Lunedì 3 giugno la sentenza di secondo grado per il processo Eternit a Torino con la lettura in aula del lungo elenco delle parti civili a cui è stato riconosciuto un indennizzo. Ma non tutto sarà così lineare, nel riconoscimento di quanto stabilito dalla Corte d’Appello del capoluogo piemontese che ha aumentato la pena rispetto al giudizio di primo grado. La scomparsa del barone belga De Cartier, coimputato insieme allo svizzero Stephan Schmidheiny, e la necessita di una conferma dell’esecutività delle sentenze italiane da parte dell’autorità giudiziaria elvetica, complica notevolmente le carte in tavola riguardanti i risarcimenti delle vittime dell’amianto prodotto dalla ditta Eternit.
La posizione di De Cartier, morto nel maggio 2013, è stata stralciata dagli atti del processo facendo estinguere i reati e ogni pretesa di risarcimento delle parti a lui collegate nell’ambito del procedimento penale. O meglio, per avere una strada aperta le famiglie escluse dal risarcimento dovrebbero citare in sede civile la finanziaria Etex a lui riconducibile, ricominciando, di fatto daccapo l’iter processuale.
Il giorno dopo la condanna dell’altro imputato, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, per disastro doloso, si affaccia però anche l’ulteriore difficoltà sui risarcimenti che quest’ultimo dovrebbe erogare alle parti lese: servirà infatti la conferma della sentenza del tribunale di Torino da parte dell’autorità giudiziaria elvetica. In mancanza di questa non sarà possibile effettuare nemmeno i sequestri preventivi al patrimonio del magnate svizzero. Schmidheiny che, tra l’altro, mai si è presentato al processo, e che non metterà certo piede in Italia per farsi arrestare.
Bruno Pesce (coordinatore dell’AFeVA, Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto) è stata una sentenza storica. Il nodo risarcimenti lascia l’amaro in bocca?
Amaro in bocca no perché questa sentenza è importante soprattutto per chi non c’è più, e i risarcimenti alle vittime non li possiamo dare. Il “dolo pianificato”, che è la cosa più orrenda della vicenda è stato riconosciuto, e per chi non c’è più questo è importante. È però chiaro che questa sentenza vorremmo venisse applicata anche a chi è rimasto e ha dovuto subire la perdita dei famigliari, da Casale Monferrato a Bagnoli. Era una situazione che avevamo comunque preventivato già due mesi fa iniziando a interpellare le istituzioni. Ora occorre pensare anche ai vivi.
A proposito di istituzioni, ora c’è bisogno di una pressione per sbloccare il riconoscimento della sentenza davanti al tribunale svizzero. Cosa serve da parte delle istituzioni e della politica?
In questo frangente lo Stato dovrebbe essere “buon padre di famiglia” e farsi carico della situazione. Vorremmo poter dire che una volta tanto le istituzioni scendano in campo con interventi pratici per tutelare le vittime di una drammaticità senza pari nel mondo, almeno a livello processuale. Vorremmo esortare quindi lo Stato a coordinare tutte le iniziative possibili per garantire i risarcimenti del caso. Noi, come familiari delle vittime, continueremo comunque a portare avanti la partita su tutti i tavoli: ora aspettiamo le motivazioni della sentenza che studieremo con gli avvocati, ma da soli non possiamo farcela, le istituzioni devono intervenire in nome e per conto delle vittime, sollecitando anche le autorità elvetiche.
Altrettanto importante sarà dirottare i risarcimenti che riceverà il Comune sulle bonifiche.
Vigilare su questo è sempre importante, e per quanto riguarda Casale c’è già un piano di bonifica che va avanti da molti anni. Dal 1998 Casale Monferrato è ritenuto Sito di Interesse Nazionale e non mancano gli aiuti finanziari, anche generosi, ma che scontano anche tutti i ritardi tipici della burocrazia italiana.
Nonostante l’Eternit, e il Paese europeo con il più alto numero di casi di mesotelioma, l’Italia è ancora il luogo dove si investe meno nella ricerca su questa malattia.
Purtroppo è così. Dal canto nostro però, dopo la conferenza a Venezia con l’ex ministro Balduzzi nel novembre scorso, si sono gettate le basi per la costituzione di un centro di eccellenza europeo per la ricerca sul mesotelioma. Avendo purtroppo i pazienti i centri di Casale Monferrato e Alessandria siamo in condizione di dare un contributo a chi deve fare e coordinare la ricerca. L’importante è che queste fondamenta non rimangano tali, ma si sviluppino negli anni a venire.