Lite in arrivo sulla privacy fra Europa e Stati Uniti

Scelto per voi da Technology Review

Articolo tratto da Technology Review, la rivista MIT per l’innovazione

La maggior parte dei Paesi europei hanno da tempo norme più stringenti rispetto alla privacy rispetto a quelle vigenti negli Stati Uniti. La conseguenza è stata che compagnie internet americane che hanno attività in Europa – fra cui Google, Microsoft, Yahoo, Facebook, Aol – si sono accordate per rispettare i principi di “safe harbor”, promettendo di rispettare un livello “europeo” di protezione della privacy. Ovviamente, sembra che abbiano fornito una grande quantità di dati relativi ad alcuni clienti stranieri alla Nsa.

Fra le altre conseguenze, è ragionevole aspettarsi che i regolatori (e clienti) mostrino in maniera molto esplicita tutta la loro insoddisfazione e le compagnie americane probabilmente si troveranno a dover affrontare delle turbolenze nel prossimo futuro.
Ho avuto una conversazione con Radu Sion, scienziato informatico della Stony Brook University e grande esperto della sicurezza informatica legata al cloud computing. «C’è da aspettarsi alcune interessanti battaglie legali in Europa» ha dichiarato «Una qualsiasi di queste aziende, se dovesse mai ammettere di aver consentito al governo americano accesso al loro servizio – in maniera non consentita nell’Unione europea – potrebbero rischiare la chiusura in Europa. In particolare Facebook, che ha molti utenti in Europa».

Quella di Sion è ovviamente solo un’ipotesi. D’altra parte si tratta di quanto sta facendo la maggior parte dei commentatori in assenza di informazioni certe rispetto a quanto sta succedendo. Ho chiesto a Sion come la NSA possa essersi garantita accesso ai dati delle compagnie internet. Sion ha supposto che sia stato possibile raggiungere l’obiettivo o tramite una comunicazione digitale diretta fra la singola compagnia e la NSA, oppure tramite un servizio terzo sul Web in grado di raccogliere le singole richieste della NSA e fornire una riposta. Quale che sia stato il modo usato, presume Sion, è difficile sostenere che si tratti di una tecnologia che “origlia”, quanto di una semplice consegna dei dati da parte delle singole compagnie.

È possibile leggere qui i principi guida del “safe harbour”. Si noti che il primo principio richiede un “avviso” che informi su come le informazioni vengono condivise: “Le società devono rendere noti alle persone gli scopi per cui raccolgono e usano le informazioni che li riguardano. Devono fornire informazioni su come le persone possano contattare le società per fare domande o presentare lamentele, la tipologia di terze parti con cui condivide le informazioni e le scelte e gli scopi che la società offre di modo da limitarne uso e diffusione”.
Non sono un avvocato, ma il trasferimento in blocco di caselle di posta elettronica al governo degli Stati Uniti è difficile da inquadrare come qualcosa di cui non informare i nostri amici orientati alla privacy in Europa – se non anche noi amanti della sicurezza americani.  

*scelto per voi da Technology Review, la rivista MIT per l’innovazione

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