Quanti musulmani italiani combattono in Siria?

Almeno 300 occidentali contro Assad

Giuliano Ibrahim Delnevo, il 23enne genovese morto in Siria combattendo nelle file dei ribelli anti Assad, si era convertito all’Islam sei anni fa, nel 2008. A raccontarlo fu lui stesso in un’intervista del 2011 a Ivg news, giornale locale di Genova, durante la celebrazione del “Aid el-Fitr”, il momento che sancisce la fine del digiuno prescritto dal calendario musulmano.

Delnevo era indagato per arruolamento con finalità di terrorismo. Il suo nome risulta iscritto sul registro degli indagati della procura di Genova già dal novembre del 2009. L’indagine a suo carico, coordinata dal pm Silvio Franz e dall’aggiunto Nicola Piacente, riguarderebbe anche altri tre soggetti, italiani e nordafricani. Il procuratore genovese Michele Di Lecce esclude che vi siano collegamenti con altre procure nell’inchiesta. «Non abbiamo indicazioni su cosiddette centrali di arruolamento a Genova o altrove» ha spiega Di Lecce, secondo il quale «l’indagine su Delnevo riguarda solo lui, la sua attività e le persone arruolate insieme a lui, quattro persone in tutto». Delnevo era «attenzionato» da tempo ed i suoi spostamenti all’estero erano seguiti con attenzione dagli inquirenti: «Sapevamo che era in Siria» conclude Di Lecce sottolineando la delicatezza dell’indagine.

Sarebbero diverse centinaia gli occidentali che hanno combattuto al fianco dei ribelli, attualmente nelle mani delle forze di sicurezza siriane. Svela all’Adnkronos una fonte del governo di Damasco. La vicenda Delnevo «non è un caso isolato», spiega la fonte. “Ci sono circa 300 occidentali in mano siriana», prosegue, «gli italiani sono sei o sette, secondo le mie informazioni». Si tratta, spiega, di «cittadini italiani convertiti all’Islam».

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«Ashhadu an la Ilaha illa Allah, Ashhadu anna Muhammad rasulu Allah»: «non vi è altro Dio all’infuori di Allah, e Maometto è il suo profeta», con questa formula pronunciata davanti a testimoni islamici avviene l’atto finale di conversione all’Islam, o meglio, come amano dire gli islamici stessi, «si ritorna» all’Islam. L’Islam è diventato nel tempo una questione numerica oltre che culturale: sono circa 1 milione e 200 mila gli islamici in Italia (seconda religione del Paese), di cui, secondo i dati di alcuni report, almeno 50mila convertiti che salirebbero addirittura a 70mila secondo l’Ucoi (Unione delle Comunità Islamiche in Italia). In una intervista dello scorso anno Elzir Izzedine, presidente dell’Ucoi, rivelava come nel Belpaese si viaggi a un ritmo di circa 4mila conversione l’anno, contro le 5mila della Gran Bretagna e 4.500 della Germania.

Anche il numero dei luoghi di culto in Italia è in aumento, e se ne contano, secondo il censimento del Comitato Esecutivo per i Servizi di informazione e sicurezza del Ministero dell’Interno, circa 750, anche se Enzo Pace docente di Sociologia delle religioni e curatore del volume “le religioni nell’Italia che cambia” (Carocci), ne conta 650, classificandoli come “centri informali di preghiera”. Centri di preghiera che hanno sempre diviso anche l’opinione pubblica riguardo i problemi di sicurezza, e che nel 2007 sono stati oggetto di un approfondimento dello stesso Ministero dell’Interno, che stese in un rapporto di 223 pagine una vera e propria ‘mappa del rischio’ per Regione.

Anche se lo stesso Pace, minimizza in una delle interviste rilasciate per evitare di criminalizzare un movimento religioso: «Ad ogni modo, casi concreti di centri di preghiera utilizzati da persone con finalità di tipo terroristico, in Italia si contano sulle dita di una mano e sono sempre ascrivibili a iniziative individuali». Gli esponenti della comunità islamica in Italia commentano così la morte di Delnevo.  « Come dichiarato dalle nostre agenzie di intelligence, si tratta di casi isolati riguardanti iniziative individuali, tuttavia crediamo sia importante non abbassare la guardia di fronte a chi sfrutta la libertà del web per la diffusione di messaggi di odio e incitamento al terrorismo». ricord il deputato PD Khalid Chaouki, membro della Commissione Esteri.

«Così scrive Abdullah Azzam: siamo terroristi e il terrore è un obbligo nel credo di Allah». È una delle frasi scritta da Ibrahim nel settembre dello scorso anno. Questa è solo una delle espressioni ’forti’ di Delnevo, che spesso postava su Fb e su youtube letture coraniche in arabo e invettive come quella, tra le tante, in cui minacciava i ’nemici dell’Islam’ che avevano dileggiato il Profeta. 

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