La Corte Suprema dice sì e promuove le nozze gay

Svolta storica per i diritti

WASHINGTON – Sono state le grida di gioia di centinaia di coppie gay riunite dall’alba davanti alla Corte Suprema ad annunciare, in una Washington accecata dall’afa estiva, l’esito di una nuova vittoria nella lunga marcia delle comunità omosessuali per il riconoscimento del diritto al matrimonio.

Spezzando un’attesa durata mesi, la più alta corte degli Stati Uniti ha di fatto ristabilito la legalità dei matrimoni gay in California ed esteso oltre un migliaio di benefici fiscali federali a tutte le coppie gay legalmente sposate, facendo vacillare un ultimo tabù che definisce il matrimonio come unione tra uomo e donna e riaccendendo le speranze dei movimenti gay di un riconoscimento dei loro diritti in tutta la nazione.

«Questo è davvero un giorno storico per tante famiglie – Love is Love is Love – e noi lo festeggiamo oggi». Sono le parole di Lena Brancatelli e Lisa Kirk, coppia californiana che sta già preparando la propria cerimonia nuziale. La decisione della Corte, commentata da live blogs e social media, segna una nuova tappa nella battaglia per i diritti omosessuali cominciata oltre 40 anni fa e sostenuta da Barack Obama, primo presidente americano ad aver annunciato pubblicamente il suo sostegno alla libertà di matrimonio. Lo stesso Obama, in un tweet, ha dichiarato la decisione sui diritti dei gay un «passo storico verso #MarriageEquality. #LoveIsLove» e ha poi celebrato la notizia sul suo sito internet “Organizing for action”.

«Come tanti americani, e da italiana cattolica, ho sempre sognato il giorno del mio matrimonio e desiderato assumermi un impegno per tutta la vita davanti a familiari e amici», ha detto Lena in collegamento via Skype dalla sua abitazione a San Diego. «Questa decisione significa molto per tante coppie ma c’è ancora tanta strada da fare» ha detto Lena, che ha una figlia di 12 anni ed è legata a Lisa da nove.

I nove giudici della Corte Suprema, con una maggioranza di 5-4, hanno dichiarato incostituzionale il Defense of Marriage Act del 1996, l’atto introdotto dall’allora presidente democratico Bill Clinton che negava i benefici fiscali federali, come la pensione di reversibilità, alle coppie sposate omosessuali.

La Corte ha inoltre stabilito che i sostenitori di Proposition 8, una misura del 2008 che vieta i matrimoni omosessuali nello stato e che è stata dichiarata incostituzionale nel 2010, non hanno la legittimità per ricorrere in appello contro una sentenza della corte locale. Questa decisione di fatto ristabilisce il diritto delle coppie gay a sposarsi in California.

«Non dimentichiamo i nostri fratelli discriminati in tutti gli altri stati e continueremo a lottare per loro», hanno dichiarato emozionati Jeff Zarrillo e Paul Katami, una delle coppie che hanno fatto ricorso contro Proposition 8, chiudendo il loro discorso con un bacio applaudito dalla folla di sostenitori. Sebbene il matrimonio omosessuale sia legale solo in una minoranza degli stati americani, situazione che ha echi in Europa, l’opinione generale degli americani sta cambiando a favore delle coppie gay.

Il numero di stati americani che riconosce i matrimoni omosessuali è raddoppiato da sei a 12 in meno di un anno, escludendo il distretto di Washington, Dc dove le unioni gay sono altrettanto riconosciute. Ogni persona gay o lesbica fa parte di una famiglia: «Siamo figlie, figli, sorelle e fratelli, e siamo genitori. Abbiamo lo stesso amore», ha aggiunto Lena, che rappresenta la quinta generazione di una famiglia di italiani emigrati dalla provincia di Campobasso oltre un secolo fa.

Di oltre 650.000 coppie omosessuali stimate negli Stati Uniti, circa la metà desidera sposarsi, secondo il Williams Institute, un think tank presso la Ucla School of Law specializzato in studi sulle pari opportunità. Il 60% degli americani dichiara oggi che l’omosessualità deve essere accettata rispetto al 49% nel 2004, secondo Pew Research.

Questa percentuale sale all’88 percento in Spagna, uno dei pochi stati nell’Unione Europea a riconoscere le unioni gay, inclusi Francia, Belgio, Danimarca, Svezia, e Olanda, il primo paese al mondo a far breccia nel 2001. In Italia, dove scritture private e unioni civili in alcuni comuni come Milano cercano di supplire alla mancanza di una legge, la percentuale di coloro che si dice a favore dei matrimoni gay scende al 74%.

Secondo alcuni ricercatori americani, i matrimoni gay possono portare benefici all’economia, a partire dalle cerimonie, che qui in America costano una media circa 25.000 dollari a matrimonio. Lo stato del Massachusetts, secondo il Williams Institute, ha incassato 111 milioni di dollari nei primi cinque anni dalla legalizzazione dei matrimoni gay, avvenuta nel 2003.

Ma il maggiore beneficio economico dalla decisione favorevole della Corte giunge per le coppie come Lena e Lisa che vivono in regime di unione civile o di “partnership domestica” e non possono dichiarare i redditi congiuntamente, pagano tasse sulla copertura sanitaria estesa al partner e non sono riconosciute dal censimento. Secondo il Williams Institute, i dipendenti che hanno un partner pagano una media di 1.070 dollari di tasse all’anno in più degli impiegati sposati con la stessa copertura sanitaria.

Gli oppositori dei matrimoni gay, come “Why Marriage Matters” e “Protect Marriage” non si danno pace, convinti che «solo un matrimonio tra un uomo e una donna è valido..». «Continueremo a difendere Prop 8 e a chiedere che venga applicata fino a quando non vi sarà una decisione vincolante a livello nazionale che renderà Prop 8 non più applicabile», ha detto in una nota Andy Pugno, responsabile di ProtectMarriage.com. In una società ancora divisa, scrive Pew, il 72% degli americani è tuttavia certo: il riconoscimento legale dei matrimoni omosessuali è un futuro inevitabile.

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