è pensabile farlo se non esiste nemmeno un database che censisca con precisione la spesa pubblica? E in tutti questi anni perché non lo si è fatto?