Alla fine il pasticciaccio kazako è stato (anche) la scintilla che ha fatto saltare la maschera protettiva dell’ipocrisia, che fino a ieri aveva salvaguardato la relazione tra Matteo Renzi ed Enrico Letta. Ci informa Fabio Martini su La Stampa, (e da Londra, dove il premier è in viaggio) di un burrascoso scambio di telefonate e sms tra i due, e di un botta e risposta brutale: «Matteo, tu vuoi farmi cadere!», dice Letta. «Ora sarà colpa mia» risponde il sindaco di Firenze «se hanno espulso una bambina di sei anni figlia di un dissidente?». A completare il quadro ci sono le parole del segretario Guglielmo Epifani a La Repubblica: «Letta può essere un candidato premier».
Il che spiega che nel Partito democratico sta per accadere proprio quello che Renzi dovrebbe temere di più: e cioè che tutte e tre le principali componenti che lo combattono (dalemiani, bersaniani e franceschiniani), e che fino ad oggi esprimevano candidati separati, si possano coalizzare su di un unico nome per sfidarlo. Il che potrebbe accadere al congresso, e culminare in un duello celebrato con le primarie, ma forse – in caso di voto anticipato – anche prima.
La possibile sfida tra Letta e Renzi, dunque, coalizzerebbe contro il sindaco di Firenze una serie di cariche che hanno da sempre un ruolo cruciale nei congressi del Pd: il segretario uscente (Epifani), l’ex segretario (ma leader – fino ad oggi – della componente maggioritaria, Bersani) e il presidente del consiglio uscente (Letta stesso): una morsa molto stretta, che diventerebbe asfissiante se si dovesse aggiungere anche D’Alema.
Anche perché, i nemici di Renzi hanno tre possibilità:
1) marciare separati contro il sindaco;
2) convergere nella sua maggioranza;
3) impegnarsi nel tutti contro uno unendosi dietro a Letta.
La terza è quella che offre loro più possibilità di vittoria. Ma sarebbe di gran lunga l’ipotesi più cruenta.
Twitter: @LucaTelese