Alla crisi il teatro risponde con il teatro. Succede a Bologna, all’Arena del Sole. E questa volta in scena vanno i lavoratori dello Stabile di via Indipendenza 44, tutti in cassa integrazione dallo scorso marzo. Lo fanno in un modo del tutto singolare: invece che scioperare, hanno deciso di offrire alla città un cartellone estivo del tutto gratuito, senza rinunciare alla qualità. Dal 10 luglio fino a giovedì 18 luglio, apriranno le porte dell’Arena a tutti. Si potrà assistere a visite guidate del teatro, conosciuto un tempo a Bologna come quello degli ‘umili’, perché era la gente comune a frequentarlo nella seconda metà del XIX secolo, quando invece l’élite andava al Comunale.
Attori, sarti, tecnici del suono, elettricisti e costumisti hanno messo a disposizione tutta la loro professionalità. Neanche a dirlo, l’iniziativa autogestita si chiama “Aperti Comunque”. In tutto i lavoratori in cassa integrazione sono cinquantadue: 28 quelli stabili, 24 quelli stagionali. Nel conto non rientrano quelli a tempo determinato come le maschere, per esempio, per i quali non c’è stata neanche cassa integrazione.
Con il loro “Sorry! We’re open”, i dipendenti terranno il teatro aperto anche a luglio, mese in cui non ci sarebbero stati spettacoli per via delle problematiche economiche in cui riversa lo Stabile di Bologna.
L’elemento caratterizzante di questa rassegna estiva è senza dubbio la formula, del tutto nuova: visite guidate, dj set e spettacoli a cui parteciperanno artisti che in passato hanno lavorato proprio con questo teatro, come Ivano Marescotti, Alessandro Bergonzoni e Moni Ovadia. «Una città come Bologna ha uno dei suoi cuori pulsanti nell’Arena del Sole – spiega Moni Ovadia – . Questa città senza questo teatro precipiterebbe in una delle patologie più comuni di questi tempi: la depressione. L’Italia è un depresso e non si solleva se non esce dalla depressione. È una follia non tener conto del benessere sociale e della ricchezza economica prodotti dalla cultura. Occorre pensare sempre che la vita chiama il teatro, e il teatro chiama la vita».
C’è poi la consapevolezza e l’indignazione di quanti oltre alla passione, in questo mestiere, ogni giorno investono la propria professionalità. «Sono indignato e rattristato in generale per come vanno le cose nel settore culturale», dice Ivano Marescotti. «Partendo dalla situazione dell’Arena del Sole e dei propri lavoratori, credo che non sia possibile che puntualmente ogni anno a Bologna ci sia un teatro in crisi. C’è una disattenzione a livello nazionale che si ripercuote a livello personale. Si continuano a indicare esempi fulgidi per cui con la cultura non si mangia, e il messaggio che passa si insinua, soprattutto in tempi di crisi, in un abbonato. La diminuzione degli abbonati mi fa tremare le gambe. E invece ci sono lavoratori, che con la cultura ci mangiano, che ora sono in cassa integrazione».
Si parte mercoledì 10 luglio con l’incontro “Bergonzoni per l’Arena”. L’attore bolognese racconta la condizione artistica che non è nei teatri, nei musei, negli ambiti culturali, ma nell’essere. E l’essere per lui è soprattutto teatro stabile, lavoratore stabile e cittadino stabile. Per questo fornirà “il biglietto del tra”, ovvero un biglietto figurativo per andare attraverso le cose e le deleghe.
L’intervista video ad Alessandro Bergonzoni (La Stefani – Quotidiano della scuola di giornalismo di Bologna)