Marzullo senza Marzullo: la magia della notte di RaiUno

A “Sottovoce”, il dibattito tra gli ospiti senza moderatore

«Si faccia una domanda e si dia una risposta»: in fondo era stato profetico. Aveva segnato con questo tormentone il proprio contrappasso, bersaglio preferito di comici di un tempo e blogger di oggi. Luigi Marzullo detto Gigi, medico e giornalista che dalle colonne del Mattino passa a diventare una colonna notturna di Raiuno (con la complicità dei conterranei Biagio Agnes, giornalista all’epoca direttore generale Rai, e Ciriaco De Mita) dopo un apprendistato diurno (Italia mia, Il mondo è tuo, Sotto l’albero, Domenica In). Nel 1989 diventa anchorman della neonata striscia notturna di Raiuno, alternandosi con Vincenzo Mollica (Per fare mezzanotte).

Un ospite, e un po’ di domande. Nasce Mezzanotte e dintorni, che mutando titolo e ampliato il format in Sottovoce dal 1994, ha occupato la prima notte Rai tutti i giorni. Con il XXI secolo la fortuna televisiva di Marzullo incrementa, e oltre alla striscia quotidiana di Sottovoce gli viene affidata la direzione culturale di Raiuno: idea e conduce Cinematografo (dedicato al cinema), L’appuntamento (dedicato alla letteratura), Applausi (dedicato al teatro ed all’arte), cura e conduce il Premio Strega e la serata finale della Mostra d’arte cinematografica di Venezia. Diventa vicedirettore di Raiuno nel 2004, voluto dall’allora direttore generale Flavio Cattaneo. Si sono alternati tre direttori alla rete, e lui è rimasto al suo posto.

Ma quest’anno Luigi Gubitosi, direttore generale, ha voluto una direttiva che impone ai dirigenti di rinunciare alla conduzione. Con l’improvvisa incompatibilità tra i ruoli di dirigente e conduttore (di quattro trasmissione alla settimana, in onda tutti i giorni, o meglio tutte le notti), Marzullo ha scelto di rimanere vicedirettore. Nessun commiato dal video nelle sue trasmissioni di fine maggio. E così, con l’intervista alla rampolla Versace del 31 maggio, Marzullo si è congedato a Sottovoce dal video senza una parola. I giornali si sono sprecati in interpretazioni apocalittiche della decisione, paventando la fine delle trasmissioni: nessuno si è preso la briga di verificare il nuovo corso della notte di Rai1. Ma come è scritto nel romanzo che vinse il premio Strega, Il Gattopardo, poi appaltato allo stesso Marzullo in qualità di curatore televisivo, «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».

E così le notti televisive di giugno hanno di nuovo avuto la colonna sonora di De Crescenzo («È notte alta e sono sveglio, sei sempre tu il mio chiodo fisso», che sembra una libera interpretazione dei pensieri di Gubitosi su Marzullo). Come da sigla, Ancora, Sottovoce ha continuato con interessanti interviste in esterna alla giornalista Francesca Ambrogetti, a Francesco Rosi e Tornatore. Via gli squilli del telefono (finti) degli interpretatori di sogni (veri), via il sorriso «come di consueto della bella e brava Giovanna Bizzarri», pianista di Marzullo da vent’anni. 

Sembrava una svolta, ma dopo i primi assestamenti di una trasmissione senza conduttore, con l’imperdibile intervista a Simona Izzo è tornato lo studio, è tornato lo squillo del telefono (finto) dell’ermeneuta onirica (vera), è tornata Giovanna Bizzarri col suo pianoforte. L’unico a non essere tornato in video è Marzullo, che ha deciso di rispettare la direttiva Gubitosi prendendola alla lettera. Il problema è l’epifania in video? E allora le trasmissioni continuano (tutte) senza Marzullo in video. Semplicemente, conduce e intervista, ma off screen. Diavolo di un Marzullo: d’altronde, è lui stesso ad aver precisato da anni che «quando un giorno è finito un giorno nuovo è appena cominciato». In un’unica soluzione di continuità, senza discontinuità.

La versione sincopata di Sottovoce prevede dunque il consueto ospite rispondere a domande (dello stesso Marzullo) che non sentiamo. Marzullo ha risposto alla direttiva interna con l’italica direttiva proverbiale del “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Non può più apparire in video? Non apparirà, ma la sua assenza sarà più presente della sua presenza, e nulla cambierà. L’effetto è ancora più straniante nelle altre trasmissioni sul cinema, il teatro, l’arte e la letteratura, che prevede il solito dibattito tra ospiti e critici senza un moderatore, o meglio moderati da una sorta di intervistator absconditus. È come se a Porta a porta gli ospiti parlassero da soli, ma Bruno Vespa rimanesse dietro le quinte a dirigere il tutto.

La morale di questa prima settimana senza (o piuttosto con la finta assenza di) Marzullo è dunque che lo stesso è insostituibile: se deve limitarsi al ruolo di autore, nessuna trasmissione cambierà, nessun conduttore lo sostituirà. L’unico sostituto possibile è il montaggio, con cui vengono tagliate le domande. Per rendere ancora più inquietante la notte di Raiuno, e insonni, i suoi telespettatori. Forse una metafora dell’Italia, in cui nulla cambia, e chi dirige resta all’ombra.

«Si faccia una domanda e si dia una risposta»: da solo, dunque. O forse no.

(Postilla: Ripensandoci, l’ingegnosa trovata di Marzullo per superare l’impasse costituisce a sua volta una sorta di format esportabile a tante altre trasmissioni. A proposito, permanendo la direttiva Gubitosi, perché non affidare una direzione di qualcosa anche a Bruno Vespa?) 

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