Gli hanno pubblicato in ritardo una replica all’ultimo articolo di Filippo Ceccarelli su Repubblica. E Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, non l’ha presa bene. Per questo motivo sul sito internet ha pubblicato la replica integrale, perché la sua è stata mutilata. O meglio censurata…
Gentile Direttore,
l’articolo di ieri di Filippo Ceccarelli, intitolato “Gli eterni duellanti del PD”, interpreta le vicende politiche del centrosinistra degli ultimi quindici anni esclusivamente come una contrapposizione tra leader politici che passano il loro tempo a “farsi le scarpe” l’un l’altro.
In particolare, sintetizzato anche nel sommario, si afferma che “tutto cominciò con la defenestrazione di Prodi da parte del leader Maximo nel 1998”. Questa ricostruzione, che è diventata quasi un luogo comune, è giusto continuare a smentirla, dato che è basata su retroscena privi di qualsiasi fondamento.
Del resto, D’Alema ha spiegato per l’ennesima volta nel suo libro-intervista a cura di Peppino Caldarola tutti i passaggi che lo videro protagonista prima del tentativo di salvare il governo Prodi e poi di favorire, ma senza successo, la nascita del governo Ciampi. Passaggi che si ritrovano puntualmente nel recentissimo libro di Umberto Gentiloni sui diari dell’ex presidente della Repubblica.
Bisognerebbe smettere di raccontare bugie certificate come tali, anche da approfondite indagini storiche, e raffigurare in modo distorto il gruppo dirigente del centrosinistra per colpirne l’immagine e seminare veleni.
Daniela Reggiani
portavoce D’Alema