Si tornerà a tagliare gli stipendi dei parlamentari? Spero di no. Ieri però, in un incontro tra i presidenti di Camera e Senato Pietro Grasso e Laura Boldrini sono tornati a ventilare la riduzione delle indennità di deputati e senatori. So che molti applaudiranno, so che qualcuno dirà sì anche se non non è convinto, so che questa è una misura apparentemente molto popolare, di questi tempi, persino adesso che anche molti parlamentari del Movimento Cinque Stelle hanno toccato con mano che, tolte le spese, con quei soldi non si fa la vita dei nababbi.
Dopo aver passato venti anni della mia vita a scrivere impietosamente sugli sprechi del palazzo, dopo essere andato a caccia di sprechi per anni, non avendo – ovviamente – nessuna simpatia per i super stipendi, mi sento in dovere di provare a spiegare perché adesso le campagne demagogiche rischiano di fare danni gravi.
Vi sembra possibile che un sindaco guadagni poco più di un medico di base? Vi pare giusto che un parlamentare guadagni (non so per quanto, ma ora è così) meno di un caporedattore che impagina un articolo che lo riguardano? Perché un direttore generale di un ministero deve guadagnare più del ministro per cui lavora? Come è possibile che l’amministratore o il consigliere di amministrazione di una municipalizzata prendano il doppio o il triplo dell’assessore che li designa? Un direttore di giornale guadagna più di un premier.
Faccio questo esempi perché rischiano di cadere nel solito paradosso: se i ruoli di responsabilità si degradano (anche di valore economico) chi mai abbandonerebbe una professione bene retribuita per andare a prendere uno stipendio da impiegato? Se uno ci rimette sempre e comunque, perché dovrebbe servire lo stato o la sua città? Dove si trova e come si paga un buon urbanista o un buon architetto? E soprattutto: che succede se un sindaco che vara piani regolatori che muovono interessi economici miliardari, guadagna meno di un commesso o di un funzionario della Camera al primo scatto di anzianità?
Per governare le metropoli, e i Paesi, servono le competenze, e le competenze si pagano: e io non capisco perché un presidente di commissione che controlla – per esempio – la Rai, dovrebbe guadagnare meno di un capostruttura della Rai. Il vento della moralizzazione ha ripulito il Palazzo da tanti sprechi, ma non ha fatto altrettanto con la società: se i politici resteranno i più poveri, diventeranno necessariamente i più mediocri. Oppure solo i più ricchi. Circondati da una folla di mediocri, eletti dal Porcellum, che accetteranno le indennità dimezzate con lo stesso spirito con cui si prendono una paghetta o un obolo. Per combattere gli stipendi onorevoli non si può accettare dei tagli disonorevoli.