Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni rilascia una chilometrica intervista al Corriere della Sera. Annuncia il suo «piano per tagliare le spese» e, giustamente, da medico non pietoso, avverte: «Analizzeremo i tipi di spesa su cui intervenire più rapidamente, ma sia chiaro che tagli indolori non esistono». Spiega che «il modo più dannoso per tagliare la spesa in fase recessiva è ridurre gli investimenti, cosa che è stata fatta per molti anni. Noi vogliamo ridurre le spese correnti ma non è un lavoro che consenta nel giro di poche settimane di reperire miliardi di euro come se avessimo la bacchetta magica». E ammette: «È il paradosso della spesa pubblica: sembra che non ci sia niente da tagliare su un totale di 800 miliardi del 2013, 725 al netto degli interessi. Tolti i redditi da lavoro, le prestazioni sociali, le altre spese correnti, quelle in conto capitale, gli interessi e il rimborso dei debiti, il totale su cui si può lavorare ammonta a 207 miliardi. Una cifra che è già calata dello 0,5% rispetto al 2012 e ben dell’8,5% rispetto al 2009». Ma, purtroppo, quando si passa a parlare del come fare, la risposta sbatte sul solito muro, la cabina di regia. «Faremo una cabina di regia coinvolgendo tutte le forze politiche della coalizione e le commissioni parlamentari. Stiamo predisponendo uno scenario di opzioni e ne discuteremo in maniera aperta: il governo vuole trovare larghe intese».
29 Giugno 2013