Insegnante, scrittore, ecologista radicale, modello per generazioni di contestatori della società industriale con il suo capolavoro “Walden, ovvero vita nei boschi”, Henry David Thoreau è stato anche un precursore della resistenza fiscale contemporanee con il suo pamphlet “Disobbedienza civile”. Siamo a Concord, Massachusetts. Il 25 luglio 1846, a tre mesi esatti dall’inizio della guerra contro il Messico, l’agente del fisco Sam Staples riceve la visita di un evasore, Thoreau. Lo scrittore deve allo stato sei anni di arretrati di tasse sul diritto di voto. Non è la prima volta che finisce nel mirino del fisco:
«Qualche anno fa, lo Stato mi venne a trovare in rappresentanza e a favore della Chiesa, e mi comandò di pagare una certa somma per il mantenimento di un religioso alle cui prediche era andato mio padre, ma non io. “Paga”, disse lo Stato “o ti metterò in prigione”. Mi rifiutai di pagare. Sfortunatamente, qualcun altro trovò opportuno pagare per me. Non capivo perché un’insegnante dovesse essere tassato per mantenere un prete e non dovesse essere il contrario; io non ero un maestro statale ma mi manteneva per sottoscrizione volontaria dei miei alunni. Non capivo perché un’associazione culturale, come la Chiesa, non dovesse presentare una richiesta di imposte, esigendo che lo Stato ne sostenesse la domanda. Tuttavia, su richiesta dei maggiorenti, accondiscesi a fare per iscritto una dichiarazione di questo genere: “sia reso noto a tutti, con questo scritto, che io, Henry Thoreau, non desidero essere considerato membro di alcuna società eretta in ente morale o giuridico, cui io non mi sia associato”. Consegnati la nota all’impiegato municipale, che ancora la conserva».
La città natale di Thoreau, Concord, nel 1920, vista dal fotografo del “National Geographic”, Herbert W. Gleason
Ma stavolta è diverso. La guerra contro il Messico e il permanere della schiavitù in America fa sembrare a Thoreau inaccettabile il pagamento di nove scellini, pochi centesimi di dollaro. Un pagamento che per un idealista come l’insegnante di Concord sa di complicità e ignavia:
«Non mi sono mai rifiutato di pagare l’imposta per la manutenzione delle strade statali poiché desidero essere un buon vicino tanto quanto desidero essere un cattivo suddito; e per ciò che riguarda sostenere le scuole, sto facendo la mia parte a educare i miei concittadini. Non è perché io obbietti a qualche particolare voce nella cartella delle “imposte” che mi rifiuto di pagare; è semplicemente perché desidero rifiutare obbedienza allo Stato, e a ritirarmi e starne discosto effettivamente. Non seguo il corso del mio dollaro, anche se potessi, per accertarmi che non sia stato usato per acquistare un uomo o un moschetto – il dollaro è innocente; mi importa piuttosto seguire le tracce e gli effetti della mia obbedienza. Infatti, pacificamente e a modo mio, dichiaro guerra allo Stato sebbene di esso farò l’uso e trarrò il vantaggio che voglio – come si fa in questi casi».
Thoreau dunque finisce in prigione e ci resta solo per un giorno, dato che una zia, contro il suo volere, gli paga la cauzione. In questo giorno inizia a scrivere un discorso, “Diritti e doveri dell’individuo nei confronti del governo civile”, da cui nascerà poi “Disobbedienza civile”. Thoreau esprimerà la sua filosofia in una singola frase, contenuta nello scritto: «Il miglior governo é quello che governa meno». Chissà se nella sua capanna sul lago Walden, dove si era ritirato per protesta contro la nascente società industriale, che questa frase sarebbe stata ripresa da un presidente. Quel presidente si chiamava Ronald Reagan.